Un pellegrinaggio assorbe tutte le energie. Te ne restituisce ancora di più, ma certo non ti permette di seguire le news. Sono stato lontano dai giornali, soprattutto da quelli italiani, per più di un mese.
Ora sto cercando di mettermi in pari almeno su tutte le discussioni sulla finanziaria, che non sono proprio una cosa da niente.
Il giorno dopo l’arrivo a Santiago, quando ho preso un po’ di giornali in mano, sono stato colpito dalla questione tutta “spagnola” dei costi della GMG di Madrid. Salvo poi accorgermi, poco dopo, che la posizione di fondo dei critici non era tanto diversa da quella di chi in Italia negli stessi giorni invitava “il Vaticano” a “pagare la manovra”. Il denominatore comune è l’incontro tra il livore anticattolico e le sdegno per lo stato dei conti pubblici. Parzialmente condivisibile il secondo (ma un po’ di razionalità in più, seguendo magari l’invito di Valigia blu, non guasterebbe), sempre odioso e indigesto il primo.
Nella fibrillazione della crisi economica, che per certi aspetti sta picchiando più duro in Spagna che in Italia (almeno per ora), la solita intolleranza laicista vorrebbe vestirsi da imparziale giustiziera fiscale. Ma la vera ispirazione anticlericale di certe iniziative non tarda a venire fuori. Alla Puerta del Sol i manifestanti hanno aggredito i giovani cattolici. Se l’oggetto della protesta erano davvero i costi sostenuti dal Governo spagnolo per la GMG (argomento molto debole, peraltro), perché prendersela con i partecipanti? Poi naturalmente sono cominciate anche le schermaglie con la polizia, e le polemiche ora riguardano anche l’eccesso di reazione della polizia. Così, come accade sempre in questi casi, non si riuscirà più a sceverare l’ingiustizia della provocazione dall’ingiustizia della reazione. Che senso ha provocare, denigrare la fede, tirare preservativi, sfiorare con delle fruste (è accaduto davvero) dei ragazzi che hanno la sola colpa di partecipare a una manifestazione religiosa? Questi sono gli “indignados” spagnoli, questi sono il corrispettivo dei fan di Grillo in Italia. Quelli che sotto la maschera dei “duri e puri” della moralità della spesa pubblica (e di un’idea di “laicità” dello Stato molto, molto discutibile) nascondono un fastidio ormai radicato da generazioni per la capacità di mobilitazione della Chiesa, un’insofferenza irrazionale per qualsiasi manifestazione pubblica della fede.
Negli stessi giorni in Italia riscuoteva grande successo il gruppo su Facebook “Vaticano pagaci tu la manovra“. Insolita come polemica ferragostana, ma del resto è anche insolito che capo del Governo e ministro dell’economia rientrino teatralmente dalle ferie per far finta di risolvere tutto con due o tre rassettate ai conti. Se la stagione è insolita, gli argomenti sono il solito spam maltese che circola puntualmente da quattro anni verso aprile – maggio. Che noia. Il livore di radicali e compagnia è talmente alto e il tasso di ingombro degli spazi “social” con questa spazzatura è talmente fastidioso che non è soltanto il buon Folena a insorgere questa volta. L’ottima Arianna, sempre dalle pagine di valigia blu, dà una lezione di metodo. Senza dire cose nuove, perché sarebbe difficile dopo anni di controdeduzioni documentate che cadono sempre nel vuoto. Però il richiamo a un metodo corretto questa volta non viene solo dai cattolici, quindi crea almeno un precedente utile che richiamerò con grande piacere nelle prossime occasioni. Ma ci saranno altre occasioni? Voltare pagina una volta per tutte no? Discutendo su facebook con diversi amici mi sono reso conto che il nodo vero è l’idea di Stato che sta dietro alle diverse posizioni. La questione vera dovrebbe essere quale modello di terzo settore abbiamo in mente e vogliamo promuovere. Se la riflessione su questo tema fosse abbastanza matura forse si riuscirebbe a ragionare meglio anche su otto per mille, esenzioni Ici e quant’altro.
Tipicamente agostana è invece la discussione suscitata dal libercolo di Paolo Flores d’Arcais. Che non meriterebbe altro che una risata: vuol fare le pulci a Ratzinger ma non riesce neanche a leggere il vangelo, come dimostra su Tempi il teologo Alberto Cozzi. Il micromegaman è messo forse peggio di Odifreddi. Poveraccio.