Cronachesorprese

15 Febbraio 2009

Facebook: moda, privacy e altro

Filed under: Weekly Facebook — alessandro @

Magari Facebook fosse già passato di moda: saremmo in quella fase matura in cui tutti lo usano per la sua utilità e consapevoli dei cosiddetti rischi per la privacy. Cosiddetti, sì. Non capisco come si possa parlare di allarme privacy, quando tutte le informazioni che vengono pubblicate sono pubblicate consapevolmente. E se Facebook riuscisse a monetizzare meglio la grande mole di dati che gestisce, se riuscisse a tenere il servizio gratuito offrendo agli inserzionisti aggregazioni di dati dai profili ed efficaci strumenti di sondaggio, io non avrei nulla in contrario. Come non ho nulla in contrario alle pubblicità contestualizzate su gmail, per fare un esempio. Mi dispiace che Paolo Attivissimo sia così ostile a Facebook e al social network in generale.

E mi dispiace che osservatori attenti come lui non riescano ad andare oltre quello che vedono solo come uso futile della rete a vantaggio di collezionisti di dati senza scrupoli. Valgono le stesse considerazioni che si fanno da anni per Google: è inevitabile che i servizi che funzionano in rete centrallizzino i dati sugli utenti.

Un’altra reazione che osservo con crescente perplessità è l’accusa di svuotare internet dall’interno. FB secondo molti tenderebbe ad assorbire tutta l’energia che un utente medio può dedicare alla rete, offrendo tutti gli strumenti classici di community in un framework più accattivante.
Ma questo accade per tutte le mode; e tutte le mode prima o poi, per fortuna, passano.

Quando si assiste all’imperversare di una moda ci sono, semplificando, tre reazioni possibili. La prima è annullarsi nella corrente. La seconda è ignorarla snobisticamente. La terza è seguirla con spirito critico, cercando di guardare oltre la moda, chiedendosi il perchè del fenomeno e soprattutto cercando di individuare gli aspetti del fenomeno che resisteranno al tramonto della moda.

Ora, questa efficacia per giochi, chiacchiere, scherzi tra amici conoscenti colleghi sembra l’aspetto più effimero di Facebook, ancorché il più caratteristico. Ma, mettendo un momento da parte gli aspetti di rappresentazione della persona che alla lunga risulteranno ben più solidi e caratteristici di quanto appaiano oggi, prima di Facebook tutte quelle futilities erano forse assenti? Per niente, anzi imperversavano in forme ben più invasive e deleterie. Non so voi, ma se Facebook davvero mi liberasse la posta elettronica personale e soprattutto quella di lavoro da tutti i messaggi di auguri, da tutte le catene, da tutte le segnalazioni più o meno curiose, più o meno divertenti che mi arrivano da tutti i miei contatti io sarei felicissimo. E questo un po’ sta accadendo, bisogna vedere se continuerà ad accadere anche quando la moda sarà passata.

Cos’altro può essere svuotato, poi? La blogosfera? Mah, i blog già si stavano scremando da soli, dopo l’ondata di aperture (milioni di nuovi blog in tutto il mondo) degli ultimi anni. Credevamo forse che sarebbero sopravvissuti tutti? Non era logico che ci fosse un ridimensionamento? Se si svuota un po’ la community di Splinder, tanto per fare l’esempio italiano più conosciuto, non sarà certo un gran danno. Se davvero esiste un fenomeno di migrazione da Splinder a Facebook non ci trovo nulla di strano. È quella quota di utenza internet che si sposta da un’applicazione dominante all’altra: dieci anni fa stavano tutti su Mirc o Icq o su alcune chat via web come quella di Atlantide, poi si sono spostati su Messenger, poi hanno continuato a farsi compagnia dai loro diari attraverso i commenti su Splinder e ora sono su Facebook. Niente di nuovo. Credo che sia una quota fissa di utenza, abbastanza consistente, che vuole soprattutto chiacchierare e non vuole saperne di usare internet in altro modo. Niente di disprezzabile, intendiamoci. Anzi. Ma andiamoci piano a parlare di svuotamento della rete.

