Cronachesorprese

17 Gennaio 2008

Galileo, un appassionato di ingerenze

Filed under: cronache — alessandro @

Faccio un post un po’ più lungo del solito per chi ha voglia di approfondire. Il mio amico Searcher ha accolto gentilmente il mio invito e ha riassunto la vicenda di Galileo.
Come nel suo stile, la spiegazione è semplice e alla portata di chiunque, anche dei professori della Sapienza ;-)
Sono cose che dovrebbero essere ultranote e non dovrebbe essere necessario un fisico, quale Searcher è, per ricordarle. Forse non è tutto, forse c’è dell’altro: non si tratta di chiudere una questione storiografica ancora oggi aperta. Anche senza le semplificazioni illuministiche probabilmente il caso Galilei appassionerebbe ugualmente: ma forse i termini della questione sarebbero un po’ diversi e le diverse interpretazioni non sarebbero così antitetiche come avviene oggi.

1 – La frase incriminata è di Feyerabend. Ho letto uno dei suoi libri, mi sembra uno che pur di andare contro la maggioranza abbraccerebbe il sistema tolemaico. Sarebbe interessante trovare il contesto, così come hai fatto per la citazione della citazione. E bisognerebbe capire se si riferisce al processo del 1616 o a quello del 1633: il primo fu un processo per eresia contro la dottrina copernicana, nella quale Galileo fu coinvolto in maniera ufficiosa; il secondo fu un processo disciplinare contro Galileo, che non aveva rispettato le conclusioni del primo ed aveva ottenuto l’imprimatur per il “Dialogo” in maniera non del tutto trasparente.

2 – Sui processi non ci sono grandi verità nascoste: abbiamo i verbali. Si tratta di capire di cosa si parla, e purtroppo quei pochi che leggono i verbali dei processi raramente capiscono di cosa si parla. Quelli che potrebbero capire, di solito hanno solo ascoltato la leggenda di seconda o terza mano.

3 – Galileo non fu mai torturato: certo, secondo le consuetudini dell’epoca la tortura veniva praticata, ma gli ultrasessantenni erano esentati per legge, e Galileo ne aveva quasi 70 durante il processo. Non solo: Galileo non subì mai un arresto e non fece un solo giorno di galera. Durante il processo del 1633 alloggiò dall’ambasciatore del Granduca di Toscana, a Trinità dei Monti. Si presentò al processo su semplice invito del tribunale, che fu così gentile da attendere sei mesi tra qualche certificato medico (sono tutti a verbale) e difficoltà del viaggio. In effetti, Galileo dovette trattenersi ad Acquapendente per una quarantena sanitaria, ospite di una squallida pensioncina, e sempre si riferirà a quel periodo come al disagio maggiore.

4 – Galileo uscì dal processo del 1633 con un giudizio di assoluzione, a seguito dell’abiura fatta “con cuor sincero e fede non finta”. Ma la sentenza prosegue:

“et acciocché questo tuo grave e pernicioso errore e transgressione non resti del tutto impunito, et sii più cauto nell’avvenire et essempio all’altri che si astenghino da simili delitti, ordiniamo che per pubblico editto sia prohibito il libro de’ Dialoghi di Galileo Galilei. Ti condanniamo al carcere formale in questo Santo Offizio ad arbitrio nostro; e per penitenze salutari t’imponiamo che per tre anni a veniri dichi una volta la settimana li sette Salmi penitenziali: riservando a noi facoltà di moderare, mutare, o levar in tutto o in parte de sodette pene e penitenze”.

Il carcere formale (oggi diremmo forse arresti domiciliari) si svolse nella splendida villa di Arcetri, dove Galileo visse fino alla morte continuando ad insegnare, pubblicare libri, scrivere lettere e ricevere visite – tra gli altri: John Milton e Thomas Hobbes -, assistito dagli allievi più vicini e dalle suore carmelitane del vicino convento nel quale era entrata la figlia, suor Maria Celeste – che nome stupendo! -. Fu proprio la figlia, con il consenso del tribunale, a recitare i salmi al posto del padre.

