Cronachesorprese

1 Settembre 2009

Le 17 domande di Avvenire a Repubblica

Filed under: cronache — alessandro @

Qualcuno poco meno di due anni fa scrisse queste parole:

La Chiesa parla, ma loro si sentono giudicati, e a quel punto la trovano insopportabile. E se non si zittisce da sola, non disdegnano modalità spicce per intimidirla, irridendola e mettendola alla gogna, che poi è il supplizio più sottile della nostra epoca.

“Loro” sono anche i (o quantomeno sono ben rappresentati dai) giornalisti di Repubblica. Chi scrive invece è il direttore di Avvenire Dino Boffo nell’introduzione alla Vera questua, ottima controinchiesta di Umberto Folena a una tendenziosa inchiesta di Repubblica sull’otto per mille che circola ancora come se fosse vangelo, tanto qualcuno che abbocca c’è sempre.

La controinchiesta si conclude con uno specchietto che riassume in diciassette punti le incongruità rilevate nell’inchiesta di Curzio Maltese. Sono un po’ come diciassette domande che il giornalista di Avvenire, con l’avallo autorevole del suo direttore, rivolge a Repubblica perché risponda e faccia chiarezza. Perché si difenda, insomma: giacché dalle ben documentate pagine di Folena è evidente che il lavoro di Maltese è ben lontano dall’essere un’accurata inchiesta giornalistica ma appare piuttosto come un libello propagandistico costruito per gettare fango sulla Chiesa cattolica.
Avvenire nella circostanza non faceva altro che accogliere un invito del direttore di Repubblica Ezio Mauro: ““Saremo ben lieti di correggere gli errori in cui siamo incorsi, se riceveremo richieste di rettifiche che non sono arrivate, perché nessun punto sostanziale del lavoro è stato confutato.”

Le confutazioni dunque arrivarono, ma Repubblica non rispose. Non ha mai corretto, non ha mai chiesto scusa per avere pubblicato notizie false, non ha mai fatto ammenda di fronte ai suoi lettori per il cattivo servizio.

La cronaca di oggi parla di altro, è vero. Parla dell’ennesima figura di palta di Vittorio Feltri e di un’inedita e accidentale convergenza tra Avvenire e Repubblica e in particolare tra i suoi direttori Boffo e Mauro, coinvolti entrambi nel maldestro tentativo del Giornale di restituire pan per focaccia alla campagna delle dieci domande portata avanti da mesi da Repubblica.

Boffo fu signore ieri come lo è oggi. Non infierì contro un quotidiano che aveva sbagliato ma rimane pur sempre un grande quotidiano, una voce importante dell’ informazione italiana che è e rimane libera nonostante le intimidazioni. Oggi, anche se non può fare a meno di querelare Feltri e il Giornale, non sembra animato da propositi di vendetta o di rivalsa personale: vuole solo ristabilire la verità.

Però le parole di quell’introduzione rimangono l’interrogativo vero e più urgente a cui rispondere. Se infatti è chiaro a tutti l’uso strumentale che ha fatto il Giornale di una velina, resta da chiarire chi ha spedito quella velina ai vescovi italiani prima di pasqua, cioé ben prima che scoppiasse il caso Noemi e che Repubblica avanzasse le sue dieci domande. Feltri ha venduto veline per documenti giudiziari ma non ha fabbricato l’accusa originaria a Boffo. Non è il Giornale il nemico ultimo di Boffo e della libera informazione di parte cattolica. Ed è difficile ipotizzare che quella polpetta avvelenata venga da ambienti collegati al Pdl o addirittura da avversari dell’attuale direttore di Avvenire interni alla Cei.

Sono soprattutto altri quelli che trovano insopportabile (parola di Boffo) la libertà della Chiesa di parlare, di informare, di far sentire la sua voce nella società. O no?

aggiornamento del 7 settembre
Oscar Giannino su Sussidiario analizza molto bene il “cui prodest”… notare soprattutto i punti quattro, cinque e otto.

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