La novità è forse che i chiacchieroni su Facebook ci staranno un po’ di più di quanto siano rimasti sulle altre applicazioni. Per molti motivi, che sono quelli di cui ho già parlato in post precedenti di questa stessa categoria. In sintesi, Facebook aiuta meglio di tanti altri servizi la persona a pensarsi univocamente sulla rete. E questo è un fattore che molti, anche i più attenti, stanno clamorosamente sottovalutando o demonizzando. Un fattore che invece ha e avrà conseguenze positive su alcuni aspetti della rete che molti giudicano negativamente, come la tendenza a frammentare la propria identità in tanti alias e/o avatar.

Facebook a mio parere sta facendo passare l’idea, per nulla scontata fino ad oggi, che sia un valore, un vantaggio, o almeno un vezzoso status symbol essere sempre se stessi sulla rete. E questo sta creando nuove dinamiche molto interessanti. Anche per il marketing ovviamente, ma non solo. C’è una certa differenza, per fare un esempio, tra l’adesione a una “causa” o ad altro su Facebook e un sondaggio fatto sul sito di un quotidiano. Su Facebook i temi sono mediamente più futili (e non è neanche detto), ma i risultati sono più attendibili. Devo spiegare il perché? A me sembra evidente. Ed è evidente anche ai giornalisti, che ormai hanno preso l’abitudine di sondare gli umori della gente su un argomento cercando “cause” in tema su Facebook.

E anche questa è sicuramente una moda, e parecchio fastidiosa dato che ormai non c’è più una sola edizione di un solo giornale o telegiornale che non citi FB. Ma anche questo aspetto, ne sono convinto, non tramonterà con il tramonto della moda Facebook. Che mi auguro sia davvero vicino.

11 Comments »

  1. Facebook è una realtà impressionante e, da quel che sento, di grande successo. In realtà, come dici, avere un’identità univoca porta ad una serie di nuove dinamiche che altrimenti emergono molto meno. E non sono convinto che tutte siano positive ma mi fermo qui non avendo mai partecipato a Facebook ed essendo, almeno un po’, affezionato alla privacy.
    Ciao
    S&P

    Comment di S&P — 18 Febbraio 2009 @

  2. il “tutto positivo” nelle dinamiche mediatiche è pura utopia. o meglio, dato un mezzo o un aspetto di un mezzo si potrà discutere all’infinito su quanto sia utile e quanto sia dannoso.
    noto solo che, dopo che psicologi da salotto e cassandre varie assortite hanno giocato per anni a chi faceva più allarmismo sulla pericolosità della dissoluzione dell’identità nel sé virtuale, c’è un giochino online che si chiama FB, e da un anno circa piace da matti a tutto il pianeta, in cui il valore è costituito dal rimettere insieme i pezzi di esperienza, di passato e presente, di relazioni che fanno capo a una persona. io dico che qualcosa di buono in questa dinamica c’è. basta volerlo considerare e non fare gli snob o gli apocalittici per forza.
    ciao, grazie :-)

    Comment di alessandro — 18 Febbraio 2009 @

  3. Perché scusa, secondo te non ci sono su FB quelli che si inventano un account fittizio per poter curiosare nei ca*** altrui senza però scoprirsi a loro volta? Secondo te basta un giochino da due soldi e apriti cielo, le persone finalmente si accorgono che è nessuno deve avere paura di mostrarsi per quello che è??Che ognuno a modo suo è bello? E se anche così fosse. Su facebook ci si mostra per quello che si è? Quindi una persona è una foto ( anzi, è una foto ben riuscita) e pochi qualche commento in bacheca? Io ci ho fatto un giro, ed ho provato una gran tristezza. Mi fa pensare ad un locale notturno particolarmente alla moda, dove tutti si mettono in posa e cercano di farsi vedere al massimo della forma. Mi da l’idea di una vetrina. Senza contare quelli che hanno 250 amici quando in realtà di amici veri ne hanno 6. Senza contare quelli che mettono fra gli amici la propria fidanzata, la propria mamma, la propria sorella, il proprio cane. Cioè.. e io dovrei considerare tutto ciò una rivoluzione della socializzazione? Ma via. La socializzazione esiste da che mondo è mondo, non inventiamo nulla di nuovo. Anzi.Casomai lo “svuotamento” è proprio a carico delle relazioni più intime ed autentiche.
    Un’ultima cosa sulla privacy: siamo tutti adulti e vaccinati e se quindi si acconsente alla pubblicazione dei propri dati facebook non fa nulla di male a farlo. Ciononostante mi suona un po’ strano che le stesse persone che non si fanno problemi a pubblicare ogni loro singola menata su fb siano poi le prime ad invocare il diritto alla privacy quando gli torna comodo. C’è addirittura chi si è stizzito per l’istallazione di videocamere di sicurezza a circuito chiuso nelle piazze dei propri paesi, poiché, aimé, colto da improvvisa timidezza.
    E questa sarebbe l’ultima frontiera della socializzazione eh?? Ohi ohi, siam messi male.

