Sulla vicenda di Eluana Englaro ho poche certezze e molte domande. In generale anche sull’eutanasia, perché ogni nuovo caso mi sembra diverso dal precedente. La vicenda di Terry Schiavo l’ho trovata a suo tempo orribile, non solo per la fine che ha fatto ma soprattutto perché si è deciso di andare contro la volontà di una parte dei suoi congiunti.
Non ho certezze neanche sul testamento biologico.
Ho alcune domande a cui non so rispondere, e le scrivo qui non per avere risposte oggi ma per fissarle in questo momento in cui pare (e sottolineo pare) che si stia violando un principio mai violato finora nell’Italia repubblicana, quello dell’indisponibilità della vita nella fase dopo la nascita (perché la fase prima è già bella e violata).
Domanda 1
Se insieme all’alimentazione vengono somministrati ordinariamente a Eluana dei farmaci senza i quali non rimarrebbe in vita, perché sospendere l’alimentazione e l’idratazione? Non basterebbe sospendere i farmaci? Se il suo è un caso di accanimento terapeutico lo è in virtù di una terapia. Non so cosa dicano i protocolli medici, ma a me proprio non va di classificare l’alimentazione e l’idratazione come terapie, anche quando possono avvenire solo in modalità assistita. E non voglio essere costretto a chiederlo a un medico: anch’io ho il vizio di bere e di mangiare, mi ritengo esperto a sufficienza in materia.
Domanda 2
La corte di appello contro la sentenza di primo grado, e poi la corte costituzionale contro la cassazione, hanno stabilito che il padre sta cercando di rispettare la volontà che la figlia avrebbe espresso quando stava bene. La Consulta ha anche detto che Eluana ha sempre dimostrato “una straordinaria tensione verso la libertà“, e che sicuramente avrebbe giudicato una vita come quella che sta conducendo non degna di essere vissuta. Sì. Quando stava bene. È tutto lì il problema. Ma mettiamo che Eluana non avesse dimostrato questa grandissima tensione alla libertà (che poi non so bene che significa: se fosse stata una taciturna e non esuberante che stava sempre buona e non dava mai fastidio a nessuno avremmo pensato che lo stato vegetativo non l’avrebbe disturbata?): la decisione sarebbe stata diversa? La libertà si manifesta dall’interno delle condizioni in cui siamo. Se no è solo teorica. Nessuno può dire quale sarebbe ora la volontà di Eluana. Nessuno, neanche chi la conosce da sempre. È un mistero di fronte al quale bisognerebbe imparare a stare. E non è una questione religiosa, o meglio, è una questione religiosa non in quanto attinente a una fede ma in quanto attinente all’esistenza umana, perché il rapporto con il mistero è un fatto esistenziale. La domanda dunque è: chi vuole imparare a stare di fronte al mistero? Che è come dire: chi vuole imparare a stare davvero al mondo?
Domanda 3
Per quanto sia possibile, voglio bene a Eluana. Tutti vogliamo bene alla sua immagine di ragazza giovane e sorridente che suo padre, giustamente, vuole che prevalga sulla sua immagine attuale. Ma non tutti, mi pare, hanno resistito alla tentazione di convogliare questa emozione, questo affetto nella lotta a un avversario che è tutto nella loro testa. Quando Eluana qualche settimana fa ha avuto quell’emorragia che ha rischiato di ucciderla (e tra l’altro: all’emorragia ha reagito il suo corpo o ha reagito lei? C’è qualcuno che ha in mano una risposta certa a questa domanda, una prova sperimentale che certifichi che un corpo così debilitato e così staccato dalla volontà di vivere, come pretendono in troppi, sia capace di sconfiggere una crisi come quella e ripararne i danni?) ho letto cose orribili. Molti hanno detto: resisti Eluana, non dargliela vinta a chi vuole una tua morte naturale, a chi vuole vederti soffrire a tutti i costi. La domanda è: siamo così meschini e infantili da misurarci soltanto sul “chi vuole davvero bene a Eluana”, come se ci fosse un criterio oggettivo per stabilirlo? Siamo così aridi da additare chi reagisce diversamente da noi come nemico di Eluana? Siamo così accecati dall’ideologia da non sentire che Eluana in questo momento non ha nemici, ma ha soltanto intorno tanta gente più impaurita e sbigottita di lei, perché tutti sappiamo che la sua immagine è quella della nostra fottuta paura di trovarci nella stessa situazione? Di fronte a Eluana non c’è padre e non c’è amico, non c’è magistrato e non c’è cardinale, non c’è attivista pro eutanasia e non c’è medico maniaco di accanimento terapeutico che possa pretendere di possedere il significato della sua vicenda.
Ecco qui, questo è quanto mi frulla in testa.
Aggiungo che di tutti i post che ho letto ho trovato utile e ho gradito in particolare quello del pensatore.
boh, penso che si sia voluta aprire surrettiziamente la strada all’eutanasia. oggi eluana, domani il nonno che non vuol sapere di morire eppure lascerebbe un appartamento
ciao
s
Comment di stefano — 15 Novembre 2008 @
eh, naturalmente lo temo anch’io. ma è proprio sull’eutanasia che non so ancora bene cosa pensare. l’idea di eutanasia in sé mi ripugna. ma le fasi finali della vita sono molto difficili da comprendere e definire. e tutti i casi che sono capitati finora mi sembrano uno diverso dall’altro. sono tante le variabili da considerare: non solo le condizioni del malato ma il rapporto con i familiari. per una eluana ci sono in italia centinaia di casi in cui le famiglie si prendono cura dei loro cari in stato vegetativo, anche in mezzo a mille difficoltà, e non ci rinuncerebbero per niente al mondo. se ora la corte costituzionale dice che eluana può morire, di questi casi che dobbiamo pensare: che i parenti sono egoisti, che fanno vivere i loro cari in condizioni subumane perché serve a loro? no. e allora per il momento l’unica risposta che ho è che ogni caso fa storia a sé e va esaminato nelle sue particolarità. questo naturalmente non vuol dire che la legge non possa e non debba porre dei limiti e delle regole.
insomma, una legge ci vuole. e non sarà semplice scriverla.
Comment di alessandro — 15 Novembre 2008 @