Cronachesorprese

5 Maggio 2012

Voto disgiunto, praticamente atomico

Filed under: cronache,dichiarazioni di voto — alessandro @

Non ho voglia di dire per chi voterò domani alle elezioni comunali di Genova. Ho già deciso ma questa volta non lo dirò.
Dico solo che il mio sarà un voto disgiunto, molto disgiunto, che più disgiunto non si può. Riuscirò nell’impresa di votare alla carica di sindaco, al consiglio comunale, al municipio Centro Ovest per tre candidati di tre schieramenti diversi.
Se c’è un aspetto dell’attuale clima sociale e politico con cui mi sento in sintonia è la voglia di preferenza: la voglia di tornare a votare gli uomini e non i simboli, le persone e non i partiti. Per il resto mi piace ben poco di quello che vedo in giro. Non mi piacciono i partiti che non vogliono prendere atto della fine di un’era. Ma mi piacciono ancora meno i capipopolo che vorrebbero sostituirli.

Ma a Genova chi vincerà? Provo a spiegare agli amici e agli “avventori” non genovesi di questo blog come la vedo. Uno dei tredici (tredici!) candidati potrebbe vincere al primo turno. Si chiama Marco Doria. Penso che la sua carta migliore sia proprio la possibilità concreta di evitare il secondo turno. Naturalmente può vincere anche al ballottaggio, ma in questo caso non vedo impossibile un accordo vincente tra altri due candidati che si chiamano Enrico Musso e Pierluigi Vinai. Cinque anni fa c’era un solo candidato per il centrodestra ed era Musso. Arrivò a soli cinque punti (pochissimi da queste parti) da Marta Vincenzi, che perse voti anche (soprattutto) nei quartieri più tradizionalmente di sinistra.

Doria, dopo aver vinto a man bassa le primarie con un risultato oltre ogni previsione, spera di ripetere l’exploit di Pisapia nel capoluogo lombardo e tutta la sua campagna è stata impostata su quel modello. C’è però una piccola differenza: l’attuale sindaco di Milano ha raccolto un poderoso voto di protesta contro Letizia Moratti. In Lombardia, inoltre, governa da vent’anni lo schieramento opposto a quello di Pisapia.
La situazione a Genova e in Liguria è ben diversa. Il voto di protesta contro i partiti e contro la maggioranza comunale e regionale non andrà certo a Doria, che confida principalmente nella tradizione di sinistra della città e nel non essere politico di professione, anche se non è una novità assoluta nella politica cittadina. Ma i suoi principali avversari non hanno fallimenti amministrativi da scontare e potrebbero sembrare più nuovi e rassicuranti di lui. Che inoltre è sì uomo di sinistra, ma dannatamente ricco. Di quella ricca borghesia genovese che, per quanto illuminata, non convincerà mai totalmente la Genova più popolare. Ho sentito più di una persona ammettere che l’intenzione principale sarebbe votare Doria, ma le sue quattordici case di proprietà frenano un po’. Non l’ha aiutato la risposta in puro stile berlusconiano che ha dato a questa obiezione: sto bene, non ho bisogno di arricchirmi quindi servirò convintamente l’interesse pubblico. Fosse così facile…

Doria e Musso sono entrambi docenti universitari. Hanno un curriculum dignitoso e sostanzialmente equivalente nei meriti. Si sono dovuti difendere dalle accuse di aver fatto carriera in virtù della “protezione” di qualcuno. Mi sembra che si siano difesi bene. Nessuno, e ripeto nessuno fa carriera nell’Università italiana se non ha uno sponsor accademico. Poi ci sono quelli che hanno anche dei meriti loro. In parlamento e nello stesso governo di tecnici (intendo nel sottobosco dei sottosegretari) pochi potranno scagliare la prima pietra.

Candidati entusiasmanti, in giro, non ce ne sono. Vinai, sostenuto dal Pdl, è il classico incastrato dall’estrazione dello stecchino più corto che deve sacrificarsi per reggere una bandiera perdente. Il candidato naturale per la destra era ancora Musso, ma non era gradito all’apparato: troppo autonomo. Per questo penso che, se ballottaggio ci sarà, toccherà nuovamente a lui sostenerlo. Vedremo come si giocherà le carte questa volta: l’accordo non è impossibile. L’Udc, che è il suo principale sostenitore, gioca una partita strategicamente molto importante in vista delle alleanze future. Anche a livello nazionale: Genova sarà un test molto importante per il destino del terzo polo.

Il candidato del Movimento Cinque Stelle, Paolo Putti, è accreditato dai sondaggi di buone percentuali. Sarà un problema sia per Doria, che potrebbe vedere sfumare la vittoria al primo turno proprio a causa sua, sia per i suoi avversari, ai quali potrebbe sottrarre voti preziosi per fare massa critica al secondo turno. Il candidato della Lega, Edoardo Rixi, sconterà probabilmente il momentaccio del suo movimento, anche se rivendica la sua totale distanza, anche politica, dal tesoriere Belsito.

