Annunciatore, vabbé… capiamoci.
Per i nostri colleghi uomini il difficile è verificare. Per noi il problema è inverso, ma il compito non è meno duro: guardiamo la verità nuda e splendente e dobbiamo vestirla di parole, immagini e significati sensibili, per non accecarvi e confondervi. Come questa storia del Cielo, ad esempio. Un colpo di genio di un caporedattore arcangelo di grande esperienza, un maestro: è ormai diventata un classico, tanto che l’anno scorso è stata inserita in un protocollo ufficiale di comunicazione con gli uomini. Sei in cielo, discendi dal cielo, eccetera. In effetti, è una delle migliori che abbiamo trovato. Per ora.
Ma sia chiaro, questo potete capirlo: nessuno passa veline, “lassù”. Siamo spiriti anche noi, fino a prova contraria. Non marionette né maggiordomi. E neanche ambasciatori. Qualcuno fa il portavoce e lavora negli uffici stampa istituzionali (sono Tre i principali), ma solo per facilitare il compito a noi, che stiamo in prima linea e abbiamo bisogno dei loro comunicati. Io ho un contratto da inviato, ma decido io dove andare. Se una storia mi intriga, parto.
E credete che ci sia la ressa, attorno a questo sepolcro? Per ora sono arrivato solo io. Non sono più i tempi delle press conference spettacolari a cui invitavamo eccezionalmente anche il collega Isaia. Uscivi e il pezzo era già pronto, perfettamente chiaro in testa: Incipit quasi obbligato (Sanctus, Sanctus, Sanctus) e poi via di esperienza. No, ora che i tempi sono maturi il mestiere è cambiato. Qui non ci sono le schiere delle grandi occasioni a contendersi il particolare o la dichiarazione esclusiva. I colleghi prendono tempo. Grandi discussioni, negli ultimi tre anni. Come raccontare questo nuovo corso? Sono arrivati esposti a pioggia al Consiglio dell’Ordine, dopo i primi miracoli. C’è chi solleva eccezioni deontologiche e fa pressioni enormi. Si sostiene che i miracoli (e soprattutto le resurrezioni: non vi dico la bolgia, nel dopo Lazzaro…) non si possono raccontare in maniera troppo diretta. Dicono che si devono usare forme diverse dalla cronaca, generi un po’ datati come “visioni mistiche”, “locuzioni interiori”, “intuizioni spirituali” o addirittura “miti” e “leggende”. Bah! Volete sapere che ne penso? Balle da pennivendoli. La sindrome di Lucifero non è mai scomparsa del tutto. “Per rispettare la natura umana”, dicono. Ma sono tutte scuse. Forme subdole, “moderne”, ripulite, “culturali” di invidia angelica. Nel rapporto con gli uomini si è fatta più scaltra. Vuole anzi sembrare più realista del re, vuole dettare le regole, cosa e come si deve comunicare, cosa si deve dire e cosa non si deve dire.
Io me ne fotto, mi denuncino pure al Consiglio: rispondo alla mia coscienza. Ecco che arrivano le donne. Sì sì, è vuoto, proprio vuoto. Guardate pure, non c’è proprio nessuno. Risorto, vi dico. Ri-sor-to. Se consultate l’archivio capirete, dalle ultime dichiarazioni ufficiali, che potevate anche aspettarvelo.
Vivo. Alive and kicking. Andate a dirlo ai vostri amici. Resteranno basiti ma poi capiranno. E anzi, sto pensando: non è che alcuni di loro, magari i meno cagasotto, hanno voglia di diventare colleghi?
wow.
non so se ci ho capito qualcosa, ma è una roba tipo la “messa beat”?
;-)
Comment di alga — 24 Marzo 2008 @
mmm… non credo che piacerebbe a chi faceva la messa beat. forse a qualcuno :-)
Comment di alessandro — 25 Marzo 2008 @
commento qui perchè sul’ultimo post è off!!
riguardo al video: bellissimo!!! e comunicare con la musica è come sapere un’altra lingua e parlare un linguaggio universale!!!
Comment di silvia — 27 Marzo 2008 @