Cronachesorprese

30 Marzo 2010

Elezioni regionali

Filed under: cronache — alessandro @

Considerazioni sparse sulle elezioni regionali.

Nel quadro d’insieme nazionale ha vinto la destra. Ma la vittoria più significativa è quella di Vendola in Puglia: tra i presidenti uscenti è quello che ha ottenuto la conferma più netta, in una regione difficile per la sua parte politica. Non conosco nel dettaglio la situazione pugliese, ma un risultato così è con buona probabilità il segno di un buon lavoro fatto sul territorio.

L’avanzata della lega al nord è rimarchevole, ma la vittoria strategica in Piemonte è stata ottenuta soprattutto perché la lista dei sostenitori di Grillo ha tolto voti alla Bresso. Cota quindi non avrà un compito facile; d’altro canto il Pdl avrà molto da riflettere su quanto spazio ha lasciato ai seguaci di Bossi.

Nella mia Liguria non c’è stata vera partita, nonostante le apparenze. Burlando ha confermato quasi lo stesso distacco di cinque anni fa nonostante un astensionismo eccezionale che, è facile intuirlo, è prevalentemente astensionismo di protesta a sinistra. QUindi il divario potenziale è ancora maggiore. Burlando però aveva dichiarato di voler combattere, arginare l’astensione. Non ce l’ha fatta e farà bene a non trascurare questo fattore, oltre a darsi da fare per cercare una quadratura tra alleati non molto omogenei.

La situazione che si è creata nel Lazio è davvero eccezionale. Hanno cominciato in autunno con il caso Marrazzo, hanno continuato con il casino liste e hanno concluso con un testa a testa che dà l’idea di una regione spaccata in due come una mela. La vittoria è risicata, ma chi l’avrebbe detto qualche mese fa? Il centrodestra si è bruciato tra beghe interne e pasticci nell’ufficio elettorale il “vantaggio Marrazzo”, la cui vicenda. con tutto quello che è successo, è scomparsa completamente o quasi dalla contesa. Ma la vera occasione mancata, per tutti e non solo per uno schieramento, è stata il non poter assistere a un confronto tra due candidati di spessore che potevano offrire, per una volta, una bella dialettica sui programmi e non sulle beghe partitiche e ideologiche. Si vede che era proprio una pretesa eccessiva…

6 Comments »

  1. Riflessioni a caldo. Sarà che guardo poco (niente) la TV e quindi magari il mio è un pregiudizio dovuto alla lettura dei quotidiani per lo più on line, ma l’impressione che ho è che non fosse così facile distinguere fra le elezioni regionali e la finale di Amici. Polverini e Bonino. Vendola. Cota. Storie di transessuali, di prostitute, di processi, divorzi miliardari, tenere amicizie minorenni ed escort maggiorenni, massaggiatrici e massaggiati, case ricostruite a tempo di record ma forse no, appalti distribuiti in libertà in cambio di passera e nel nome dell’efficienza, preti che vendono coristi a impenditori, carriole sequestrate dalla digos, paccchi bomba e polveri sospette, inculate trifasiche, uno che promette la cura del cancro ed uno che manda tutti affanculo. Sesso violenza corruzione potere criminalità organizzata passioni processi e l’ultimo esponente di una imbarazzante dinastia che vince sanremo insieme ad un nano. Feti da salvare e immigrati da buttare a mare. Tasse che salgono e scendono. Tutto frullato insieme. La democrazia ha senso se gli elettori sono in grado – o si mettono in grado – di capire cosa stanno facendo. L’impressione fortissima è che siano sempre meno quelli che hanno modo di capirlo. E nessuno si rende conto che il problema di questo paese non è essere governato da destra o da sinistra, ma avere troppi cittadini che si acontentano di fare i telespettatori. Che sia il caso di prendere atto che serve una democrazia 2.0, nell’era della riproducibilità tecnica della realtà?

    Comment di GioCar — 30 Marzo 2010 @

  2. penso anch’io che serva un “upgrade” del software “democrazia”, basta che non sia il “service pack” fornito da grillo in cui sono gà stati riscontrati numerosi bug ;-)
    comunque ti è sembrato tutto così mischiato? io non ho avuto questa impressione. certo l’astensione così forte e crescente è un dato. per quanto posso vedere, molti non hanno più speranza nella politica per la risoluzione dei problemi. la campagna di burlando, non male come concept, era incentrata non a caso su persone comuni che raccontano di aver avuto un aiuto per le questioni cruciali della vita. naturalmente suonavano false come accade a tutte le rapppresentazioni di fonte politica della “gente comune”.