5 – Il processo del 1616 riguardava l’accettabilità della dottrina copernicana in base alla Bibbia ed alla teologia cattolica. La questione della Bibbia è inesistente: il versetto (Giosuè 10,12) che affermerebbe la mobilità del Sole è risibile, e Galileo dimostrò brillantemente che quel versetto era incompatibile anche con il sistema tolemaico. I protestanti erano molto più attaccati ad una interpretazione letterale, e probabilmente una delle motivazioni del processo fu la necessità per la Chiesa di difendersi dall’accusa dei luterani di aver tradito la Bibbia. La dottrina copernicana fu condannata come “formalmente eretica”, e di conseguenza essa si poteva considerare solo “ex suppositione”. In pratica, si poteva dire che “supponendo che la Terra ed i pianeti orbitino intorno al Sole, possiamo descrivere tutto ciò che si osserva”, ma non si poteva dire che “siccome osserviamo questo e questo, è dimostrato che la Terra orbita intorno al Sole”. Il che era perfettamente ragionevole: per le conoscenze dell’epoca il sistema di Tolomeo e quello di Copernico erano assolutamente equivalenti, ed entrambi funzionavano benissimo, con l’unica differenza che quello tolemaico aveva quasi 1500 anni di tradizione, quello di Copernico meno di un secolo. Inoltre, il sistema copernicano violava le leggi fisiche allora comunemente accettate, il che è un bell’ostacolo. Ma funzionava, ed era usato ed insegnato (ad esempio, anche dai gesuiti dell’osservatorio vaticano).

7 – Oggi diciamo che la Terra orbita intorno al Sole, ma con gli occhi di oggi il sistema copernicano è assurdo quanto quello tolemaico, solo un po’ più cervellotico. La scienza va avanti: c’è stato Newton, c’è stato Einstein.

8 – Galileo non fu condannato nel 1616. Anzi, siccome a Firenze cercavano di sputtanarlo dicendo che era stato condannato, andò dal cardinale Bellarmino e si fece fare un certificato. Anche questo è a verbale.

9 – La posizione della Chiesa, allora come oggi, è quella sintetizzata dal cardinale Bellarmino nella celebre lettera al padre Foscarini. Dico allora come oggi perché Giovanni Paolo II si rifà proprio a quella. In sintesi, Bellarmino fa un discorso di logica:
– La Scrittura, la Tradizione ed il Magistero della Chiesa vanno presi sempre insieme (come ancora oggi insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica). Queste tre fonti sono concordi nel dire che il Sole orbita intorno alla Terra.
– Anche la scienza fino a poco fa concordava, ma ora vediamo che c’è qualche dubbio.
– Siccome anche la scienza trova la verità, e due verità non possono essere contraddittorie tra loro, abbiamo solo due possibilità. Se si dimostra che è la Terra a muoversi, cercheremo il modo di interpretare diversamente le Scritture: anzi, piuttosto che sostenere una posizione di cui la scienza dimostra la falsità, diremo che non siamo in grado di comprendere la Scrittura. Se la dimostrazione scientifica non arriva, amici come prima: ci teniamo la Terra ferma ed il Sole che gira. Negare 1600 anni di cristianesimo e 1500 di astronomia solo perché qualcuno ha dei dubbi sarebbe francamente eccessivo.

8 – Tra i due processi, Galileo lavora essenzialmente al “Dialogo sopra i due massimi sistemi”. Il suo obiettivo dichiarato è trovare quella dimostrazione che Bellarmino chiedeva. Risolve brillantemente (anche se sarà Newton a fare il lavoro definitivo, mezzo secolo dopo) il problema più difficile, cioè riformare la fisica in maniera tale da rendere fisicamente accettabile il moto della Terra. Non riesce però a trovare la dimostrazione conclusiva dell’effettivo moto della Terra. Ritiene di averla trovata nel fenomeno delle maree, ma la spiegazione fa acqua da tutte le parti. Non solo dice cose false (ad esempio, che la marea arriva ogni 24 ore e non ogni 12 come accade in realtà), ma per dare questa dimostrazione va contro alle sue stesse affermazioni. Il risultato è che il Dialogo è un libro stupendo se si considerano le prime tre giornate, autocontradditorio se si aggiunge la quarta.