    Comment di Giorgia — 24 Febbraio 2009 @

  4. ma no, giorgia :-)

    avrei molte cose da dire su quello che hai scritto, però credo che molte risposte siano già contenute nei post di questa categoria.
    quindi mi limito a fare alcune osservazioni essenziali
    – non so gli altri, ma io quando parlo di social network non lo penso mai come sostituto o surrogato della socializzazione. e ci mancherebbe.
    – io credo che quelli che si inventano un account fittizio su facebook siano veramente pochi. sicuramente molti meno, in percentuale, di quelli che si trovano su chat, newsgroup, forum, e su molti servizi che a differenza di facebook sono creati per fare amicizia attraverso internet, e non per rappresentare una rete di prossimità reale. ma di sicuro il modo per rendere la vita difficile ai ficcanaso c’è, ed è semplice: basta non concedere l’amicizia a chi non si conosce. guarda che è molto più facile ficcanasare da tante altre parti.
    – sicuramente esistono modi più o meno utili, più o meno intelligenti di usare uno strumento complesso come facebook (complesso non perché sia difficile da usare, ma perché può essere usato e “interpretato” in molti modi). per questo ha senso ragionare sulla netiquette di FB: perché occorre chiedersi quali siano i comportamenti più “socialmente utili” in un network di queste dimensioni. ma è anche indubbio che facebook suggerisce, con la sua stessa struttura, di essere il più possibile se stessi. e questo mi sembra un suggerimento importante, che non si trova in tante altre regioni della rete.
    – se uno ha paura di mostrarsi per quello che è non saprà che farsene di facebook, mi sembra chiaro.
    – non so che foto hai visto tu, io personalmente ho messo foto normali, quotidiane, non solo quelle in cui posso sembrare quasi bello, che naturalmente sono rarissime ;-) e così mi sembra che faccia la maggioranza dei miei amici. mi sembra che l’uso di facebook come vetrina scintillante di una realtà personale inesistente sia molto limitato. e nel caso sarebbe immediatamente patetico. c’è molta ironia e molta autoironia tra i miei amici, cosa che sicuramente non guasta.
    – sul concetto di “amicizia” si è già scritto molto, anche qui.
    – sulla privacy sono pienamente d’accordo, sfondi una porta aperta.

    grazie, grazie davvero per la tua reazione. mi hai aiutato a mettere a fuoco alcune idee. trovo in generale degna di nota l’ostilità istintiva che il successo del network provoca in molti.

    ciao, spero di rileggerti qui.

