Cronachesorprese

11 Aprile 2011

Il prodotto che produce

Filed under: il viandante digitale,Weekly Facebook — alessandro @

Davvero niente di sconvolgente la puntata di Report dedicata a internet e ai social network. Ma neanche niente di disprezzabile. Chi oggi in rete critica la Gabanelli, come se avesse “tradito” una vocazione all’inchiesta e alle verità scomode, dovrebbe interrogarsi piuttosto sulla sintassi di questi format che forse a volte giocano un po’ troppo sul credito che hanno tra i telespettatori e presentano come approfondimenti cose che non lo sono.

Ma complessivamente non dò un giudizio negativo su quello che ho visto ieri. Probabilmente è ancora necessario in Italia (ma non solo) spiegare che i dati con cui costruisci qualsiasi tuo profilo in rete verranno usati per fare marketing. L’importante è saperlo bene, senza ambiguità, esserne coscienti. L’ho scritto altre volte e questa è una delle occasioni in cui viene bene ripeterlo: il marketing non è il diavolo. Anzi: a mio parere più il marketing accelera sulla profilazione e più si libera dei suoi aspetti più dannosi. A meno che non si pensi che “vendere” sia in sé qualcosa di demoniaco.

Comunque, le reazioni tra lo sdegnato e lo snobistico alla puntata di ieri non le capisco. Sì, posso capire che alcuni passaggi non siano piaciuti. Le parole scelte a volte hanno dato fastidio anche a me. Però la domanda a cui Report ha tentato di rispondere, dicendo in parte banalità e in parte riuscendo a spiegare con parole semplici cose che tanto semplici non sono, è una di quelle domande che è bene non cadano nel cono d’ombra (pericoloso) del “sì, questo già lo so”. “Come si fa a fare tanti soldi sul web 2.0, quello in cui il contenuto è generato dall’utente”?

Gli aumenti di fatturato di Facebook negli ultimi mesi sono impressionanti. Come è impressionante pensare a quante persone sono connesse contemporaneamente in Italia al social network più popolare: 12 milioni al giorno, su un totale di 17 milioni di iscritti. A una platea così vasta è giusto parlare come ha scelto di parlare Report: con parole semplici, mettendo in guardia dai rischi maggiori in primo luogo, ma facendo anche intendere che questo giochino ormai c’è, e che piaccia o no rimane. Nella storia della rete possiamo ormai distinguere un’era prima e un’era dopo Facebook. “Il prodotto sei tu”. Il titolo, perfettamente ambivalente, è costruito perché si svelino i pensieri di tanti cuori. Come l’abbiamo inteso? “Attento, ormai sei un prodotto tra gli altri”? Oppure: “Il mercato ti ha sempre trattato come un numero ma ora, per continuare a contarti proficuamente, ha bisogno di restituirti, almeno in parte, una voce da persona. Sta a te, come in ogni sfida della vita e dei tempi, usare bene questa circostanza”.

1 commento »

  1. La pensiamo nella stessa maniera. Chissà come mai ;)
    A me di questo polverone resta solo l’amaro in bocca e il sempiterno sospetto nei confronti di chi non ha mai parlato di quello che, in effetti, Report ha teatralizzato.

    Sulla quantità di italiani connessi, è vero fa paura, ma se tutti sapessero che fine fanno dati, identità e altro, magari avrebbero almeno l’accortezza di diminuire o falsificare i contenuti sensibili!
    Che bisogno c’é di dire tutto?

    Un saluto
    :)

    Comment di Antonio Patti LdF — 11 Aprile 2011 @

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