Cronachesorprese

7 Settembre 2017

Lo schiaffo di Anagni

Filed under: storia del cristianesimo — alessandro @

“Eccovi il capo, eccovi il collo: per la fede del SIgnor mio Gesù Cristo io voglio morire”

Lo “schiaffo” materialmente non ci fu, con tutta probabilità. Ma l’oltraggio sì. L’episodio del 7 settembre 1303 segna la fine di Bonifacio VIII, nonostante il parziale rimedio del ripensamento del popolo di Anagni che, dopo aver fatto finta di niente di fronte a un’azione clamorosa ai danni del pontefice, decise di liberarlo dopo qualche giorno. Questo ripensamento non poteva certo compensare, per un papa orgoglioso come Bonifacio, lo sfregio di essere stato sequestrato e messo sotto scacco nel cuore del suo “fortino”, la sua città natale al centro di un piano di acquisizioni orchestrato da lui e messo in atto dalla sua famiglia. Bonifacio stava costruendo un vero e proprio feudo dei Caetani, un’isola in cui il papa, oltre a essere il Papa, era anche il Dominus. Almeno lì, in quella sua proprietà, poteva decidere a chi affidare il potere temporale e a quali condizioni, poteva dare a chi voleva una delle due “spade” di cui si sentiva titolare, ciò che teorizzava anche su scala universale senza grande speranza di essere ascoltato. La contraddizione principale della sua attività politica sta nel non aver saputo mettere insieme l’indiscussa abilità e competenza giuridica con una adeguata capacità diplomatica.

Bonifacio morì il mese dopo, e quindi non ebbe tempo di organizzare una reazione e una risposta all’altezza della sua fama. Ma se l’idea espressa nella Unam Sanctam e in molti altri documenti della sua incessante e instancabile attività di governo si infrange sullo scoglio della coalizione tra i suoi più temibili nemici interni (i Colonna) ed esterni (Filippo il Bello e la nascente egemonia francese che condizionerà per più di un secolo il potere papale), la scena di Anagni in prospettiva è più un arrocco che uno scacco matto. Bonifacio getta l’universalismo della chiesa oltre una barriera di tempo, di mentalità e di condizioni avverse che non era in grado di misurare ma che probabilmente aveva previsto. Era l’universalismo del papato il vero valore in pericolo nei tempi nuovi, non semplicemente il suo potere di interdizione sui sovrani, che a conti fatti non è mai stato pacifico, è stato messo sempre in discussione per tutto il medioevo. Alla frammentazione del potere imperiale nelle potenze nazionali che stava cominciando in quel tempo *doveva*, almeno nei disegni dei francesi, corrispondere una simmetrica frammentazione del potere spirituale. Ma questo non avvenne, se non parzialmente e più di due secoli dopo quella “folle” ostinazione di Bonifacio che forse fu qualcosa di più complesso di un delirio di onnipotenza sostenuto dalla (innegabile) brama di ricchezza e di potere.

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