    Comment di alessandro — 24 Febbraio 2009 @

  5. Caro Alessandro,
    il mio problema è che sono un’anticonformista di natura, e quindi tutto quel che fa moda mi da automaticamente sui nervi, di qualunque cosa si tratti.
    A fb sono stata iscritta anch’io per un po’ di tempo quando ancora, almeno qui in Italia, non era troppo famoso. Poi, al momento che è diventato un “fenomeno di massa”, ho provveduto a rimuovere per bene tutti i miei dati. Non lo faccio apposta. Provo un’ostilità a pelle per tutte le mode del momento. E quindi evito facebook. Così come evito il centro commerciale la domenica pomeriggio o il locale a la pagé. E’ una natura, o, se preferisci, un limite.
    Per tornare al pomo della discordia. Non credere, da quel che ho scritto, che io sia una conservatrice bigotta che si rifiuta di cedere al progresso tecnologico per partito preso. Ho messenger, ho la mia cara posta elettronica, e faccio un gran uso di internet. Sia per le cose ” serie” ( ad esempio le ricerche), sia per le futilità ( come leggere l’oroscopo di branco e le stelle).
    Quello che di facebook mi da fastidio è il buonismo e l’indubbia ipocrisia che trapela da quella sfilza di facce che al di là del monitor ammiccano e sorridono. Tutti sono amici di tutti. Ma quando mai? Sai quanti ne conosco che hanno una lista infinita di contatti su fb e che poi non salutano nemmeno quando li incontrano per strada? E allora, a cosa serve avere questo amico su facebook? 1) a far vedere al mondo che non siamo degli sfigati, perché gli amici ce li abbiamo pure noi. 2)curiosare nei c*** dei ” conoscenti” ( chiamiamoli una buona volta col loro vero nome) cedendo in cambio una piccola fetta della propria privacy. Nota bene, ho detto piccola. Perché fino a che si tratta di scrivere in bacheca ” sono all’università e tra poco ho un esame oddiiooooo” oppure ” stasera mi dedico al mio unico amore” siamo tutti bravi e il giochino è semplice. Vorrei vedere quanti sono però quelli che veramente hanno il coraggio di esternare il proprio stato d’animo ad una platea di ” conoscenti”. Io ad esempio non ho mai letto su facebook cose intime e profonde sul conto dei miei amici, che invece ho avuto modo di conoscere parlandoci di persona. Insomma, per dirtela in due parole: secondo me è un calderone nel quale ci finisce tutto quel che è “pacificamente accettato dalla morale comune”. Non ho mai letto di paure, dubbi, incertezze,timori, che invece caratterizzano l’animo umano, e che sono comunque una parte importante di noi stessi.
    In questo senso parlo di vetrina, in questo senso parlo di farsi vedere al massimo della forma. E per questo trovo facebook molto limitato e, soprattutto, molto falso.
    Un modo come un altro per gridare al mondo ” ehiii, sì, mi vediiii!! Ci sono anch’io!!” e per sentirsi parte ( anche se in modo virtuale) di un gruppo, di un qualcosa che è più grande di noi e che non finisce con la nostra persona. Quando alla fine non si dovrebbe proprio aver paura di stare soli con noi stessi, e di guardarsi dentro per quello che siamo. E tutto il “ronzio di sottofondo” che crea facebook distoglie l’attenzione dal nostro vero essere, ci porta fuori strada. Hai presente quella canzone di Battiato che fa ” ah, com’è difficile restare calmi e indifferenti, mentre tutti intorno fanno rumore..” Ecco, non ricordo il titolo, ma la trovo molto adeguata alla situazione e al mio modo di pensare.

    Un’ultima precisazione. Che faccio per evitare che qualcuno, leggendo il mio intervento, possa pensare che io sia una pazza furiosa vagamente visionaria.
    Il mio discorso si riferisce a chi ha 800 contatti quando ne conosce personalmente solo 5 o 6; si riferisce a chi ha poche amicizie di qualità e cerca di consolarsi con la quantità.
    Non a quelli che usano facebook come una versione evoluta di messenger. E cioè a quelli che hanno per amici le persone che lo sono anche nella quotidianità.

    Basta, per ora chiudo qui e vado a farmi qualche amico su facebook…NO, DAI, SCHERZO!!

    Senza rancore e a presto,

    Giorgia.

    Comment di Giorgia — 25 Febbraio 2009 @

  6. senza rancore? c’erano occasioni di rancore e non me ne sono accorto? :-)
    confermo, trovo le tue reazioni molto utili. le divergenze sono tra semplici punti di vista (modi di vivere e di vedere un fatto) senza potenzialità di conflitto, mi pare.

    la canzone di battiato è “bandiera bianca”. quando battiato era ancora un adorabile anticonformista.

    io ho fatto il contrario di te: sono stato per molto tempo indeciso se iscrivermi o no, poi mi sono iscritto nel momento esatto in cui il fenomeno FB è è esploso anche in italia. cioé sono stato “dentro” all’esplosione, sono un frammento piccolissimo delle centinaia di migliaia di utenti che hanno provocato il botto. poi hanno cominciato a parlarne i giornali.
    ma io non sono un conformista, proprio no.

    e neanche un ipertecnologico. non è questione di “progresso” o di uso delle tecnologie. forse è giunto il momento di usare con più moderazione queste categorie quando si parla di utenti internet. l’utente internet non può essere più classificato ipso facto come un tecnologo smaliziato, e l’internettofobo non è necessariamente un parente prossimo di fred flintstone.

    ma davvero ti sembra che facebook sia molto “rumoroso”? moda a parte intendo, che passerà presto. FB a mio parere riduce la quantità di rumore sulla rete, intendendo per rumore un disturbo che contrasta l’efficacia di un atto di comunicazione. lo riduce perché mette in un posto “giusto” (le riunisce e le mette al servizio di una metafora di comunicazione) tante cose che altrimenti vagherebbero per la rete come meteoriti. FB è un catalizzatore di elementi che in altri luoghi e contesti della rete sarebbero rumore, mentre nell’ambiente FB non lo sono.

