Non esiste il paragone tra i pazzi che hanno fatto l’incursione nella clinica americana di Planned parenthood e i pazzi degli attentati di Parigi. Non esiste innanzitutto un background sociale e politico paragonabile. Da una parte c’è una polveriera pronta a esplodere, dall’altra i botti di capodanno di qualche fissato che di quando in quando fanno vittime.
L’unica analogia tra loro è la pazzia. Non un “fondamentalismo” la cui definizione è sempre più ambigua. A essere precisi le parole “fondamentalista” e “integralista” non mi sono mai piaciute (anche se le ho usate a volte per comodità: cercherò di evitarle d’ora in poi perché il gioco si fa duro). Cosa vorrebbe dire, che i terroristi che prendono un discorso parareligioso a pretesto sarebbero più vicini ai “fondamentali” di una fede? Non lo pensavo neanche del terrorismo politico, che questa presunta coerenza con l’ideale politico la teorizzava, argomentava e rivendicava a ogni passo, si può immaginare cosa penso di questo. Forse fa comodo pensarlo a chi vorrebbe bandire ogni fede dalla società: in realtà questi criminali sono i più lontani dai “fondamentali”. O meglio, sono proprio estranei: se fossero solo lontani sarebbero comunque in relazione. Ma non è così.
Quelle che nel linguaggio comune chiamiamo “estreme conseguenze” in genere non sono conseguenze logiche. A meno che non si voglia sostenere che un delirio è la conseguenza normale di un desiderio. “L’errore è una verità diventata pazza”, diceva Chesterton. Ma la pazzia è il venir meno di qualche fondamentale, non un suo rafforzamento. È perdere una relazione, non darle maggior valore.