Cronachesorprese

27 Gennaio 2008

Ancora sulla laicità: Claudio Magris

Filed under: cronache — alessandro @

Se continua così devo dedicare una categoria all’argomento. Però questo articolo di Claudio Magris pubblicato sul Corriere il 20 gennaio è da leggere: ci tenevo a segnalarlo. Per la chiarezza e l’onestà intellettuale potrebbe essere una pietra miliare, se i contenuti di valore avessero più facilità ad emergere e ad essere riconosciuti. Non sono d’accordo su tutto, ma su un buon 95% sì.

“Laico non vuol dire affatto, come ignorantemente si ripete, l’opposto di credente (o di cattolico) e non indica, di per sé, né un credente né un ateo né un agnostico.”

26 Gennaio 2008

Genova è blucerchiata

Filed under: cronache — alessandro @

genova alba blucerchiata

Grazie infinite a Silentman per aver scattato una foto che ho desiderato spesso fare anch’io. Non mi sarebbe mai venuta così.

25 Gennaio 2008

Un velo pietoso sui pregiudizi

Filed under: cronache,news factory — alessandro @

Ieri questa notizia era tra le più discusse su blogbabel. In sintesi: in una parrocchia di Trento, durante una celebrazione, un anziano ha avuto un infarto ed è morto. La messa è stata inizialmente interrotta, poi è ripresa dopo l’intervento del pronto soccorso, in presenza del cadavere che è rimasto sotto un lenzuolo.

Quando ho visto la notizia su blogbabel c’erano otto blogger che l’avevano citata. Di questi, ben sette avevano usato nel titolo o nel testo la frase “show must go on”: neanche si fossero messi d’accordo. Probabilmente non hanno neanche letto l’articolo fino in fondo: basta considerare tutti gli elementi per capire che i giornali hanno scelto di dare risalto a una non notizia. O meglio, hanno enfatizzato un aspetto secondario di una notizia che, senza questo accorgimento, sarebbe rimasta confinata in un ambito locale. Ma sono quelle scelte fatte per incontrare il gusto di tanti (e l’approvazione del caporedattore che si guadagnerà uno spazio nella cronaca nazionale): tanti lettori che non vedono l’ora di esprimersi in proposito secondo canovacci ben definiti. Qualcuno poi si industria a metterci del suo. Gennaro Carotenuto ad esempio si è lanciato in una interpretazione del significato simbolico del lenzuolo sul corpo:

“Alla messa della domenica nella parrocchia trentina sarebbe stato più semplice trovare quattro ceri che un lenzuolo e pochi si sarebbero stupiti nel vedere per qualche minuto il corpo dell’anziano in terra, ma composto e con una corona di rosario in mano e qualche candela. Ma hanno cercato un lenzuolo…”

Peccato che nell’articolo è spiegato chiaramente che quel lenzuolo l’hanno messo gli operatori del pronto soccorso. Ed è spiegato anche che il corpo non poteva essere né toccato né rimosso fino all’arrivo del magistrato e dei necrofori comunali. Dunque dov’è lo scandalo? Una messa è un atto di culto, non uno spettacolo. Chi prega, in quella situazione, prega anche per il morto. Interpretare la scelta del parroco come un atto di indifferenza e insensibilità nei confronti del morto è ridicolo.

Però, automaticamente, sette blogger su otto hanno sentenziato: “show must go on”. Un esempio perfetto di applicazione acritica di un pregiudizio, di coazione pavloviana causata da una nube tossica. Ci sono degli schermi sui quali i pregiudizi si proiettano più facilmente, perché li si considera bersagli facili, nemici già affossati dalla mentalità corrente che nessuno si prenderà la pena di salvare. Uno di questi schermi è la Chiesa Cattolica.
Che vuoi che sia, si può sparare quanto si vuole su una messa mattutina di una parrocchia di periferia frequentata solo da qualche vecchietto rimbambito. E su un parroco che nella migliore delle ipotesi è rimbambito quanto loro, ma più probabilmente è un bieco sfruttatore della loro credulità. “Si vede che non erano ancora passati con il cestino delle offerte”, è uno dei graziosi commenti che ho trovato.

Posso dire, senza rivolgermi in particolare a nessuno, che la mentalità che genera questi pregiudizi mi fa schifo?

24 Gennaio 2008

Pablo Nerudeur

Filed under: news factory — alessandro @

“Questa poesia di Pablo Neruda denota il mio stato d’animo”, dice Mastella durante la dichiarazione di voto.
“Denota”? Sticazzi, che pezzo di critico.
Ad ogni modo si faccia ispirare un po’ di più. Neruda ha scritto un libro il cui titolo comincia con “Confesso…”

aggiornamento del 25 gennaio

Poiché stanno arrivando decine di visitatori che cercano la poesia di Neruda citata (il primo soltanto pochi minuti dopo la pubblicazione del post, cioé pochi minuti dopo la stessa dichiarazione di Mastella), riporto qual’è, anche se non servirà più perché sarà su tutti i giornali: Lentamente muore. Ovvero quella che citano tutti, neanche a dirlo.
Questo ultimo dibattito al senato non si discosta dalla tradizione parlamentare italiana: se i blogger sono litigiosi, narcisi e autoreferenziali che dire dei nostri rappresentanti politici? Producono tonnellate di fuffa anche in questi momenti. Pur sapendo che hanno pochi minuti a disposizione non rinunciano a citazioni colte, spesso scelte a sproposito, che non fanno altro che sottolineare la loro penosa inadeguatezza. Come quel senatore (non ricordo più chi) che ha voluto cambiare Acta est fabula dalla vita di Augusto di Svetonio in Acta est tragedia, per adattarla alla fine del governo Prodi. Tristezza.

nuovo aggiornamento del 25 gennaio

Fantastico, la poesia non è di Neruda :-D
“Confesso” che anch’io ne ero convinto, soltanto per averla vista citata migliiaia di volte come poesia di Neruda. Lezione (a me) per il futuro: verificare sempre una citazione di un politico. Prima di scriverne e non dopo… :-/

A questo punto il post cambia di categoria: passa da semiminime a news factory.

23 Gennaio 2008

La disperazione di un Istante

Filed under: il viandante digitale — alessandro @

giaraAllucinante il caso di miopia burocratica e burocratese segnalato da Quintarelli, che lo riprende a sua volta da un articolo su I-dome.
Oltre all’uso aberrante del termine “istante” (ma forse è un uso giuridico, non mi pronuncio: resta ugualmente orribile) noto una strana equiparazione di fisico e analogico. Se si parla di supporti (come avviene nell’interpello citato), il digitale è fisico quanto l’analogico. Se non di più. Non solo, nel digitale l’autore è tracciabile quanto nell’analogico. Se non di più.
L’intera risposta dell’Agenzia delle entrate, ad ogni modo, rivela un livello di perversione davvero spettacolare.

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