Lupo nel titolo, agnello nel’articolo: questo è Scalfari, e non lo scopriamo oggi. Sono d’accordo con quanto ha scritto Mario Adinolfi in una nota su facebook: è gravissimo forzare il titolo di un editoriale in una circostanza delicata come una lettera di un Pontefice a un quotidiano.
In breve, per chi non avesse visto Repubblica oggi. Scalfari ha scritto due lettere, una a luglio e una ad agosto, prendendo spunto dall’enciciclica Lumen fidei e ponendo alcune domande a Papa Francesco. Oggi la risposta, pubblicata nello spazio degli editoriali in prima pagina sotto il titolo “La verità non è mai assoluta”.
Questo è uno degli episodi più tristi, squallidi e incresciosi della leggendaria (leggasi: inesistente) contrapposizione tra Ratzinger e Bergoglio: una contrapposizione che è una delle tante creature mitologiche partorite da quella buona stampa illuminata che vorrebbe semplicemente vedere la Chiesa scomparire dalla faccia della terra.
La lettera di Bergoglio a Scalfari è bellissima e dispiace davvero dover dare spazio alla polemica. Ma questi sgarbi non si possono passare sotto silenzio. Non spetta naturalmente al papa alzare la voce in questo caso, spetta ai cattolici che capiscono il livello della provocazione: mi auguro che siano in tanti.
La verità è relazionale. È un passaggio fondamentale della lettera, un appunto di una certa finezza e il titolista, chiunque sia, se lo rivende pro domo sua un tanto al chilo.
Un direttore può anche forzare la mano nel fare un titolo, ma non se la tiri poi da filosofo e da maestro di diaolgo se lo fa in un’occasione così delicata. Vuole fare il dialogo “alto”? E allora non ricorra a metodi “bassi”, se li risparmi almeno per una volta.
Nella lettera non c’è la messa in discussione di un “assolutismo” della verità che non esiste né nella dottrina né nella tradizione filosofica cristiana. La critica al relativismo, già in Ratzinger e in totale continuità anche in Bergoglio (perché, forse al titolista di Repubblica non è chiaro, dire che la verità è relazionale significa criticare il relativismo), non è difesa di un “assolutismo” della verità che in termini cristiani non si sa proprio cosa possa essere. Anche in filosofia della conoscenza per Tommaso D’Aquino la verità è adaequatio rei et intellectus, quindi relazione. Ma questo non è relativismo! Il relativismo nega valore sia all’affermazione di Cristo di essere “la” via, “la” verità e “la” vita, sia alla possibilità stessa che si trovi una “corrispondenza” che vale per tutti, una “adaequatio” tra la realtà e la ragione.
Aggiornamento del 14 settembre
Sul Foglio di ieri Costanza Miriano ha commentato il botta e risposta tra Scalfari e il Papa con lucidità e ironia, come fa sempre. Vedo che i cattolici comunque continuano a dividersi: ha fatto bene o ha fatto male il Papa a “mettersi al livello” di uno che notoriamente gioca sporco? La replica di Scalfari in effetti è poca cosa e c’è il caso che non tutti se ne accorgano. Pesa di più il rischio di fraintendimento o la possibilità di raggiungere ancora qualcuno che normalmente non si raggiunge? Io non ho dubbi e voto la seconda. Se nel dialogo penso di controllare tutto non arrivo mai davvero al dialogo. L’importante è arrivarci sicuri della propria identità e senza smettere mai di invocare lo Spirito. Se ci sono queste due condizioni accada quello che deve accadere.