    a te sembra “rumoroso” il vantare centinaia di “amici” quando bene che vada se ne hanno due o tre. ho sentito parlare di qualcuno che si sente ingaggiato in una gara a chi colleziona più amici. è una tendenza che riscontro solo in una piccolissima parte dei miei amici. è una delle tante “manie” che sono attestabili in un fenomeno di moda. quando passerà la moda questo “rumore” sparirà del tutto. ma intanto non è un rumore soverchiante, nel network: il nocciolo duro è il continuo scambio e condivisione di informazioni tra utenti collegati.

    perché dunque farsi distrarre da questo rumore e non considerare invece quanto sia interessante una rappresentazione così immediata della propria rete di amicizie, conoscenze, prossimità? basta cercare di rappresentarla così com’è, e dalla mia esperienza mi sembra che quasi tutti facciano così.

    si è discusso molto, si è scritto a fiumi sul concetto di “amicizia” su facebook. è chiaro che è un concetto metaforico, allegorico. inutile ragionarci ancora. quello che è ormai di dominio comune, anche per chi non usa facebook, è che dire “amico su facebook” non è lo stesso che dire “amico”. ma non è neanche lo stesso che dire “estraneo”. conosci la teoria dei gradi di separazione? facebook permette di sperimentarne la validità con una immediatezza e una facilità di “amministrazione” che in altri modi sarebbe impensabile.

    interessante l’osservazione che fai sullo “scambio”: cedo una piccola quota di fatti miei per farmi quelli degli altri. più è grande la mia rete, più il saldo è positivo. per nessuno è negativo. bene, mi sembra che non ci sia proprio niente che non va in questo meccanismo. non è un meccanismo originario di facebook. e poi se decido di condividere delle informazioni, vuol dire che ho piacere che gli altri le apprendano e le usino.

    essere in relazione con una persona significa avere un qualche motivo di interesse (grande o piccolo) ad avere sue notizie. io ho quasi duecento amici su facebook. se dovessi dedicarmi ogni giorno a cercare notizie su ognuno non farei quasi altro. collegarmi quei cinque o dieci minuti la sera a facebook mi permette di rimanere sintonizzato con tante persone che non avrei modo di vedere. è un aiuto in più, non sostituisce nulla. gli aggiornamenti magari sono semplici battute, commenti istantanei su un fatto del giorno, notifiche in stile “come sto”, “come mi sento”. niente di “profondo”? ma la conoscenza tra umani è un fatto incrementale. tutto fa, anche le piccole cose e i piccoli gesti.

    il contenuto, o almeno il sottotesto più frequente è l’affetto, non so se è chiaro. è un piccolo gesto di affetto condividere aggiornamenti su qualcosa che mi riguarda, e leggere quello che vogliono mettere in condivisione gli altri. io mi stupisco che non si veda questa componente, o che si sottovaluti con tanta leggerezza. e dico questo perché a me è capitato di dire anche cose abbastanza personali. e di leggerle dagli altri. io questo coraggio ce l’ho, e l’ho trovato anche negli amici.

    più questo scambio è quotidiano, più l’effetto “vetrina” diventa irrilevante, o svanisce del tutto. ma è anche evidente che FB dà qualcosa in più di messenger, altrimenti non si sarebbe affermato. guarda la complementarità, guarda lo specifico di FB. la cerchia dei contatti è più larga: riguarda tendenzialmente tutta la tua vita e la tua esperienza, o almeno quelle parti che “senti” di voler conservare attive. “chiami dentro” qualcuno nella tua rete e lo abiliti a sapere qualcosa di te ogni giorno, indipendentemente dalla possibilità e dalla voglia di farci grandi conversazioni ogni giorno. non trovo proprio nulla, in tutto questo, che possa “distrarmi” dalla mia “essenza”.

    ma in definitiva, per evitare equivoci: io non sono un “fan” di facebook. mi interessa facebook perché in questo momento a mio parere è utile a far percepire la rete per quello che è e deve essere, “per” la persona, con la persona al centro. anche con il rischio collaterale di una piccola quota di narcisismo, che ci sta, che può accadere. siamo stati “allevati” per quasi un secolo nel brainframe di mezzi di comunicazione di massa monodirezionali: un po’ di narcisismo digitale ce lo possiamo concedere. la rete sarà una novità buona, in prospettiva, nella misura in cui darà valore non più a masse indistinte, ma a persone, a storie, a “facce”. FB non è che un piccolo caso in questa grande sfida. ma mi piace guardarlo da questa prospettiva. e del resto mi importa davvero poco.

