Chiedo scusa a Estrellita per aver replicato troppo nei commenti di un suo post a un altro commentatore. Ma non sopporto chi vuole per forza dipingere la chiesa e la gerarchia come una realtà retrograda, segnata da un gretto conservatorismo. Di solito accade quando un cattolico costringe tutti ad andare ai fondamenti non di una fede, ma della vita civile: e lo fa perché è in grado di farlo, mentre altri sembra che davvero non ne siano più capaci. Lo ha fatto Bagnasco l’anno scorso quando gli è capitato di dare un giudizio sull’ipotesi dei Dico che ha scatenato un putiferio ingiustificato. Uno spera che il tempo faccia giustizia di reazioni idiote, ma poi se le ritrova belle intatte dopo un anno e mezzo, idiozie storicizzate che sperano solo così di autonobilitarsi.
Certo c’é un problema di intolleranza molto grave all’origine di queste reazioni. Secondo molti la Chiesa non dovrebbe più permettersi di intervenire nel dibattito sui diritti civili secondo la propria cultura, secondo la propria idea di uomo. Ma con l’ umanesimo cristiano sono costruite la nostra convivenza civile, la nostra costituzione, le nostre leggi e quindi chi indulge in quell’intolleranza non è più in grado poi di spiegare a se stesso perché ad esempio il matrimonio eterosessuale, e solo quello, è previsto dalla costituzione. Significa non aver mai riflettuto seriamente sull’idea stessa di Stato e lasciarsi emozionare da ipotesi che sono viste come destinazioni ineluttabilmente progressive, mentre sono semplici opzioni che possono essere prese in considerazione ma anche no, perchè i diritti fondamentali sono già garantiti a tutti.
Lo Stato nasce da un patto all’interno di una comunità nazionale. Cambiare la definizione di famiglia signifiica non soltanto riscrivere la costituzione, ma anche scrivere un nuovo patto, significa andare alla radice. Si può anche fare, non è un tabù. Peò bisogna esserne consapevoli. La proposta dei Dico non andava così a fondo, dato che regolava solo le convivenze senza equipararle alle famiglie, però poneva in nuce il problema di un mutamento più radicale, e la dichiarazione di Bagnasco guardava in avanti prefigurando quale era la questione successiva che avrebbe potuto essere posta. Portando esempi, tra l’altro, da ciò che succede in altri paesi. A quel punto gli idioti cominciarono a strillare e a dire che per il presidente della Cei conviventi, omosessuali e pedofili erano la stessa cosa. Un delirio. Bagnasco invece aveva chiesto solo di considerare cosa potrebbe succedere se lo Stato rinunciasse a definire la famiglia anche nella sua natura (che gli idioti traducono, con esemplare rozzezza: entrare nella stanza da letto dei cittadini) e si limitasse a descriverla come generica convivenza di adulti consenzienti.
Come ho detto altre volte, se le convivenze civili in Italia verranno equiparate al matrimonio non sarò d’accordo, ma non mi straccerò le vesti. Noterò soltanto il rischio a cui andremo incontro: perdere le differenze, annacquare l’istituto matrimoniale mischiandolo con realtà ed esigenze del tutto diverse. Rischio civile, non morale. Perdere differenze e varietà non è progresso, perché le differenze e la varietà sono la ricchezza e la bellezza del mondo, come dice giustamente un altro commentatore di Estrellita.