9 – Tanto per capirci: la dimostrazione sperimentale del moto di rivoluzione (Terra intorno al Sole) è del 1838, quando Bessel calcola la parallasse annua di una stella. Qualcuno cita la scoperta dell’aberrazione stellare (Bradley, 1725): non è una prova definitiva, anche se è un fortissimo indizio. La prova del moto di rotazione (Terra sul proprio asse) è il pendolo di Foucault (1851).

10 – In conclusione, se a tenere i processi fossero stati dei fisici, anziché dei cardinali, credo che nessuno avrebbe nulla da ridire. Paradossalmente, potremmo concludere che in questa storia Galileo è il migliore teologo, mentre i cardinali dell’Inquisizione sono i migliori scienziati. D’accordo, è una semplificazione giornalistica, ma ha delle ragioni profonde.

11 – Per tutta la vita, Galileo si firmerà “Galileo Galilei, Linceo”. L’Accademia dei Lincei, fondata nel 1603 dal principe Cesi, era una specie di confraternita scientifica e religiosa insieme, i cui membri si proponevano di glorificare il Signore attraverso il disvelamento della bellezza e razionalità della creazione. Insomma, degli appassionati di ingerenze.

Searcher

16 Gennaio 2008

Laicità l’è morta

Filed under: ratzie stories — alessandro @

Ci sono alcuni fatti e alcune logiche conseguenze di quanto successo in questi giorni alla Sapienza di Roma che sarà bene tenere a mente. Provo a fare un elenco minimo.

L’Università nega se stessa
I professori promotori dell’appello sono ebbri di ideologia al punto da mettersi sotto le scarpe le basi deontologiche della loro professione. Se rimanesse loro un briciolo di dignità, ora che hanno ottenuto il loro squallido scopo, dovrebbero ritrattare e scusarsi. Non con il papa, ma con i loro studenti per la pessima lezione impartita. Stamattina in un giornale radio ho sentito una studentessa della sapienza che diceva più o meno: “una vittoria, abbiamo tenuto la religione fuori dall’Università”. Avete tenuto la cultura, il dialogo e il pluralismo fuori dall’Università. È di una tristezza mortale che uno studente non se ne renda conto. Ma se non se ne rende conto è colpa, prima di tutto, dei suoi insegnanti, che non hanno esitato a divulgare uno studiato fraintendimento di un articolo e delle affermazioni di un loro collega, uno che ha titoli accademici come loro. Se questo fatto così grave per un luogo di trasmissione della cultura è finito in secondo piano rispetto alla polemica che ha innescato e al fumo che ha prodotto, è dovere di chi ha gli strumenti per capire e la voglia per approfondire denunciarlo e tenerlo bene a mente, perché nessuno possa pensare di riprovarci senza subire le giuste conseguenze di screditamento da parte della comunità scientifica.

Laicità anno zero
Ratzinger poteva tenere la lezione introduttiva dell’anno accademico senza scandalo per nessuno. Si è cominciato a sbagliare davvero e a compromettere il principio di laicità quando si è scelto di derubricare una lezione a un saluto. Se si vuole parlare davvero di laicità, la posizione correttamente laica era andare a sentire ciò che voleva dire, poi concordare o confutare. Non c’è altra possibilità. Bisogna piantarla di far credere che laicità vuol dire impedire alla Chiesa e ai suoi rappresentanti, a qualsiasi livello, di partecipare alla vita pubblica. Non c’è possibile accordo su questo: i laicisti prima o poi dovranno abbandonare questa pretesa insostenibile e odiosa. E non confidino di trovare sempre minore resistenza con l’avanzare del processo di secolarizzazione: se conoscessero la storia della chiesa saprebbero che vitalità ed efficacia nella società delle comunità cristiane sono variabili indipendenti dalla numerosità del loro insieme.