    ciao, grazie ancora :-)

    Comment di alessandro — 25 Febbraio 2009 @

  7. Ok Alessandro ok.
    Rispondimi però ( se ti va) a qualche domanda serrata.
    Hai 200 amici su fb. Il “sottotesto” più frequente dei loro messaggi è l’affetto. La condivisione di piccoli attimi di quotidianità. E molto spesso sono i piccoli gesti e le piccole attenzioni che fanno le grandi cose. Concordo in linea di massima. Ma, tanto per tornare alla da te citata ” teoria dei gradi di separazione”, non ci sono solo il bianco e nero. Ci sono anche i grigi. Quindi se è vero che fino a due anni fa fb era pressoché sconosciuto è anche pur vero che prima della scoperta facebook non è che vivessimo proprio nel paleolitico, di modi per comunicare ce n’erano assai. Come mai non ti è mai venuta voglia di contattarli via sms questi 200 amici che hai, o di fargli una telefonata una volta ogni tanto, oppure di scrivergli una lettera o che so io? Come mai questi amici sono stati persi strada facendo? C’era bisogno di facebook ? E se da domani facebook non esistesse più..cosa ne sarebbe di queste amicizie/ conoscenze? Finirebbero un’altra volta nel dimenticaio?
    Ma soprattutto. Cosa te ne fai del ” come stai” di una persona/ conoscente che non fosse stato per fb avrebbe continuato ad ignorarti? E’ un ” come stai” che sa di dovuto, che sa di convenzionale, che assomiglia a quel ” come stai” che rivolgi al conoscente che non vedi da un secolo e che trovi per caso in treno, e di cui malapena ascolti la risposta. Capisci perché mi sembra falso? E squallido?
    Perché a me di avere una gran quantità di conoscenti a cui frega poco e nulla di me non me importa niente.
    Preferisco averne due che mi chiedono ” come stai” una volta a settimana, anziché 1.000 che me lo domandano tutti i giorni. Perché quel ” come stai” è autentico, è detto col cuore.
    Tutto il resto è noia, tutto il resto è, appunto, rumore.
    Quanto all’essere stati allevati in un’epoca in cui i mezzi di comunicazione di massa sono monodirezionali, potrei semplicemente risponderti..e allora? dove sta il problema?
    Io in televisione non ci voglio stare, che ci stiano le Gruber, i Mentana e i Vespa della situazione.. non li invidio!
    A ognuno il suo, a ognuno il suo ruolo.
    Che poi..che gran soddisfazione rifarsi in popolarità tramite facebook. Che rivalsa sociale avere il bel nostro faretto ben puntato sulla testa per far sapere che esistiamo. Eccoli qui i nostri cinque minuti di gloria.

    Ciao e grazie a te, se non altro sei una persona con cui si può parlare ( e che oltretutto sa scrivere).

    Mi togli un’ultima curiosità? Che studi hai fatto? Sociologia? Scienze Politiche? Filosofia? O che altro?

    Comment di Giorgia — 26 Febbraio 2009 @

  8. sì, ne ho voglia. ho scritto tanto e velocemente, scusa se la risposta ti sembrerà un po’ prolissa e “grezza”, stasera non ho il tempo e la lucidità sufficienti per rifinire, ma voglio risponderti.

    non mi è mai venuta voglia di contattarli? ma certo che sì, e quando possibile l’ho fatto. non con tutti, certo. però facebook è maledettamente comodo ed economico. parlo simultaneamente a tutti, e questo non esclude naturalmente la possibilità di parlare con qualcuno singolarmente, anzi aumenta le probabilità che accada. quello che dico adesso, o che dice un altro, può essere occasione oggi per uno scambio di battute e di maggiori informazioni uno a uno, per un approfondimento con messaggi privati. domani toccherà a un altro. un altro ancora si farà vivo (o io mi farò vivo a lui) quando gli aggiornamenti reciproci avranno raggiunto una certa “massa critica” tale da far scattare qualcosa.
    e insomma FB aiuta, rende i contatti più facili, fa in modo che le opportunità aumentino. è chiaro, no?

