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Come cinque anni fa ho fatto il sondaggio di Openpolis. Anche questa volta l’ho trovato ben fatto e accurato. Il risultato rispecchia abbastanza fedelmente il mio attuale orientamento di voto.
Buono il mix degli argomenti nelle 25 domande proposte. A pensarci i temi di questa campagna elettorale sono (o dovrebbero essere) interessanti e di facile comprensione. Peccato che il dibattito come al solito si polarizzi su polemiche inutili. I notabili che parlano tra loro.
Delle 15 liste elettorali proposte nel sondaggio 12 hanno risposto direttamente a Openpolis, quindi il “match” tra l’opinione di chi fa il sondaggio e le liste è scientifico. Non hanno risposto direttamente Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Futuro e Libertà.
Come cinque anni fa ribadisco che mi piacerebbero sondaggi ancora più specifici, in cui non sia scontato identificare subito la corrispondenza tra liste e posizioni. E poi mi piacerebbe che il sondaggio fosse permanente e cambiasse a seconda di come cambia il quadro politico e di quali questioni vengono alla ribalta.
“Le verità si trasformano in dogmi nel momento in cui vengono messe in discussione. Pertanto, ogni uomo che esprime un dubbio definisce una religione. E lo scetticismo del nostro tempo non distrugge realmente le credenze, ma anzi le crea, conferendo loro dei limiti e una forma chiara e provocatoria. Un tempo, noi liberali consideravamo il liberalismo semplicemente una verità ovvia. Oggi che è stato messo in discussione, lo consideriamo una vera e propria fede. Un tempo noi che crediamo nel patriottismo pensavamo che il patriottismo fosse ragionevole e nulla più. Oggi sappiamo che è irragionevole e sappiamo che è giusto. Noi cristiani non avevamo mai conosciuto il grande buonsenso filosofico insito in quel mistero, finché gli scrittori anticristiani non ce l’hanno mostrato.
La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo. È una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. È una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli. Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto”.
Gilbert Keith Chesteron, Eretici
E così sembra che la categoria di questo blog dedicata al primo grande pontefice eletto nel nuovo millennio sia destinata ad andare in archivio per sempre. Un po’ mi dispiace. Questa giornata, che sembrava dovesse essere ricordata per una nevicata più abbondante del solito, passerà alla storia per ben altri motivi; in ogni caso oggi “il bianco” fa notizia.
Perché non lanciarsi in qualche previsione azzardata sul successore o in qualche spericolata dietrologia? Questo stanno pensando tutte le redazioni del mondo. Avranno più o meno un mese di tempo per tirar fuori di tutto e di più. I più pigri si sono subito fiondati sulle solite Profezie di Malachia che, non si capisce per quale motivo, da quando ho cominciato a leggere i giornali ho sempre visto trattate con un sussiego e un riguardo particolare da giornalisti abituati a saltare alla giugulare del Papa un giorno sì e uno no. Progressismo e razionalismo a singhiozzo.
Un dispiacere venato di curiosità per il futuro ha attraversato tutta la mia giornata. Mi sono chiesto perché, come molti. Ho fatto questa classifica di motivi.
1 – Ratzinger ha vissuto da vicino, come uno dei principali collaboratori, il declino fisico del suo predecessore, sopportandone in misura non indifferente il peso. Ha pensato che non se la sentiva di percorrere la stessa strada.
2 – Ciò che è successo negli ultimi due o tre anni deve aver avuto un peso. Ha messo in cantiere grandi cambiamenti, ma non è stato seguito adeguatamente all’interno, mentre all’esterno il suo impegno non è stato riconosciuto. Ha fatto tutto il possibile, fin da cardinale, per contrastare il fenomeno della pedofilia; nonostante ciò è stato additato, contro ogni evidenza, come il principale artefice degli insabbiamenti, mentre è vero il contrario. Ratzinger ha dato un giro di vite decisivo prima da Prefetto per la Congregazione della Fede e poi da Pontefice. Ma sono in pochi a saperlo e a riconoscerlo. In un mondo in cui la comunicazione è sempre più importante ma in cui la comunicazione è condizionata da logiche di immagine molto superficiali il Papa si chiede se sia il caso di continuare. Non è evidentemente il merito a garantire un’immagine positiva: magari il prossimo conclave riuscirà a identificare un successore che non solo faccia bene come lui, ma sia anche in grado di comunicarlo meglio di lui. Se questo è uno dei fattori che ha pesato sulla scelta possiamo immaginare quanta amarezza comporti.
3 – In ogni caso l’età avanzata sta diventando un handicap troppo evidente per un papa. Deve girare come una trottola in tutto il mondo, deve rispondere con vigore agli attacchi dall’interno e dall’esterno. Come è stato opportuno mettere un’età limite per i cardinali elettori così credo che sia opportuno che il gesto di oggi di Ratzinger divenga non un obbligo, ma almeno qualcosa di normale. Ottant’anni in molti casi sono troppi per fare il papa. Poi non si può mai dire e deve essere solo il papa a decidere.
Ratzie comunque sa, fin dal giorno dell’elezione, di essere un papa di transizione. Troppo imponente la figura del suo predecessore. Anche lì: Ratzinger era il braccio destro di Wojtyla nelle questioni cruciali di fede e di disciplina, era stato investito di compiti difficilissimi e godeva della piena fiducia. Da questo punto di vista quindi era il successore naturale. Ma un papa “santo subito” non si rimpiazza da un giorno all’altro. Se un pontefice è cosciente del compito che gli è stato dato, Ratzinger è sempre stato cosciente di essere un successore e un precursore. Il successore l’ha fatto fino in fondo, ora spera di poter essere anche un precursore esemplare. Se c’è un significato mistico profondo di questo momento storico è un invito a guardare “più in là”, a leggere la natura di segno della Chiesa (e della realtà). Proprio all’inizio della Quaresima. C’è bisogno di silenzio.
Diavolo d’un Silvio, eccolo lì di nuovo a dettare l’agenda della campagna elettorale. Non vincerà, certo. Ma il recupero che ha fatto, e che probabilmente continuerà a fare nelle prossime settimane, è già un risultato eclatante se si pensa soltanto a tre mesi fa.
Da ieri mattina, da quando ha fatto la sua sparata promessa sulla restituzione dell’Imu, ha monopolizzato l’attenzione di un’opinione pubblica che già non da ieri era in fremente attesa delle sue esternazioni. Come è possibile?
Il metodo è il solito, e visto che ha sempre funzionato non si vede perché dovrebbe cambiare: mentre i suoi avversari parlano tra di loro e con i notabili dei partiti e delle elite, lui parla alla gente. Ed è l’unico che lo fa. Si dice che l’opposizione al berlusconismo in vent’anni ha sbagliato molte cose, dal non fare la legge sul conflitto d’interessi all’assist per l’affossamento della bicamerale, dal doppio suicidio dei due governi Prodi al mirabolante banzai veltroniano del 2008. Tutto vero. Ma in vent’anni possibile che a nessuno di questi sia venuto in mente di battere Berlusconi sul suo terreno, ovvero il rivolgersi direttamente agli elettori, non dico con promesse non mantenibili, ma guardandoli almeno in faccia, senza mediazioni? No, questi parlano sempre tra di loro anche quando danno a vedere di parlare con gli elettori. E gli elettori, in qualche modo oscuro, lo avvertono. La pancia degli elettori. Questa sconosciuta.