Una questione di libertà
Diventa sempre più evidente che la discriminazione verso i cattolici sarà nei prossimi anni una questione di libertà fondamentale. Se accade che l’annunciata presenza del papa provoca queste tensioni, significa che il livello dell’intolleranza si sta alzando inesorabilmente a livelli pericolosi. Diventerà sempre più evidente che difendere il diritto dei cattolici alla presenza, alla partecipazione alla vita pubblica, al dibattito delle idee è una questione di libertà per tutti, è una (nuova?) frontiera dei diritti. Perché se passa il principio che può parlare soltanto chi già concorda con i tratti di fondo di un’ideologia antireligiosa e scientista che si arroga il diritto di dare patenti di laicità, allora oggi tocca ai cattolici ma domani può toccare a chiunque. Quindi mi auguro che l’episodio della Sapienza rimanga isolato e che se si dovesse verificare qualcosa di analogo chi tiene alla libertà di tutti reagisca come è giusto reagire. Senza violenza, con la forza delle idee e della presenza. Ma con la fermezza che le questioni di principio richiedono.

Chi ha portato la pace
Non è corretto parlare di censura. L’ha fatto anche Radio Vaticana, ma non condivido. Ratzinger poteva intervenire e parlare, ha scelto di non farlo. Tutto sommato però le “ragioni di opportunità” per rinunciare c’erano. La rinuncia non è un evangelico porgere l’altra guancia, perché sottintende una distanza polemica e sottolinea senza sconti l’atto di intolleranza che ha preso come bersaglio il pontefice; però è anche una scelta non violenta, perché si è scelto di non soffiare sul fuoco, di non alimentare una tensione. Questo almeno va riconosciuto al pontefice e, pare, al cardinal Bertone. Visto che ogni giorno c’è chi vorrebbe insegnare al papa a fare il papa (sapete quel qualunquismo ben noto: ma non faccia politica, si occupi della pace nel mondo, dei poverelli, venda la cappella sistina e mandi il ricavato in Uganda… and so on), almeno qualcuno di questi aspiranti trainer pontifici potrebbe riconoscere che in questa circostanza è stato il papa il portatore di pace. Almeno una lezione c’è stata, nonostante tutto.

15 Gennaio 2008

Appello a tutti gli splinderiani (reloaded from blogbabel)

Filed under: il viandante digitale — alessandro @

Impostate i feed completi. Ci vuole un attimo.
Rendere disponibili i feed completi consente, a blogbabel e ad altri servizi basati sui feed, un’indicizzazione completa dei contenuti. Con un feed troncato, come quello offerto di default da Splinder e da altre piattaforme, un post interessante lungo 4000 caratteri (per fare un esempio) sarà visibile e indicizzabile soltanto per il titolo e per i primi cento, duecento caratteri.

Ha un senso per feed di siti e blog giornalistici che pubblicano testi brevi e sintetici, come lanci di agenzia e simili. Anche perché un testo così, se scritto bene, contiene nel titolo e nel primo paragrafo tutte le keyword necessarie per un’indicizzazione più o meno completa. Quindi è opportuno che un servizio come splinder preveda la possibilità di fornire feed troncati: se i testi sono scritti in questo modo è un gran bel risparmio di tempi e prestazioni per i sistemi che devono fare l’indicizzazione.

Non ha senso invece per la grande maggioranza dei blog ospitati su Splinder, prevalentemente blog personali, diaristici, scritti in stile colloquiale e con la massima libertà compositiva. Una ricchezza non da poco: bisogna riconoscere a Splinder il merito di aver introdotto molti alla condivisione in rete di contenuti e allo spirito della community. Tuttavia, considerato il suo utente tipo, Splinder dovrebbe impostare come scelta di default il feed completo, perché non c’è nessuna garanzia che il titolo e i primi duecento caratteri bastino a dare presenza adeguata a un contenuto in una ricerca. Splinder non lo fa perché così può realizzare un numero di accessi molto più interessante da proporre agli inserzionisti.