    Comment di alessandro — 31 Marzo 2010 @

  3. Le mie considerazioni risentono sicuramente del fatto che la mia modalità di esposizione ai media è diversa dal target classico delle campagne elettorali. Oltretutto sono nato e cresciuto in una regione, vivo in un’altra e voto in un’altra ancora per cui ho anche qualche difficoltà a confrontarmi con i programmi e le campagne elettorali a livello locale (ho accesso alla stampa locale reggiana ma alla fine non votando qui… me ne frega abbastanza poco). E non vedo praticmante TV. Per cui la mia è più una impressione che altro, come dicevo, e che nasce in buona parte dalle cose che sento dire alle persone che incontro. Detto ciò la mia considerazione è che la scelta del voto sembra nascere da quel che si immagina più che da quello che si vive. Ed in generale, mi pare di vivere in un mondo in cui da una parte abbiamo una esperienza di vita reale sempre meno percepita e dall’altra una esperienza di vita immaginata, ed il cui immaginario di riferimento ci viene fornito pre-confezionato. E nell’immaginario ci stanno in bella evidenza le cose che ho elencato prima, come oggetti comunicativi privi di realte contenuto, affiancate magari dalla finale di Amici. Le strategie per uscire da questa impasse dovrebbe essere riportare l’attenzione sulla realtà (forse quello che ha fatto Vendola? è solo un’ipotesi) e non cercare di proporre un immaginario alternativo a quello dominante, da Berlusconi e indotto in buona parte dettato (quello per esempio che credo abbia provato a fare Veltroni, con scarso successo direi). Per me la democrazia 2.0 non è certo la versione Grillo (che è ancora un tentativo di costruzione di un immaginario non-B, ma non di realtà direi. In questo Grillo ha magari più successo di Veltroni probabilmente per una maggiore esperienza di comunicazione ma non porta da nessuna parte).

    Parafrasando un vecchio slogan, lo stato mediatico non si riforma, si abbatte.

    Comment di GioCar — 31 Marzo 2010 @

  4. Ieri sera dopo aver sentito in Tv parlare di elezioni, e poi di Chiesa e pedofilia, e qualche discorso a tavola, mi sono lasciata andare all’onda dei pensieri, non pensavo ai vincitori e non vincitori delle elezioni (perdente non sembra mai nessuno) bensì agli astenuti, quanti sono, alle loro “giustificazioni” più ricorrenti, e poi alla figura di Gesù quanto distante mi sembri dalla sua Chiesa e mi sa che c’è un nesso, con l’astensionismo. La politica c’entra sempre meno con il nostro quotidiano… è là, non ti piace neanche tanto, non ti ci riconosci, ti senti un numero, sei impotente. E credo che in questa direzione occorrerebbe muoversi, non so come.

    Comment di tiptop — 31 Marzo 2010 @

  5. sì, tip, bisognerebbe dare valore e voce alla persona. io sono tra quelli che “sperano”, se posso usare questa parola, a una progressiva affermazione del modello rete non solo nella comunicazione ma anche nella società. non vado ora molto a fondo della questione, ne ho parlato spesso su questo blog. se la rete “fisica” di internet riuscirà nei prossimi anni a superare ancora qualche “esame” forse cominceremo a vedere qualche effetto positivo. penso che nella familiarità delle persone e dei gruppi alla “struttura” rete ci siano tante opportunità che saranno evidenti alla gente con il tempo. con questo rispondo un po’ anche a giocar: in qualche decennio abbiamo assimilato il modello televisivo, permettendogli di “informare” molto di più del nostro desiderio di avvicinare ciò che era lontano. ora diamo almeno qualche anno alla rete, facciamola uscire da questa adolescenza tumultuosa ma tutto sommato promettente. se abbiamo il coraggio di sperare e di desiderare qualcosa di diverso magari poi le novità arrivano davvero.

    non vedo invece il nesso, tippe, tra astensionismo politico e senso di estraneità a certe vicende che coinvolgono alcuni esponenti della chiesa. se consideriamo solo le polemiche di questi giorni la gente è vittima della generalizzazione suggerita da molti media; se invece consideriamo una certa idea “pauperistica” della chiesa è una distorsione ben più radicata, ma sempre di distorsione si tratta. dico questo non per eludere la questione che tu poni: se molta gente sente la chiesa lontana la chiesa deve porsi il problema di farsi sentire più vicina e aiutare a distinguere, con i fatti più che con le scuse e le parole, cosa in quel senso di distanza dipende da aspettative sbagliate e cosa dipende da giuste aspettative tradite. insomma deve mettersi in gioco. però è davvero paradossale che sulla questione pedofilia l’allarme cresca proprio in corrispondenza di una azione della chiesa ormai decennale di deciso ed efficace contrasto al fenomeno.
    io sarò ingenuo, ma sentendo le cronache che battono così forte su quel tasto io non penso “quanto è lontana questa chiesa da Cristo”, ma penso “quanto danno può fare a tanta gente che lavora bene nel nome di Cristo l’errore di pochi”.

    Comment di alessandro — 31 Marzo 2010 @

  6. Non mi riferivo direttamente alla pedofilia, in tv ne parlavano a quel proposito, ma i pensieri seguivano un’onda che non so ancora bene dove andava, dove andrà.Più che la pedofilia mi aveva colpito il cupolone… Il nesso, che sentivo io, era un bisogno di tornare alle origini. Quindi all’entusiasmo, allo slancio, all’ideale. Ora c’è stanchezza, sfiducia, giochi di immagine. Non so dirlo bene…maturerà.

    Comment di tiptop — 31 Marzo 2010 @

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