Cronachesorprese

13 Aprile 2014

Un’amaca troppo comoda

Filed under: Il postulante de-genere — alessandro @

Michele Serra nell’amaca dell’11 aprile si rilassa un po’ troppo. Sospeso sul suo lettuccio tra un albero e un altro si lascia sorprendere piacevolmente dalle endorfine, buon per lui, ma farebbe meglio a dormire. O se proprio vuole scrivere dovrebbe farlo su argomenti meno impegnativi.

La scienziata cattolica Morresi rimpiange “la pienezza del rapporto tra madre e figlio”. Ci si guarda attorno, nel mondo, tra i viventi. Niente o quasi, nel campo della trasmissione della vita, rimanda a quella “pienezza” invocata, e a quel “diritto” certo. Perfino nella sedicente “famiglia naturale” è tutto un faticoso e approssimato inseguimento all’amore, al reciproco riconoscersi.

Quella pienezza, caro Michele, non dipende dal successo dell’azione educativa e del rapporto tra genitori e figli o tra marito e moglie. Fare questo tipo di bilanci (le famiglie vanno bene, vanno male… e vai con gli esempi e i casi pietosi) quando si parla di questioni di diritto è sempre fuorviante. Io voglio difendere per quanto è possibile il diritto del figlio a sapere chi sono i suoi genitori. “Ah ma poi tanto quella certezza molte volte è ballerina” E allora? Intanto difendiamo quel diritto come possiamo. Che le cose vadano bene o male è un altro problema: è improprio farli collassare l’uno sull’altro. La fallacia è chiara. Ma è detta tanto bene, è suadente. Eh lo so. Ci vuole un bell’esercizio per sviluppare gli anticorpi al giornalismo da amaca.

Facile, comodo far credere che la pienezza a cui la Morresi e altri cattolici fanno riferimento sia quella delle fiabe o di un mondo immaginario. Eppure il mondo della solidarietà concreta, della vicinanza ai più deboli dimostra prima di tutto che le fiabe e le leggende stanno da un’altra parte, come le utopie che ispirano sperimentazioni educative senza riguardo ai più deboli; e poi che chi tiene a riferimento quella “pienezza” ha ben presente l’urgenza dei bisogni, il dramma degli insuccessi e tutti i modi in cui la responsabilità umana dei genitori fallisce, e da sempre cerca di dare una sua risposta di presenza e di impegno. Riesce anche a farlo meglio di molti altri, e forse (è un suggerimento per il sonnacchioso Michele) è proprio perché parte dalla contemplazione di un pieno, e non da un vuoto.

La risposta è sufficiente così, per chi si applica a intenderla. Chi non vuole applicarsi si attardi pure sull’amaca a contare tutte le brutte faccende delle famiglie “nel campo della trasmissione della vita”. Funziona, è come contare le pecore.

Post correlati

10 aprile 2014 – Amore provetto
5 marzo 2012 – E chissà, chissà domani

Nessun commento »

No comments yet.

RSS feed for comments on this post. TrackBack URI

Leave a comment


Powered by WordPress. Theme by H P Nadig