Cronachesorprese

6 Marzo 2010

Cos’è una rettifica

Filed under: cronache — alessandro @

Non l’ho fatto d’istinto. Come è giusto, ci ho pensato un po’. Ma mi sono iscritto anch’io al gruppo di Facebook La dignità dei giornalisti e il rispetto dei cittadini, fondato da Arianna Ciccone (per chi ancora non la conoscesse, l’ideatrice vulcanica e l’anima instancabile del Festival del giornalismo di Perugia).

Mi troverò nell’occasione insieme a tanti travaglini, a tanti grillini. Ai tanti stressati che sono antiberlusconiani per nevrosi o nevrotici per antiberlusconismo. Pazienza. La questione per me, questa volta, è cruciale: è mai possibile che i giornalisti in Italia siano così poco sensibili alla falsità di una notizia? Hanno ragione gli estensori dell’appello: non è questione politica ma solo di deontologia professionale; ha ragione Michele Serra: per un giornalista raccontare deliberatamente il falso è come per un fornaio sputare nel pane che prepara e che vende.

È vero poi che molte battaglie di principio “principiano” troppo spesso da posizioni politiche e si potrebbe legittimamente desiderare di vedere una mobilitazione analoga, ad esempio, per le falsità scritte da Curzio Maltese su Repubblica sull’otto per mille alla Chiesa cattolica. E inoltre, poiché questa faccenda del “prescritto sì – assolto no” non si presenta per la prima volta in una polemica sulla deontologia dell’informazione, ricordo en passant che il caso Andreotti è molto, molto diverso. Ciò non toglie la gravità di quello che è successo ora: il comportamento del Tg1 sulla vicenda Mills è censurabile. Se un giornalista di un servizio pubblico non si attrezza per essere inattaccabile su questioni di principio non sarò certo io a difenderlo.

Nel trolley che Arianna ha trascinato ieri mattina fino a viale Mazzini c’era anche la mia firma, e ne sono contento. Vedo peraltro che ancora ieri mattina, in presenza della delegazione da lei guidata, i rappresentanti della Rai hanno riproposto la penosa e truffaldina scusa della “rettifica implicita”. Non so se è più indisponente la notizia falsa o questa dimostrazione di protervia anche di fronte a chi si deve supporre sia adeguatamente preparato e non si beva facilmente una scusa, se non altro per avere speso un bel po’ di energie a sollevare una questione di principio.
Vediamo che dicono due delle leggi fondamentali sulla stampa.
Legge 223 del 6 agosto 1990, disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato, articolo 10:

La rettifica è effettuata entro quarantotto ore dalla ricezione della relativa richiesta, in fascia oraria e con il rilievo corrispondenti a quelli della trasmissione che ha dato origine alla lesione degli interessi.

Legge 47 dell’8 febbraio 1948, disposizioni sulla stampa (cui la legge 223 del 90 fa riferimento), dall’articolo 8:

Le rettifiche o dichiarazioni devono fare riferimento allo scritto che le ha determinate

Quindi il Tg1 non ha fatto una rettifica: il Tg1 ha dato la notizia corretta nell’edizione delle 20, quindi non nella stessa fascia oraria. E l’ha data senza fare riferimento alla notizia falsa. Ci saranno sicuramente molti casi in controtendenza, molte eccezioni; la giurisprudenza dell’Ordine dei giornalisti avrà avuto modo di esaminare la questione chissà quante volte; ma se leggo questi due semplici passaggi di leggi dello Stato io ritengo che una rettifica a mezzo stampa non possa mai essere “implicita”. Direi che sarebbe quasi una contraddizione.

4 Comments »

  1. Hai ragione in pieno. Però se veramente i giornali si mettessero a pubblicare tutte le rettifiche, e poi le rettifiche delle rettifiche, dovrebbero moltiplicare le pagine, con conseguente devastazione della foresta amazzonica.

