Sarò fatto male, ma davvero non riesco ad abituarmi all’invasione dei punti di interiezione e di domanda nelle conversazioni online e ormai in ogni messaggio redatto in un registro colloquiale e informale. Fino a qualche anno fa pensavo che fosse un vezzo dall’adolescenziale al tardogiovanile di una parte ristretta della popolazione alfabetizzata (male). Da un po’ di tempo invece constato con crescente raccapriccio che è ormai un malvezzo radicato in molti, senza distinzione di età, sesso, condizione sociale e soprattutto grado di istruzione.
Io ho fiducia che ciò che ho appena scritto si capisca e arrivi con forza sufficiente a chi legge. Se avessi dubbi cosa potrei fare? Una sola cosa: riformulare. Non mi sono mai concesso e non mi concederò mai scorciatoie, come potrebbe essere ad esempio concludere il paragrafo precedente così:
Da un po’ di tempo invece vedo che è un malvezzo radicato in molti!! Senza distinzione di età, sesso, condizione sociale!!! E soprattutto grado di istruzione!!!!
Onestamente: ho aggiunto qualcosa di utile alla mia comunicazione?
Ho aggiunto qualcosa di utile?? Eh???!
Non credo che il messaggio arrivi meglio. È solo più rumoroso. Sarà che penso che la dimensione della comunicazione scritta, anche quella colloquiale, esista in primo luogo per fuggire dal rumore o minimizzarlo. Esagerare negli espedienti che la lingua ci concede per dare espressione alla parola scritta significa violare questo patto non scritto tra la comunità degli scriventi.
Non voglio fare richiami a regole formali. Voglio invitare a riflettere su una consuetudine che è un peggioramento oggettivo dello stile della comunicazione scritta. Mi rivolgo, me ne rendo conto, a un sottoinsieme di scriventi sempre più vasto ed eterogeneo. Tra i miei conoscenti coinvolti in questa cattiva abitudine non riesco più a trovare un denominatore comune. Ed è per questo che scrivo questo post: se l’interiezione selvaggia fosse lo stigma di una forma di ignoranza non mi piacerebbe ugualmente, ma mi preoccuperebbe meno. Purtroppo è invece ormai il sintomo di un’epidemia che miete vittime insospettabili.
Una volta per tutte: perché sentite il bisogno di scrivere così???? invece che così? Non trovate che sia esagerato, invasivo, inelegante e soprattutto inutile? Vi spiego come la vedo io, e ve lo spiego usando come esempio questo stesso paragrafo. Perché vedete, l’ho iniziato con due periodi che si concludono con un punto di domanda. Potrei continuare perché avrei altre domande da fare. Ma prima di farlo sento il bisogno di frapporre altre frasi che si concludano con un punto normale. Già due punti di domanda a conclusione di due frasi consecutive mi sembrano troppi. Figuratevi che effetto mi fa vederli accalcati tutti gridanti e scalcianti alla fine di un periodo: un pugno nello stomaco. Bene, ora ho scritto abbastanza, posso concedermi altre due domande. Perché non volete dare fiducia alle vostre parole? Non capite che l’abuso di quella punteggiatura così espressiva toglie energia alla frase invece di rinforzarla?
Il punto è proprio questo: non aver fiducia nelle parole. L’abbondanza di interiezioni è direttamente proporzionale all’incuria nella scelta delle parole e nella costruzione della frase. Fateci caso. Tutte le volte che sentite il bisogno di schierare come falangi macedoni esclamazioni e interrogazioni alla fine di una frase chiedetevi cosa state rinforzando e proteggendo, chiedetevi quanta energia avete investito nel dare maggiore forza e chiarezza alle parole che vengono prima.
Non ditemi che nelle conversazioni online è ammesso, non ditemi che non ha senso mettersi al tornio per ogni parola e frase quando si sta in chat o si cazzeggia tra amici. O quando si aggiorna uno stato su facebook o anche quando si scrive su un blog. Intanto il web ha il suo bravo markup language. Poi ci sono quelle grandi invenzioni (e io ne abuso, lo ammetto: sto cercando di uscire dal tunnel) che sono gli emoticon. Va bene, da quando usiamo il web abbiamo aumentato molto la quantità di parole che scriviamo ogni giorno. Questo per me è un progresso anche senza considerare la qualità di ciò che si scrive: è un fenomeno che ho osservato fin dall’inizio con interesse e simpatia. Ma appunto, il web writing ha cambiato la nostra esperienza di scriventi non solo perché ci fa scrivere molto di più, ma anche perché ha introdotto i suoi codici ed espedienti di espressione. Rendere ipertrofica la punteggiatura non serve a nulla: inquina, ammoscia, sterilizza il testo scritto semplice ed elude i nuovi strumenti di espressione che il web mette a disposizione.
Ma non si tratta in primo luogo di un problema della comunicazione nel web. Le punteggiature stanno proliferando selvaggiamente in qualsiasi testo cartaceo e non (ci sarebbero anche i tre punti… ripetuti… che mi fanno venire la nausea come quando giri in tondo troppe volte… ma quello è un fenomeno più antico…). Proliferano come l’ostreopsis ovata nel mar ligure in estate in determinate condizioni di temperatura e umidità. C’è chi dice che quelle chiazze in superficie siano poco belle da vedere ma non tossiche. Sarà, ma preferisco non nuotarci in mezzo. E se amici e conoscenti avranno la bontà di non costringermi a farlo per seguirli ne sarò contento. Certe proliferazioni le vedo, e soprattutto le sento, come intossicazioni.
geniale!!!
