Cronachesorprese

20 Novembre 2013

Amt al capolinea

Filed under: cronache — alessandro @

Da due giorni a Genova non circola un autobus. I tramvieri hanno montato una protesta che ieri ha messo sotto scacco il Consiglio comunale, impedendogli di ratificare una delibera che dovrebbe andare verso la cosiddetta “privatizzazione” dell’azienda municipale di trasporto, l’Amt. Domani rischiamo il terzo giorno di blocco totale. Come se non bastasse ora è veramente autunno, dopo una prima metà di novembre eccezionalmente mite. Piove e fa freddo. Io amo follemente le lotte dei lavoratori.

Mi lascia perplesso il modo in cui in queste vertenze si continua a parlare di pubblico e privato. Come se fossero paradiso e inferno (intercambiabili, a seconda di chi parla) e come se fossero mondi distinti, liquidi immiscibili. Come se fossimo ancora negli anni ottanta, quando si poteva fare ancora filosofia sull’essere “più pubblici” o “più privati”. La realtà oggi è molto diversa e chi continua a reagire pavlovianamente alle parole “pubblico” e “privato” dimostra di non aver capito che non si tratta più di fare una scelta di campo.

Se Amt rischia di fallire il motivo è semplice: fino al 2009 arrivavano trasferimenti statali sufficienti per coprire i disavanzi di bilancio, ora ne arrivano sempre meno. Per uno o più motivi (la crisi economica, il rigore richiesto dall’Europa, l’evasione fiscale e via di seguito) le risorse disponibili per i servizi sono paurosamente diminuite.

Se la causa è questa, ed è così, il ricorso a capitali privati è sempre meno una scelta e sempre più una necessità. Ma far entrare azionisti privati nelle municipalizzate non dovrebbe significare automaticamente “privatizzare”. Lo sappiamo che i lavoratori che temono per il loro posto di lavoro non sono nello stato d’animo migliore per fare distinzioni troppo sottili. Ma questa non è una distinzione sottile. Molte public utilities in tutta Italia vedono la partecipazione di azionisti privati. Anche a Genova. Non è il sistema perfetto, ma non è neanche l’apocalisse che molti immaginano. Chi dice che l’utile del privato è sempre e comunque incompatibile con l’interesse pubblico non sa o non vuole considerare che buona parte dei servizi pubblici in Italia e in Europa viene oggi erogata con la partecipazione di privati.

Vorrei inoltre che qualche sindacalista mi spiegasse perché dovrei ritenere più rassicurante la “patrimonializzazione” della “privatizzazione”. Perché questa è la richiesta principale dei lavoratori in questi giorni. Amt rischia di andare a bagno per un passivo di 700 milioni che continua ad aumentare: per alcuni la soluzione sarebbe spostare un certo numero di valori immobiliari dal bilancio del Comune al bilancio di Amt per evitare il collasso. Ma se l’azienda è sull’orlo del fallimento il rischio di dover alienare quei beni immobili è alto. E quei beni sono patrimonio di tutti, esattamente come l’azienda che si vorrebbe salvare. Sarebbero più al sicuro se rimanessero nel bilancio del Comune, mi pare. Però quei valori secondo i sindacalisti possono essere sacrificati, mentre l’azienda-idrovora, un colabrodo che da tempo non si regge più in piedi da sola, deve rimanere assolutamente, interamente pubblica. Perché io cittadino dovrei essere solidale con i lavoratori Amt in questa richiesta?

D’altra parte il Sindaco Marco Doria e la sua Giunta guardano ormai al traguardo dell’azienda unica regionale di trasporto che dovrebbe nascere all’inizio del 2015. Si tratta per loro di traccheggiare ancora un po’. E, ha assicurato oggi Doria, nel 2014 non ci sarà alcuna alienazione di quote pubbliche di Amt. Si spera quindi, su una base di risorse da trasferimenti più ampia, che l’azienda regionale riesca a fare le economie di scala che le singole aziende da sole non riescono a fare. Può darsi, me lo auguro. Ma non è che si sta nuovamente rimandando la soluzione di un problema che rischia poi di bussare nuovamente alle porte tra una decina d’anni ingigantito? Perché invece non prendere l’occasione del 2015 per azzerare tutto e provare a creare un modello nuovo che preveda una collaborazione tra pubblico e privato senza svendere, senza alienare nulla, trovando un punto di equilibrio tra esigenze del servizio pubblico e apporto di un valore aggiunto che solo l’iniziativa imprenditoriale può portare?

Il modello della “fornitura” e dell’appalto forse non è il migliore per portare a volume le potenzialità dell’interazione pubblico – privato. Come si pensa che in futuro un’azienda come Amt possa investire nel miglioramento tecnologico ad esempio, o nel rinnovamento del parco mezzi? Se l’obiettivo è solo rimanere pubblici, magari limando qua e là qualche spreco, la massima aspirazione sarà la sopravvivenza. Nessuno pensa che un’azienda pubblica debba fare grandi utili. Ma c’è una differenza tra la vita dignitosa e la sopravvivenza. E molti la stanno dimenticando.

2 Comments »

  1. A proposito di reazioni “pavloviane”, racconto un piccolo episodio.

    Premetto che le scuole hanno ricevuto molti finanziamenti per dotarsi di mezzi informatici, soprattutto sotto il ministero Berlinguer e in parte nella prima fase del ministero Moratti e le sue “3I”. Da allora, più niente: il risultato è che abbiamo aule computer che quindici anni fa erano molto belle, e che oggi sono obsolete quando funzionano, ma che di solito non funzionano perché non c’è stata una minima manutenzione.

    Ad esempio, io lavoro in una scuola statale con 200 alunni e una ventina di insegnanti: abbiamo un computer con Windows Vista, regalo di un ex-alunno, che da un anno è anche collegato all’Internèt. Altre scuole sono meglio dotate, perché sono state capaci di attirare finanziamenti tramite collette, donazioni, calendari, sponsorizzazioni etc.

    Qualche mese fa discutevo con un’importante personalità del Comune, che voleva e poteva fare qualcosa per migliorare la situazione, compatibilmente con le disastrate casse comunali. Mi ha detto di essere stato contattato da una ditta, che avrebbe regalato alla scuola un’aula informatica nuova di zecca, in cambio del permesso di usarla per tenere dei corsi serali rivolti alla cittadinanza, ovviamente a pagamento. Stavo per abbracciarlo, quando ha così concluso: «Io gli potevo anche dire di sì, ma come si fa… sono dei privati!».

    Comment di Galliolus — 7 Dicembre 2013 @

  2. lol, mi immagino l’abbraccio che parte e rimbalza in un’autograttata di testa :-D
    che dire, altro che pavlov. almeno la salivazione dei cani dipende da un’esperienza. questi hanno rinunciato all’idea stessa di vedere qualcosa di diverso dai loro schemi.

    Comment di alessandro — 23 Dicembre 2013 @

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