    ripeto, non lasciarti sviare dall’ “amicizia”. o meglio, dipende dall’interpretazione individuale. niente ti impedisce di qualificare come “amici” soltanto quelli che senti davvero come amici, che vedi o senti con una frequenza da te considerata apprezzabile, insomma quelli per i quali puoi dire amici senza usare virgolette.
    bene. altri usano criteri più larghi, e includono anche i conoscenti, o i vecchi compagni e colleghi. sono proprio i “grigi”, forse, l’aspetto più interessante: a te non importa nulla, a me sì. il punto è: definisci l’insieme delle persone che ritieni utile, divertente, interessante includere nella tua rete. l’importante è che tu ti senta a tuo agio nel momento in cui condividerai con tutti un’informazione, un’opinione, una foto, un link, qualsiasi cosa. può essere anche una sfida. raduni tutti i contatti che puoi e dici a tutti: io ora sono questo, penso questo, mi piace questo e non mi piace quest’altro, vedete un po’ voi. butti il sasso. puoi ritenere interessante farlo, no? puoi vedere che succede. magari hai ritorni sorprendenti da persone dalle quali non te l’aspettavi, nel bene e nel male. magari puoi decidere una volta per tutte che sì, con quel tale non voglio proprio più avere niente a che fare. e lo togli dalla rete. puoi decidere in una prima fase di usare criteri molto larghi, vedere come evolve la situazione e poi restringere ai contatti che hai sperimentato possano essere ancora attivi e significativi. io forse farò così.

    non so, mi sembra davvero strano che non si veda quante potenzialità diverse, quanti modi diversi ci sono di interpretare e vivere lo strumento facebook, e si cerchi di chiudere la questione con giudizi lapidari che assolutizzano un aspetto, presentandolo come “male”. credo che sia una reazione istintiva alla complessità: le tante possibilità disorientano, sono causa di ansia per molti.

    FB aiuta a togliere convenzionalità al “come stai”. in effetti non ho fatto un esempio calzante: aggiornare il messaggio di stato non è proprio come rispondere alla domanda “come stai”. i convenevoli li evadi una volta per tutte, quando includi un altro nella tua rete. anzi puoi evitarli anche in quel momento. poi non hai bisogno di rompere il ghiaccio tutte le volte. capisci perché non mi sembra né falso né squallido, ma sostanzialmente nuovo?

    ma neanch’io voglio stare in televisione! :-) ho parlato di struttura mentale, non della partecipazione attiva alla televisione.ma sai come si dice anche della politica: tu puoi anche decidere di non occuparti di politica, ma la politica si occuperà di te. per la televisione è analogo. forse a volte dò per scontati troppi passaggi. l’essere “homo televisivus” dipende poco da quanto si guarda la televisione. un mezzo di comunicazione dominante dà forma comunque alle relazioni sociali in una data epoca. e non c’è dubbio che, nonostante la grande crescita di internet negli ultimi anni, siamo ancora pienamente nel brainframe televisivo. tutti, anche quelli che “io la televisione non la guardo mai”. non è necessario hegel per capirlo: se la mia posizione, se la mia autocoscienza è determinata dal no, dalla negazione di qualcosa, è sempre quel qualcosa che mi determina. anzi, quel qualcosa ha bisogno della mia negazione perché il processo dialettico progredisca.

    tu stessa hai usato categorie televisive (il “faretto”, e la citazione di warhol che parla proprio del modello televisivo di celebrità).
    il fatto nuovo è che quelle non sono categorie adatte a ciò di cui stiamo parlando. non c’è una proporzione esatta tra il concetto di popolarità che stai usando e la cosiddetta “popolarità” su facebook. non sono neanche concetti del tutto differenti: ma facebook, proprio per la capacità che ha dimostrato di tirare dentro la logica delle conversazioni online molti che non ne avevano mai voluto sapere, sarà probabilmente uno dei luoghi “popolari” in cui la gente capirà e comincerà a sperimentare la differenza. differenza che poi, è auspicabile, applicherà in altri contesti.

    all’interno della tua rete parli solo con persone che conosci una a una o con le quali hai almeno avuto un contatto per confermare un’amicizia. che magari non esiste, ma l’antecedente è sempre e comunque un’elezione reciproca, uno a uno. questo può essere visto come forzato in una prospettiva “ecco i miei veri amici” ma è determinante per la forma della comunicazione che in quell’ambiente si sviluppa. quindi è valido anche per i gruppi di fan, per i gruppi di discussione, per tutto.

