Se ci fosse un minimo di obiettività in questo paese (e nella città in cui mi trovo, sempre meno convintamente, a vivere) si dovrebbe riconoscere che Don Gallo è un gaffeur pasticcione ai livelli di un Silvio Berlusconi.
Fargli le pulci ormai è come beccare un bambino che si sbrodola malamente mentre si pappa la sua merendina preferita. Per un presenzialista fare dichiarazioni è meglio della merenda. E l’argomento preferito dal prete-Gallo non è il povero Cristo, non solo almeno, ma è anche e soprattutto il giovane ribelle, che spesso con il povero Cristo ha ben poco a che fare. Quando vede una manifestazione che dà appena segno di andare sopra le righe il vecchio prevosto non sta più nella pelle, si scioglie, si riempie di senile tenerezza e comincia a esternare.
Non ho neanche più voglia (come qualche tempo fa) di spendere un po’ di sano nervosismo a passare in rassegna tutti motivi per cui le sue dichiarazioni di questa sera sono fuori dal vaso, fuori da ogni logica, fuori da ogni buon metodo di utile provocazione. Il corteo degli studenti che è passato in via XX settembre questo pomeriggio l’ho visto, era bello, pieno di energia, con i ragazzi in prima fila con gli “scudi” a forma di libro, gli stessi che abbiamo visto a Roma e in altre città italiane. Ma uno sparuto drappello di manifestanti vestiti da babbo natale ha deviato dalla strada, è entrato nella libreria Mondadori e ha saccheggiato un centinaio di libri veri dopo aver farfugliato un proclama in stile vecchio “esproprio proletario” (come mi è stato raccontato da una commessa un’ora dopo): “siamo ragazzi, studenti, disoccupati, non abbiamo soldi, è natale, vogliamo fare anche noi dei regali, state buoni, non rompiamo nulla, ecco prendiamo e ciao”.
Poi molti di quei libri non sono finiti negli zaini ma sono stati buttati e strappati per strada, alla faccia dei tanti studenti non molto abbienti che soffrono davvero per i tagli alle scuole e alle università.
Uno dei capi della parte sana del corteo è passato dalla Mondadori a chiedere scusa a nome di tutti i manifestanti. È passata anche un’anziana signora che è riuscita a recuperare due o tre dei libri buttati.
Piccoli gesti di dignità che valgono bene a eclissare un brutto episodio che per fortuna è minimo, un incidente che nella testa di chi vuol ragionare non inficia il valore della manifestazione.
Ma tra questi non c’è Don Andrea Gallo che da vecchio barricadero capisce subito, istintivamente, da che parte stare: “L’avessi saputo sarei andato anch’io”. Magari come babbo natale sarebbe stato anche più credibile di qualche sbarbatello. Ma non è tutto:
bisogna dare dei segni, senza violenza verbale o fisica, e portare la gente a prendere coscienza
Ah, sì, un grande gesto di protesta non violenta (scommetto che qualcuno avrebbe il coraggio di definirlo “profetico”) saccheggiare una libreria. Ma quanti non violenti insospettabili che ci sono in giro allora. Anche a piede libero. Ma Don Gallo guarda alla sostanza:
abbiamo una democrazia che è eutanasia, un tentativo di marchio chiaramente fascista di distruggere la Costituzione
E quindi che si fa? Come i vecchi manganellatori della prima ora che buttavano all’aria le sedi dei giornali nemici. Tutto torna.
E poi, la più bella:
Mi sarei vestito da Babbo Natale e sarei andato anche io incurante dei benpensanti. L’importante è che si chiedano che cosa è successo.
È successo che hai perso un’altra occasione per stare zitto. Tra i benpensanti (nei salotti della sinistra bene che frequenti anche tu, tipo Fazio) e gli straparlanti non si sa più chi scegliere.