Cronachesorprese

12 Marzo 2014

Adinolfi contro i miti della nuova morale

Filed under: Il postulante de-genere — alessandro @

Sto seguendo con interesse il lancio social di Voglio la mamma, il libro di Mario Adinolfi sui temi etici di maggiore attualità. I venti punti che propone sono punti da tenere fermi, da non dimenticare nel confronto sempre più serrato con posizioni ideologiche che stanno prendendo per stanchezza chi non ha la formazione, o anche solo la saldezza umana per riconoscere l’evidenza e non farsela portare via. Sono venti semplici questioni di ragione e di buon senso, le convinzioni religiose non c’entrano, si possono lasciare da parte. Anche se indubbiamente una buona formazione religiosa aiuta.

Adinolfi sta postando sulla pagina facebook dedicata l’intero contenuto del libro capitolo per capitolo. Ogni giorno fioccano i commenti e le discussioni. Ho partecipato, sto partecipando anch’io dribblando le provocazioni delle truppe cammellate omosessualiste che arrivano per guastare, puntuali come le zanzare in una sera d’estate. Ci sono attualmente due schiere che si muovono così sul web italiano: i grillini e i militanti omosessualisti. Usano la stessa strategia: invadono, denigrano, cercano di squalificare in tutti i modi la “fonte”, insomma interferiscono nel confronto civile puntando a buttarla in caciara dove invece sarebbe necessario, indispensabile confrontarsi concedendo a chi la pensa diversamente dignità di interlocutore.

A essere sinceri non sono molto contento di come si pongono alcuni che in teoria dovrebbero essere “dalla mia parte”. Ed è la valutazione di questo fattore, soprattutto, che mi frena dal dedicarmi di più a un dibattito che considero una battaglia di civiltà. Non voglio ingaggiarmi insieme a veri omofobi di varia estrazione. Il rischio di un’iniziativa come quella di Adinolfi, meritoria per molti aspetti, è questo. Sarà utile soltanto se riuscirà a non cadere nel gioco delle provocazioni reciproche. Le ragioni ci sono, bisogna farle venire fuori limpidamente e pacificamente come ha fatto la Manif pour tous in Francia, lasciando agli avversari l’esclusiva della denigrazione, dell’insulto, dell’argumentum ad hominem.

Non sono d’accordo su tutte le posizioni di Adinolfi. Ad esempio mette in dubbio in maniera un po’ confusa la letteratura scientifica uscita sulla cosiddetta omogenitorialità (che, dice giustamente Adinolfi, è “un mito”, perché a rigor di logica non esiste neanche una generica eterogenitorialità, esistono soltanto la maternità e la paternità concrete). Se qualche dubbio è legittimo averlo, per attaccare la serietà di pubblicazioni scientifiche bisogna avere fonti verificabili che il libro non propone. Un punto debole, e neanche necessario: l’opportunità dell’adozione per le coppie omosessuali non è un argomento da dirimere a suon di studi, e non bisognerebbe seguire la propaganda sul suo stesso terreno. Come ho spiegato più volte negli anni su questo blog, io non penso che una convivenza omosessuale stabile non sia in grado di prendersi una responsabilità educativa verso un minore. Accade, non così di frequente come vogliono le stime propagandistiche delle associazioni Lgbt, ma ovviamente accade che un figlio avuto in una precedente relazione eterosessuale si trovi a vivere con il padre o con la madre quando avviano una convivenza con una persona dello stesso sesso. E nessuno può dire che in queste circostanze il rapporto educativo sia destinato al fallimento: se ci fossero ragioni per dirlo con certezza occorrerebbe evitare che accada. Ma non è questo il punto: l’adozione “da zero” di un minore che non ha più i genitori deve essere orientata a ripristinare le condizioni di partenza. Tutti veniamo da un padre uomo e da una madre donna, e oltre a questa semplice constatazione la legge, a mio parere, non dovrebbe andare.

Adinolfi dunque in alcuni punti sbaglia “per eccesso”, e anche quando ha ragione (quasi sempre, a mio parere) sta volentieri sopra le righe. Del resto che sia un tipo un po’ “eccessivo” è evidente a tutti. Ma ammiro il coraggio e la decisione con cui si è buttato nella mischia. Per vendere un libro e ottenere visibilità, dicono naturalmente i detrattori. Si può dire del novanta per cento dei giornalisti che pubblicano libri, mi pare. E “Voglio la mamma” è già leggibile per intero a capitoli su facebook: per ora l’azione a favore del dibattito è maggiore di quella a favore delle vendite. Apprezzabile anche questo. Quindi vai Mario, non ti curar di loro.

Aggiornamento del 15 marzo

Forse questa è una delle fonti usate da Adinolfi per contestare la scientificità di alcuni studi. Le mie perplessità di metodo, comunque, rimangono.

2 Comments »

  1. “non penso che una convivenza omosessuale stabile non sia in grado di prendersi una responsabilità educativa verso un minore.”
    Scusa, eh… ma così stai
    1. dando per scontato che una relazione omo sia intrinsecamente portata alla stabilità, mentre innumerevoli studi, sondaggi e testimonianze puntano nella direzione opposta;
    2. soprattutto, un conto è prendersi una responsabilità; altro è porsi in maniera corretta come educatore, nonostante magari problemi di relazione (anche qui, si riporta che il livello di violenza fisica e psicologica, abuso di sostanze, promiscuità, depressione, malattie mentali, tendenza al suicidio… sono significativamente più elevate tra gli omosessuali); altro ancora è l’essere (essere!) genitore, padre oppure madre, nella sua pienezza, oltre la propria volontà, ma nei fatti.
    Un uomo, per quanto motivato, intelligente, pronto ad amare, non potrà mai essere una mamma. Quindi il più ideale dei matrimoni gay toglie qualcosa al bambino, intrinsecamente.

    Per questo, in una società realmente civile, in caso di figli di persone omosessuali che hanno avuto una precedente relazione che ha generato il bambino, questo bambino andrebbe di norma affidato al genitore non omo, ferme restando eccezioni dovute a situazioni particolari, che rendano inadatto il genitore non omo (es. tossicodipendenza, storie di comportamenti violenti…)

    Comment di AlphaT — 13 Marzo 2014 @

  2. 1- No, Alphat, non lo sto dando per scontato, altrimenti non avrei specificato “stabile”. è sicuramente un fattore che va valutato bene, appunto perché le statistiche dimostrano che una convivenza omosessuale è tendenzialmente meno stabile di una eterosessuale.
    2 – Naturalmente un uomo non potrà mai essere una mamma, né una donna un papà. Mi sembra di averlo scritto chiaramente. Se e dove posso, come giudice o come legislatore, vorrei restituire al bambino che li ha perduti un padre e una madre. Sono d’accordo che in caso di “concorrenza” tra un genitore che dopo la separazione si impegna in una convivenza omo e un altro che si impegna in una convivenza etero, il figlio vada affidato preferibilmente a quest’ultimo. Ma se l’alternativa è tra un genitore naturale e una coppia che si propone per l’adozione non ci sono dubbi, prevale il genitore naturale in qualsiasi convivenza si trovi al momento.

    Gli studi, come ho scritto, li prenderei con beneficio d’inventario perché, senza dubitare della serietà (non di tutti almeno) dimostrano un po’ quello che si vuole dimostrare. Non se ne esce così. Se valutiamo i casi di violenza li troviamo un po’ ovunque, possiamo suscitare scandalo e indignazione a comando quando vogliamo per tutte le cause.

    Comment di alessandro — 13 Marzo 2014 @

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