Cronachesorprese

30 Gennaio 2008

Qdos, il narcisismo e il suo contrario

Filed under: il viandante digitale,spider report — alessandro @

Misurare la propria presenza su internet con il Qdos, come lo chiama un nuovo servizio inglese lanciato lo scorso novembre e ancora in beta version, può anche essere un esercizio di narcisismo digitale, come dice Nicola Bruno su Panorama online. Non c’è dubbio: ogni classifica può essere usata per inflazionare o deprimere il proprio ego. Ma, come per le ormai annose discussioni su Blogbabel, ritengo che il possibile (e non necessario) uso narcisistico dell’egosurfing sia solo un aspetto marginale di una questione ben più importante.

La rete è un insieme di relazioni. Più passa il tempo più aumentano gli utenti della rete e le operazioni che ogni utente fa sulla rete. Attività che prima si facevano solo offline si stanno spostando in rete. L’insieme di queste attività sta diventando sempre più rappresentativo di quello che siamo, di quello che facciamo. Non so quanto sia rappresentativo anche di ciò che crediamo e in cui ci identifichiamo: partecipare a una community, ad esempio, può essere qualcosa di accidentale e che descrive solo marginalmente la mia identità e i miei interessi. Però non c’è dubbio che l’insieme dei messaggi che dò e ricevo attraverso la rete dicono qualcosa di me. Diciamo che ancora non è facile definire cosa, non è facile misurarlo qualitativamente. Ma qualche misura quantitativa si può fare; e da certe quantità ben selezionate e ben pesate negli algoritmi è possibile trarre delle suggestioni utili non per vincere l’ennesima bambolina, ma per capire come usare la rete e come sfruttare al meglio il tempo e i soldi che investiamo per starci. Il problema è se vediamo internet come un luna park o come un mezzo potente e duttile di comunicazione che ci affianca e ci affiancherà sempre di più in ogni attività.

I quattro valori misurati da Qdos (popularity, impact, activity, individuality) definiscono, sì, una posizione in classifica. Oggi, al momento dell’iscrizione, io “valgo” Q3464. Che non è la posizione ma il punteggio: più alto è il valore, più in alto sono nella graduatoria. Per farsi un’idea, Barak Obama ha Q9983, Bono degli U2 Q5978, Beppe Grillo Q6483. Ma come per Blogbabel la posizione non misura il valore: serve piuttosto a dire dove sei. Quindi è una posizione come quella che si può vedere in una mappa, non come quella che si può valutare nella graduatoria di un concorso. Non c’è nessun merito a vivere nel centro di Londra invece che ai margini del deserto del Kalahari. Nel centro di Londra avrò più opportunità di relazione (popularity) e di influenza (impact), ma non è detto che abbia anche una maggiore presenza in rete (activity), anzi la possibilità di essere connessi (magari con collegamento satellitare) in una zona semidesertica diventerà facilmente un servizio essenziale che userò per molte necessità e mi darà un vantaggio competitivo nel mio neighbourhood rispetto a quello che può darmi nel cuore della City londinese, dove trovo una connessione wifi praticamente ovunque e posso scegliere di stare in rete 24x7x365. E soprattutto non è detto che l’essere nell’ombelico del mondo accresca la mia riconoscibilità individuale (individuality), che è una grandezza ben diversa dalla popolarità, e che in rete acquisisce un valore che non può avere in una società e in un’economia in cui il modello mediatico prevalente è quello della comunicazione uno – molti. L’esempio usato su Qdos è molto chiaro:

John Smith, civil servant, living in London, would have a low score because there may be a number of them in the city. But Xavier du Plessis, tightrope walker, living in Hartlepool, would be more unique and therefore more likely to score higher”.

È un fattore molto importante, e nuovo: essere in una rete ha senso non soltanto per le relazioni che posso avere con gli altri nodi, ma anche perché posso identificarmi progressivamente come nodo individuale con caratteristiche non ripetibili. Qualcuno bolla questo fattore nuovo come narcisismo solo per disabitudine a considerare il valore della persona in un ambito mediatico. Ma la novità c’è, e speriamo che non finisca mai in secondo piano.

Per questo la rappresentazione spaziale delle relazioni tra nodi è più corretta di quella seriale da classifica. E se stare verso il centro della rete ha indubbiamente i suoi vantaggi, la controindicazione può essere un affievolimento della riconoscibilità individuale a vantaggio della quantità di relazioni che si riesce a lucrare ed esprimere grazie alla posizione centrale: io mi riduco alle mie relazioni, in pratica; io sono i servizi (informativi o di altro genere) che riesco a dare; io sono il logo di me stesso. Può essere interessante per un’azienda, meno per una persona. Comunque sia, ho un’idea diversa di narcisismo.

Può darsi poi che diventare un logo sia l’aspirazione ultima di un vero narcisista.

3 Comments »

  1. Concordo pienamente con la tua idea di narcisismo e reputazione online, particolarmente significativa per le organizzazioni. Ma il problema allora diventa: come posso scoprire come si è visti nel Web? Dopo alcune ricerche in rete, e diverse delusioni per alcuni servizi offerti gratuitamente in internet, ho scoperto il Reputation Guardian. é un servizio che sto valutando… e la società sembra seria!

    Comment di ele — 29 Febbraio 2008 @

  2. sembra seria… ma chi “reputerà” i “reputatori”? :-)

    Comment di alessandro — 29 Febbraio 2008 @

  3. Giusta domanda… ma immagino che spetterà a noi tutti! Ecco perchè ho chiesto il vostro parere

    Comment di Sabri — 3 Marzo 2008 @

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