Mi sto appassionando alla nuova tangentopoli genovese, per tanti motivi. E quelli politici sono i meno interessanti.
Il motivo principale è che mi è capitato diverse volte, per lavoro, di incrociare alcuni degli attuali indagati, sempre in occasioni pubbliche: ho quindi un’impressione soggettiva e un’opinione su queste persone. Mi sembra una buona occasione per capire qualcosa di più sulle dinamiche di questi abusi, che accadono facilmente a livello locale quando una parte politica governa per tanto tempo. Il consenso reiterato e senza grandi scossoni crea concentrazioni di potere e illusioni di impunità che portano istintivamente a “osare”. Ancora non abbiamo gli anticorpi per impedirlo.
La lettura dei giornali in questi giorni è stata dunque più interessante e istruttiva del solito, e lo sarà ancora per un po’. In attesa di fare analisi attendibili (oggi è veramente difficile) consiglio di leggere il verbale dell’interrogatorio di Massimo Casagrande, pubblicato sul sito del Secolo, che riassume le linee principali dell’occasione che ha fatto l’uomo ladro e fornisce una prima mappa utile per orientarsi nel mare magnum delle intercettazioni.
Una curiosità: non avevo mai visto l’originale di un verbale di questo tipo. Mi diverte che gli inquirenti chiedano, oltre alle generalità, anche lo pesudonimo/soprannome. Penso che per indagini sulla mafia e sulla criminalità organizzata sia un dato fondamentale, ma è buffo immaginare il magistrato o i funzionari che lo chiedono a un giovane avvocato ed ex consigliere comunale.