Da piccolo avevo un po’ paura del buio. Poi mi è passata, e negli anni dell’adolescenza ho scoperto la magia del chiudere gli occhi e pensare, ascoltare musica, ballare, baciare. Ho completamente perso quel senso di smarrimento che mi dava il buio le volte che mi capitava di svegliarmi di notte e non vedere nulla.
Eppure penso che in qualche modo la magia e la suggestione senza paura di pochi anni dopo sia figlia di quello smarrimento. Perché, per quanto ne avessi paura, quello era il contatto con l’ignoto e il mistero.
Racconto queste cose stasera perché finalmente sono riuscito ad andare in Darsena per Dialogo nel buio, il percorso al buio guidato dai ciechi e ipovedenti dell’Istituto Chissone. Appena entrati e piombati in quell’abisso di oscurità la guida ha fatto passare qualche minuto e poi ha detto: se qualcuno ha sensazione negative e sente ansia sappia che all’inizio è normale, ma se dovesse continuare può avvertirmi e verrà condotto fuori in un attimo.
Io avrei voluto dire che non solo non sentivo ansia, ma sentivo un senso di pace e di immediata solidarietà con le poche persone che cominciavano a condividere quell’esperienza con me. A comninciare da Giulia che stava con me naturalmente, ma non solo. E subito ho avuto voglia di proiettarmi in avanti, con le mani all’altezza dell’addome come consigliato per prevenire lo scontro con ostacoli improvvisi. Subito sono stato invaso dalla curiosità di toccare, sentire, annusare la vita quotidiana da un altro… punto di vista. Perché siamo sempre alla ricerca di qualcosa che ci faccia prendere coscienza della straordinarietà del quotidiano, di quanto le cose più scontate non sono pezzi muti e inerti, ma parlano, accompagnano, segnano il cammino e l’orizzonte. Per questo soprattutto mi sento di consigliare questo breve percorso: sono 7 euro e 45 minuti (che volano… si perde il senso del tempo) davvero ben spesi.
Da piccolo avevo paura perché il buio e la notte mi isolavano da ogni forma di relazionalità, e pensavo che alla luce c’erano gli amici e le cose buone, al buio i nemici. Però insomma, era chiaro che “qualcosa, qualcuno” nel buio (e quindi oltre) dovesse esserci. Ma il buio era un monologo e non osavo pensare che potesse diventare qualcosa d’altro. Oggi è un dialogo, e l’ignoto è compagno e amico.