    Diceva mio bisnonno: U giurnale u l’è cumme l’ase, quellu che ti ghe metti u u porta.

    Comment di Galliolus — 7 Marzo 2010 @

  2. fortissimo il tuo bisnonno (anche se non sono ferrato sul dialetto e non capisco una delle due “u” consecutive). ma è lo stesso del proverbio sul lotto? :-)
    no, le rettifiche da pubblicare non sono così tante. una rettifica può essere fatta su segnalazione-esposto all’ordine dei giornalisti da parte di chi si sente offeso o colpito in qualche interesse; oppure su iniziativa della redazione che si accorge di un errore particolarmente rilevante e vuole rimediare. molti errori secondari, che nessuno dei lettori nota o che nota ma non ritiene di dover segnalare, rimangono così e amen, domani è un altro giorno e un altro giornale. il caso di questi giorni è un po’ diverso: non c’è stato (ancora) nessun esposto all’ordine perché chi ha preso l’iniziativa non si poteva considerare “parte lesa”. in teoria, l’unico che avrebbe potuto chiedere ai termini di legge la rettifica era… mills :-) l’iniziativa dunque, come dice giustamente arianna nel video, era solo simbolica. però c’erano quasi centocinquantamila firme, e il TG1 avrebbe sicuramente fatto un figurone a concedere una rettifica ai sensi di legge, di fronte a un errore evidente e di fronte alla protesta di tanti cittadini, senza essere costretto a farlo dall’ordine. e invece ha fatto un’altra pessima figura, ribattendo con la scusa della rettifica implicita.
    ora io penso che, per quanto simbolica, la richiesta sia coerente e abbia sostanza; forse si può dire (l’ordine potrebbe, dovrebbe riconoscerlo) che i firmatari dell’appello rappresentano un interesse collettivo alla corretta informazione. io spero che ci siano sviluppi in questo senso.

    Comment di alessandro — 8 Marzo 2010 @

  3. Le due u direi che ci vogliono, ma la scrittura di una lingua parlata è impresa ardua. Da noi ci sono diverse scuole di pensiero per ogni campanile; l’Académia do Brénno è una bella idea ma è troppo genovese per servire anche qui a Ponente.

    Venendo al punto, tu mi stai dicendo che a norma di legge basta rettificare una volta (e ciononostante qualcuno se ne frega). Ti faccio un esempio: ho saputo che la famosa inchiesta Why not?, che ci ha angustiato per mesi e che ha permesso a De Magistris di farsi un nome ed una carriera da parlamentare europeo, si è conclusa in una bolla di sapone. Assoluzioni, archiviazioni, non luogo a procedere, qualche condanna con la condizionale per reati minori (sono scomparse tutte le associazioni a delinquere e le truffe), rinvii a giudizio che si riferiscono a quegli imputati che non hanno voluto il rito abbreviato. Diciamo pure che la notizia sia stata riportata correttamente: il punto è che ci sono decine di persone che hanno avuto per mesi nome e faccia in prima pagina, adesso meriterebbero almeno altrettanti cm2 di carta per la restituzione dell’onore perduto.

    Ma hai ragione tu, cominciamo almeno a pretendere il compitino.

    Comment di Galliolus — 9 Marzo 2010 @

  4. capisco, ma la rettifica serve solo per notizie false o, come dici giustamente, non riportate correttamente. purtroppo l’inchiesta why not, con tutto il suo portato di danni a persone che non avevano fatto nulla, c’è stata veramente. la rettifica non può riguardare la scelta dei giornalisti di considerare notizia da prima pagina un’inchiesta basata sul niente e non-notizia la sua archiviazione… questo purtroppo è un altro discorso. o meglio: per fortuna è un altro discorso, perché la selezione delle notizie, nel bene e nel male, è gran parte del lavoro giornalistico e decide molto della sua qualità.

    Comment di alessandro — 9 Marzo 2010 @

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