    facebook è interamente profilato, e quindi la “pubblicazione” di qualsiasi cosa non ha un impatto “monolitico” da uno a molti. la selezione di notizie che compone una bacheca è diversa per ogni utente ed è quasi sempre diversa a ogni refresh anche per il singolo utente. il meccanismo di identificazione e riconoscimento tipico del pubblico televisivo salta completamente. facebook non è altro che un sistema di notifiche organizzato bene intorno a una buona idea di comunicazione. è un buono strumento che potenzia la comunicazione interpersonale e la ibrida con forme di comunicazione tra individui e gruppi. ha degli elementi di novità sostanziali, anche rispetto agli altri strumenti che si sono affermati su internet.

    io credo che la suggestione che ti fa assimilare il cosiddetto “successo” su facebook alla popolarità televisiva sia determinato dall’invadenza attuale del network nelle conversazioni. può dare fastidio. vedi anche quello che succede qui a visitatori abituali del mio blog, amici “veri” peraltro, ai quali non piace che io parli troppo di facebook. e anche a me dà fastidio trovarlo troppo nelle conversazioni, al di là di qualche accenno. ma se accade vuol dire che molti trovano soddisfazione, piacere, trovano lì qualcosa di interessante. vorrei aiutare a ragionare, a considerare criticamente il buono, guardando oltre il fenomeno di costume. più ne parlo, più mi confronto con posizioni come la tua, più mi sembra importante.

    io ho studiato filosofia e giornalismo. tu? :-)
    ciao

    Comment di alessandro — 26 Febbraio 2009 @

  9. Laureata in scienze politiche ( pentita) e arcistufa della demagogia!

    Comment di Giorgia — 28 Febbraio 2009 @

  10. Aggiungo un’ultima considerazione: non sto insinuando che la tua sia demagogia, sia chiaro. Anzi, hai argomentato molto bene e capisco il tuo punto di vista, pur non condividendolo.
    Ho provato a stare un po’ su facebook, ma mi sembrava solo 1 modo per farmi gli affaracci altrui ( puoi venirmi a dire che si accettano solo le amicizie che si vogliono o che si pubblica solo ciò che ci pare..ma come la metti con gli amici degli amici? Se io sono amica di A e scrivo sulla sua bacheca ti pare giusto che il mio commento lo debbano leggere i 3.000 amici di A che io manco conosco?)
    Inoltre. A me non causano ansia le tante “possibilità” che offre facebook, al contrario. Mi causa ansia che non ne offra nessuna e che a tanta gente piaccia da impazzire, quando io non riesco proprio a vedere tale divin grandezza.

    Comment di Giorgia — 28 Febbraio 2009 @

  11. sì, mi pare giusto che gli amici di A vedano quello che scrivi sulla bacheca di A :-)
    è la rappresentazione di una dinamica molto naturale. provo a parlarne nel post di oggi.

    per me è una grande possibilità parlare contemporaneamente a duecento persone che per motivi diversi hanno avuto a che fare con me durante tutta la mia vita. però capisco la tua reazione, come capisco quella dei miei amici: allo stato attuale sembra che facebook sia molto di più di quello che è. sembra, da come molti ne parlano, che possa “risolvere” qualcosa, mentre non risolve nulla, è solo uno strumento che aiuta la comunicazione interpersonale e tra gruppi e riesce a farlo in maniera divertente, senza pesantezza.

    sarà molto più utile di adesso quando diventerà una cosa normale e scontata, quando non sarà più un elemento di “distinzione” tra chi ce l’ha e chi non ce l’ha, ma si potrà parlare solo di chi lo usa e di chi non lo usa. sarà davvero utile, soprattutto, quando la gente capirà che il punto non è facebook o un’altra applicazione web di successo, ma l’essere dentro la rete semplicemente perché si è vivi, perché si è cittadini, perché si è lavoratori, perché si coltivano passioni e interessi. il successo di facebook, anche se mi fa piacere per i molti motivi che ho illustrato, dimostra d’altra parte che ancora non ci siamo: se FB fa il “buttadenro” con tanta facilità vuol dire che la rete viene usata ancora troppo poco.

    Comment di alessandro — 1 Marzo 2009 @

RSS feed for comments on this post. TrackBack URI

Leave a comment


Powered by WordPress. Theme by H P Nadig