Non ho grandi aspettative per il prossimo ciclo amministrativo. Sarà difficilissimo per chiunque, con poche risorse, la povertà che avanza, i servizi sociali ridotti al lumicino, l’immigrazione in aumento e non ancora affrontata nel modo giusto (o paternalismo o repressione, l’integrazione è un optional e dipende troppo dalle circostanze e dalle persone), le aziende che chiudono, la disoccupazione giovanile oltre il trenta per cento. Inutile ripetere quello che dicono tutti sui trasporti pubblici che non funzionano, sulla pulizia e la manutenzione delle strade, sulla sicurezza desiderata e l’insicurezza percepita (che io fatico a percepire, ma è un problema mio). Ognuno ha le sue priorità. Io ne indico alcune un po’ serie e un po’ no, ma non è detto che siano davvero priorità assolute, anche per me. Dipende da quanto ci sto a pensare.

– Il primo irrinunciabile punto di qualsiasi programma di governo riformista della città è ridurre a una percentuale accettabile il numero di eventi pubblici in cui sia previsto l’intervento di Don Gallo.
– Sale giochi. Basta. Non si può più sopportare che aprano in continuazione ovunque togliendo spazio ai veri servizi e, probabilmente, al commercio onesto. Contrastare nuove aperture con tutti i mezzi leciti e illeciti (scherzo, eh. Così per dire che si deve proprio impegnare) senza fare scaricabarile sulla prefettura. Le licenze per quella roba sono di competenza dello Stato? E allora io sindaco mi attacco al telefono e ogni giorno chiedo di piantarla, protesto sui giornali e alla peggio chiamo anche il ministro dell’interno. Sempre che il problema sia davvero quello.
– Centri commerciali. Stop. Abbiamo digerito troppe mancate occasioni, dalla Fiumara (spazio meraviglioso e unico che avrebbe potuto trainare il rilancio del ponente cittadino) a Bolzaneto. Campi è invasa. Marassi pure. C’è un supermercato a ogni angolo. Provate a fare un po’ i conti: tolti supermercati, sale giochi e banche cosa resta del tessuto commerciale di trent’anni fa?
– Raccolta differenziata. A parte che i cassonetti continuano ad essere pochi e drammaticamente sempre pieni, chi mi spiega come è possibile che in alcune zone della città abbiano colori diversi? Esempio: vetro a Borgoratti nel cassonetto blu piccolo rettangolare, a Sampierdarena nel cassonetto verde grande tondo. E meno male che le statistiche dicono che la raccolta è aumentata. Ma quelli che hanno contato le tonnellate di differenziato sono andati anche a vedere cosa hanno raccolto?
– Appena eletto, chiunque sia, il nuovo sindaco deve andare dal vescovo e chiedergli scusa per non aver detto esplicitamente in campagna elettorale che la Chiesa paga l’Ici che deve e che le poche irregolarità che ci sono non dipendono certo dalla Curia. Vanno bene anche frasi del tipo “non si può neanche scherzare”, basta che vada.
– Dire ai fissati contro il “fracasso” dei locali di smetterla e permettere alla città, soprattutto al centro storico, di avere spazi decenti per la cultura e per la socializzazione che non siano costretti a chiudere dopo pochi anni di stenti e di esposti. E non prendere la scusa della crisi per dire che è inutile perché tanto gli imprenditori non ce la fanno: è sempre stato così. E poi nei periodi di crisi la gente avrebbe anche più voglia di uscire se ha la possibilità di farlo senza lasciare mezzo stipendio in pizzeria. Scommettiamo?
– Poi occorrono altri e maggiori incentivi alla mobilità collettiva e alternativa a quella dei mezzi di proprietà. Car sharing, car pooling, bike sharing, metropolitana (riusciranno i nostri pronipoti a vedere altre tre o quattro nuove stazioni?), e magari anche autobus frequenti e decenti, che se facessero meno schifo forse sarebbero un po’ più amati. Come sia possibile ostinarsi a muoversi in auto ogni giorno in una città come questa resta per me un mistero. Ma oggettivamente il trasporto pubblico peggiora di anno in anno.
– Aiutare di più chi lavora per far stare bene gli altri, il terzo settore, i volontari, le associazioni culturali. Essere esigenti sugli standard di qualità e impegno da una parte, reclamare le risorse necessarie dall’altra, perché il maggiore impoverimento che stiamo subendo è il taglio dei servizi alla persona. I casi sono due: o il pubblico dimostra di fare meglio con meno soldi, oppure deve aiutare i cittadini di buona volontà a fare il lavoro che sanno fare e che in molti casi fanno già spontaneamente secondo logiche di prossimità e di motivazione ideale. Non ci sono molte cose più importanti che un sindaco debba seguire e sostenere con tutte le sue forze.

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