Cronachesorprese

7 Novembre 2010

Fini sì, Hegel no

Filed under: cronache,dichiarazioni di voto — alessandro @

Non voterò naturalmente per Futuro e Libertà. Alcuni aspetti laicisti del programma non mi piacciono: un partito in cui stanno (e non in ultima fila) Benedetto Della Vedova e Chiara Moroni non può certo essere il mio partito. Tuttavia devo riconoscere che il discorso di oggi di Fini a Perugia è un discorso alto, di impegno vero, che riscatta in parte il profilo di puro tattico in cui il leader era ingabbiato un po’ per necessità un po’ per scelta. Anche se non condivido molte cose, sono convinto che la destra aveva bisogno di questo strappo, di questa scossa di adrenalina. E soprattutto di questo dibattito, arrivato con quindici anni di ritardo. Ma meglio tardi che mai.

Se il tentativo di Fli di rompere l’egemonia berlusconiana sarà coronato da successo è presto per dirlo. Non ho neanche abbandonato del tutto l’ipotesi complottista sperimentale che ho fatto un mese fa: gli esiti sono davvero difficili da prevedere ora, sarebbe veramente ingenuo escludere una riconciliazione totale, o un gioco delle parti che cristallizzi una finta dialettica per chissà quanto tempo. Quello che è certo è che effettivamente c’è un nuovo soggetto politico. Ma in cosa è davvero nuovo? Mi ha colpito molto, e molto negativamente, sapere che Fini ha usato una citazione di Saint Exupery usata anche da Veltroni. L’articolo dell’Espresso spiega bene gli aspetti retorici del congresso di Fli. Segnali molto preoccupanti nell’atto di nascita di una forza politica che ha l’obiettivo e il dovere di far dimenticare quella cosa orribile che fu l’atto di nascita del Pdl un anno e mezzo fa. A proposito, sono stato profetico a prevedere un veloce e spettacolare naufragio. Sono stato bravo o era troppo facile?

Sono segnali preoccupanti perché denotano un affanno, una paura ingiustificata nel rompere davvero gli schemi: se la comunicazione va a rifugiarsi in tante forme già viste, e proprio nel momento dell’entusiasmo, della nascita, del richiamo ai valori e agli ideali, cosa può succedere andando avanti? Da questo punto di vista l’incidente della citazione di Saint Exupery uguale a quella di Veltroni è un incidente di una certa gravità. Forse Fini non ne era consapevole. Ma non è che sia meglio, così.

Sia chiaro, quella citazione in sé è bellissima. Il Saint Exupery “politico” ha molto da dire e molto da insegnare. Io ho letto centinaia di volte (non esagero) la lettera al Generale X, che è una specie di testamento ideale dello scrittore. Ma vedere proprio lui, proprio quel nucleo profetico che anima i suoi ultimi scritti al centro di un incidente, per così dire, “hegeliano” di sintesi tra opposti mi fa una pessima impressione. Se c’era uno distante anni luce dal problema del “che fare” che lacera da sempre la sinistra e ora fa il suo ingresso anche a destra, era lui. Semplicemente, non era un politico. Sono contento che parli ancora oggi ai politici, ma non mi piace che sia al centro di una contesa di “appropriazione” ideale, voluta o non voluta. E con l’ameba gramsciana, poi…

Va bene tutto. Può vincere Fini, può vincere Bersani, può vincere Vendola e magari possiamo anche sopportare qualche anno ancora Berlusconi. Ma Hegel no, non deve vincere. Una destra e una sinistra così opponibili da essere praticamente sovrapponibili non mi piacciono per niente.

5 Novembre 2010

Benvenuti al sud

Filed under: lo spettatore indigente — alessandro @

Non ho visto l’originale francese di cui questo film è un remake, lo cercherò. Ma sicuramente “tradotto” in italiano sarà del tutto diverso, e per questo l’operazione ha un senso. Se non altro per quei credits alla fine: “si ringraziano gli abitanti di Castellabate e di Usmate”. Questo è il federalismo che vogliamo.

Bisio lo si conosce, al cinema perde qualcosa ma rimane sempre lui. La Finocchiaro conferma la sua grande capacità di calarsi in tanti tipi diversi di donna italiana, e di saper sfumare la sua fondamentale vena comica in tante tonalità interessanti che solo comiche non sono. Valentina Lodovini l’avevo già apprezzata due anni fa in La giusta distanza, un film che avrebbe meritato migliore fortuna: è una delle non molte belle e brave, senza sbalordire ma senza neanche mai sfigurare, che il nostro cinema oggi può offrire. Tutto l’insieme corale di paese è bello, riuscito. Non è niente di nuovo forse, ma un film costruito per andare allegramente e felicemente contro gli stereotipi sul sud (e sul nord) potrà ben permettersi qualche veniale ruffianeria.

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