Cronachesorprese

12 Settembre 2007

Una Repubblica senza Agorà

Filed under: cronache — alessandro @

Scalfari ha un’idea non proprio lusinghiera dell’agorà, telematica o no:

Ma nella Rete si vede più che mai il carattere personalizzato dell'”agorà”; di ogni “agorà”. Da quella di Cola di Rienzo a quella di Masaniello, da quella di Savonarola a quella di Camillo Desmoulins. Il blog ha infatti un’intestazione ed è l’intestatario che indica la via, che formula gli slogan, che produce gli spot. E’ lui insomma il padrone di casa che guida e domina l’assemblea.

Non è detto che sia così. Si sta nella piazza, nell’agorà solo per seguire un cartello o un’intestazione e per alzare il volume della voce? L’agorà in cui contano le facce e non soltanto i numeri esiste, ed è la rete. Grillo ne fa un uso improprio, ispirato a un modello televisivo. Nella rete, quando emerge una faccia, è perché rappresenta in un determinato momento una voce, un punto di vista, un contenuto più interessante di altri. E magari “indica la via” per una frazione di secondo, quel tanto che basta a vedere una cosa in più.

Scalfari critica abbastanza efficacemente Beppe Grillo, dice anche cose condivisibili. Ma naturalmente il suo vero obiettivo è un altro:

Non inganni lo slogan “né di destra né di sinistra”. Si tratta infatti di uno slogan della peggiore destra, quella populista, demagogica, qualunquista che cerca un capo in grado di de-responsabilizzarla.

Naturalmente. La peggiore destra. La sinistra è solo migliore. No no, se c’è una cosa veramente indiscutibile di tutto quello che si è visto al V-day è questa: specularmente alla degenerazione della rappresentanza politica, che riguarda destra e sinistra senza distinzione alcuna, anche la degenerazione populistica dell’antipolitica riguarda indistintamente i due blocchi. La crisi è proprio di questa contrapposizione sempre più sterile e nominalistica. La destra cerca un capo in grado di deresponsabilizzarla? Sarà, non ne sono tanto convinto: la destra vera, cattolica, liberale e antifascista, quella poco e male rappresentata, quella che non vede l’ora che Berlusconi vada finalmente in pensione, credo che vorrebbe liberarsi di un capo ingombrante per dare spazio alle idee vere. La sinistra forse non cercherà un capo, ma una struttura di partito quanto a potenziale deresponsabilizzazione ha ben poco da invidiare a un capo.

4 Comments »

  1. il fatto che io metta le mie idee su internet, significa che sono disposta a discuterle…nooo?

    Comment di FulviaLeopardi — 13 Settembre 2007 @

  2. sì fulvia, dovrebbe essere pacifico per tutti.
    forse però qualcuno mette le sue idee su internet solo per comunicarle al popolo ;-)

    Comment di alessandro — 13 Settembre 2007 @

  3. In un suo intervento su Repubblica di mercoledì 12 settembre, Eugenio Scalfari si è preso la briga di avventurarsi in improbabili comparazioni tra il fenomeno del “grillismo”, come lui lo chiama, e due tendenze storiche dell’anarchismo, l’anarco-individualismo (ma forse intendeva l’individualismo anarchico) e l’anarco-sindacalismo.
    Noi sappiamo bene che Scalfari non è né ignorante né sprovveduto, quindi non possiamo fare altro che prendere atto della sua deliberata intenzione di attaccare l’anarchismo, come pensiero filosofico e movimento politico, svilendolo e rinchiudendolo nei soliti e qualunquisti cliché. Scalfari fa riferimento all’anarchismo definendolo “virus”, “valvola di sfogo” fino alla prevedibile accusa di anacronismo. La premessa, inconsistente come la conclusione che ne deriva, è che in Italia «c’è una lunga tradizione di “tribuni” e capi-popolo, un germe che ha messo radici da secoli e che rimane una latenza costante nell'”humus” anarcoide e individualista della nostra gente».
    Questo attacco al pensiero anarchico è piuttosto fuori luogo non solo nel merito delle considerazioni avanzate, ma soprattutto perché viene usato nell’economia di un’argomentazione rivolta contro Beppe Grillo e il suo V-Day con i quali gli anarchici non hanno proprio nulla a che fare.
    Scalfari saprà senz’altro che l’anarchismo è portatore di una visione e di una pratica rivoluzionaria antigerarchica, che rifugge ogni leaderismo, che disprezza i capipopolo e i tribuni, e che si fonda sulla piena assunzione di responsabilità dell’individuo. Una responsabilità che non è né autoreferenziale né ostile al senso di comunità, ma che mira solidalmente alla trasformazione radicale della società in vista della piena uguaglianza e della piena libertà per tutti. Non per fare un mondo senza regole o in preda a invasioni barbariche, ma per realizzare un mondo in cui le regole emergano dal basso e siano scelte e condivise da tutti per il bene di tutti. Scalfari certamente non condividerà né apprezzerà il messaggio etico e politico dell’anarchismo, ed è liberissimo di farlo, ma usare le idee libertarie come termine di paragone negativo per assimilarle al V-Day ci pare davvero strumentale. Non c’è nulla di anarchico o libertario nel V-Day, e ciò è evidente nell’orizzonte parlamentarista, istituzionale e legalista in cui questa mobilitazione si è consumata (una proposta di legge che – nelle intenzioni dei promotori – dovrebbe servire né più né meno a migliorare e rendere più efficiente la democrazia rappresentativa), e nella dinamica spiccatamente leaderistica che la caratterizza. Da anarchici non possiamo che apprezzare l’insofferenza popolare per il potere o le storture della democrazia, ma questa insofferenza di per sé non può definirsi automaticamente anarchica se non si carica di un progetto e di una volontà rivoluzionaria di cambiamento al di fuori di ogni istituzione e contro ogni gerarchia.

    I compagni della Federazione Anarchica Italiana di Palermo e Trapani

    giustiziaeliberta@interfree.it

    15/09/2007

    Comment di I compagni della FAI di Palermo e Trapani — 16 Settembre 2007 @

  4. azz, compagni, se siete andati a cercare tutti i blog dove è citato l’articolo per pubblicare la vostra risposta vuol dire che ve la siete proprio presa con il barba, eh? :-)

    Comment di alessandro — 16 Settembre 2007 @

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