Comment di estrellita — 6 Maggio 2011 @
anche… il tuo… commento… lo è!!!
Comment di alessandro — 6 Maggio 2011 @
anch’io sto cercando di uscire dal tunnel degli emoticon :-D ma quello dei … non ci riesco è una droga!!!
Comment di pucci — 6 Maggio 2011 @
ah dimenticavo come al solito bellissimo post
Comment di pucci — 6 Maggio 2011 @
grande pucci, hai fatto un commento con ogni punteggiatura possibile e uno senza niente :-)
Comment di alessandro — 6 Maggio 2011 @
Hai perfettamente ragione: a scuola si usano tantissimo e temo di esserci cascato anch’io più di una volta. Dal mio punto di vista, servono ad esprimere un urlo durante la correzione (); il bello è che si possono alternare i segni, esprimendo al contempo rabbia e stupore ().
Alle elementari credo siano istituzionalizzate, a causa dell’impossibilità pratica di deprimere i fanciulli con valutazioni negative. Ad esempio, per la Pasionaria la valutazione equivale ad un’insufficienza; poi credo vengano , , , , e così via. In caso di eccellenza, si possono aggiungere sottolineature in numero variabile e punti esclamativi con una stellina al posto del puntino.
Prometto che starò più attento!
Comment di Galliolus — 6 Maggio 2011 @
sollevi un caso di coscienza non da poco. non immaginavo che un maestro elementare fosse costretto a questi espedienti per aggirare l’insulso divieto dei voti. ma se il maestro elementare usa gli ultrapunti proprio nell’atto del giudizio avalla formidabilmente ciò che per altri versi dovrebbe censurare come abuso linguistico.
non si può ovviare con dei: “brava! molto brava! bravissima! molto molto brava! molto molto molto brava!”? (molto bravissima no).
il punto esclamativo con la stellina è qualcosa che trascende anche gli scenari più apocalittici. moriremo tutti.
quanto a te, la questione mi sembra più semplice. puoi eliminare i punti esclamativi e interrogativi di troppo e compensare con cazziatoni verbali :-)
Comment di alessandro — 6 Maggio 2011 @
Nella prime classi della scuola dei miei figli usano pure gli emoticon tipo :-)
(però in versione disegnata)
“Papà ho preso due faccine!”
Non so. Io la scuola la abolirei a prescindere. E per purificarsi dall’eccesso di punteggiatura rimando a “il male oscuro”.
Comment di giocar — 10 Maggio 2011 @
ah, ecco. le faccine. non mi sembra una brutta cosa. galliolus, che dici? può funzionare anche alle medie?
Comment di alessandro — 17 Maggio 2011 @
Scusa se rispondo tardi, ma non rinuncio, perché l’argomento mi interessa e secondo me non è solo un problema di punteggiatura.
Ricordo anche se vagamente il libro sulla punteggiatura della scuola Holden, che ha un capitolo intitolato, “punto esclamativo, punto della giovinezza….” e lì si diceva che il punto esclamativo (e ancor più il suo abuso) è tipico dei giovani in quanto più emotivi.
Gli ultrapunti così come gli emoticon o i cuoricini al posto dei punti, servono per esprimere l’emozione che c’è in quella frase.
L’esagerazione negli ultrapunti anche da parte degli adulti è, secondo me, immagine del prevalere della dimensione emozionale sui contenuti, cosa che comunque, anche se in altri modi, si verifica in tutti i tipi di comunicazione.
Scusa il commento un po’ noioso ad un post così interessante e spiritoso, ma questo è un po’ un mio tarlo.
Comment di Margherita — 23 Maggio 2011 @
sì margherita, è così. “ma anche” non è così. non c’è dubbio che l’abuso della punteggiatura più espressiva è un indice del prevalere dell’emotività e del disamoramento per la parola come mezzo principe di comunicazione razionale. ma anche dal punto di vista dell’emotività è deludente. è una falsa emotività, sempre sopra le righe, artefatta, gridata. vuole fuggire dai formalismi ma per contrappasso diventa un’allusione formale e inefficace a un “entusiasmo” obbligatorio, come un invito alla pazza gioia dall’orchestrina del liscio in una sagra di paese quando il ballerino più giovane in pista ha settantacinque anni. è come se chi scrive mettesse le mani avanti, come se dicesse: scusate se scrivo, ma vi coinvolgerò, sarò frizzante e non vi affliggerò con ragionamenti inutili, non vi chiederò di riflettere davvero. ribadisco: anche la dimensione emotiva si gioca meglio (e dovrebbe giocarsi di più) sulla scelta delle parole e sulla costruzione della frase. pertanto la rinuncia, la sconfitta è anche su questo piano.
per niente noioso il tuo commento. certo che qualche punto esclamativo potevi anche metterlo ;-)
Comment di alessandro — 24 Maggio 2011 @
Sto correggendo l’ultima verifica di matematica (prima media). Qualcuno ha ritenuto opportuno aggiungere tre punti esclamativi al risultato dell’espressione. Mi sono permesso di aggiungerne uno interrogativo.
Comment di Galliolus — 3 Giugno 2011 @
:-D
fagli anche notare che in matematica il ! ha un altro significato… così gli insegni una nozione elementare di semiotica senza che neanche se ne accorga.
Comment di alessandro — 3 Giugno 2011 @