Per chi come me legge una quantità notevole di blog attraverso i feed, la mancanza del feed completo è un bel problema. Se ho tutto nei feed posso scorrere velocemente e decidere su quale soffermarmi. Non ho né il tempo né la possibilità di visitare tutti i blog che potenzialmente pubblicano contenuti che mi interessano. Il singolo blogger non perde accessi, se non in misura poco significativa per lui: considerando le mie abitudini, se mi soffermo su un post del quale ho a disposizione il feed completo sono rari i casi in cui non compenso il servizio reso attraverso il feed con una visita, perché voglio almeno leggere i commenti già lasciati o commentare a mia volta.

Quindi per il singolo blogger non c’è ragione di negare il feed completo. Solo Splinder potrebbe trarne vantaggio, ma anche questo andrebbe analizzato meglio.

Come principio generale, tutto ciò che può far risparmiare banda e visite è funzionale a una razionalizzazione della rete.

14 Gennaio 2008

Esame da vaticanista, step 9

Filed under: ratzie stories — alessandro @

Ratzie non è stato invitato alla frocessione layca (sic) di giovedì e, si vocifera, c’è rimasto un po’ male. Già che c’era un salto lo faceva, ha lasciato intendere il cappellano della Sapienza.

13 Gennaio 2008

Pane e pensiero

Filed under: ratzie stories — alessandro @

Nello stesso giorno in cui Ratzie celebra rivolto all’altare nella Cappella Sistina, Maurizio Maggiani sul Secolo XIX di oggi fa una riflessione interessante e una richiesta ai “laici”: datemi un pensiero.

“Ce l’avete un pensiero? E se ce l’avete, dov’è, qual è? Ciò che vi chiedo non è un pensiero contingente – come arrivo alla fine della giornata sano e salvo? – ma un pensiero forte che interpreti la natura della realtà e la sua ragione, la coscienza del mondo e degli uomini che agiscono nel mondo. “

E poi, per rincarare la sfida, dice che Benedetto XVI è un vero pensatore.

“Non so se Benedetto XVI sia un pensatore individuale o collettivo, ovvero se l’ampia dottrina che sta elaborando da alcuni decenni sia frutto del suo studio individuale o della ricerca di un vasto apparato sapienziale, ma ciò è di nessuna importanza. La dottrina cattolica romana è un pensiero forte e quell’uomo lo sta rendendo ancora più forte nel confronto con la debolezza dei pensieri diversi.”

Molto opportunamente, inoltre, Maggiani cita la protesta montata in questi giorni alla Sapienza di Roma contro l’annunciata visita del papa come “un esempio di pensiero stupido”. E se lo dice lui mi risparmia ragionamenti più o meno complessi per dire la stessa cosa.
Immagino le risposte che arriveranno sulle colonne dello stesso giornale nei prossimi giorni. Il cosiddetto pensiero laico non è forte e se ne vanta. Non è un solo pensiero o una dottrina, è una pluralità di visioni del mondo. Non è forte perché rifiuta i presupposti metafisici e antiscientifici della religione cristiana e di tutte le religioni. E via di seguito. Ma a Maggiani queste risposte non bastano.

“Dov’è depositato in lingua italiana un pensiero forte e compiuto sulle ragioni della vita e i destini dell’umanità? Ve lo chiedo perché io ne ho bisogno come del pane. Ve lo chiedo e so che molti di voi, fino a ieri e anche oggi, ridono all’idea che la politica è fatta di questo, alla fine è fatta di questo, perché è da questa roba qua che è nata la politica qualche millennio fa.”

Non ho molto da aggiungere alle parole di Maggiani. Dico solo che un nuovo pensiero forte che desideri essere del tutto indipendente dal cristianesimo, rifiutandone l’eredità e non contaminando la sua identità con una percentuale di reazione al pensiero forte cristiano, potrebbe cominciare ad esempio a non chiamarsi “laico”, che nella storia della chiesa indica il membro dell’ecclesia non consacrato, cioé il cristiano puro e semplice.

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