A volte accadono cose che costringono a riconnettersi in fretta. Mi dispiace, molto. Anche se spesso non ero d’accordo con quello che diceva, in particolare sul mondo dei blog che non ha mai amato. Il web, però, l’ha capito e l’ha amato tra i primi, in Italia. Due anni fa ho avuto il piacere di fargli una lunga intervista sull’e-democracy, di cui conservo la registrazione; ma soprattutto ho avuto la fortuna di seguire le sue lezioni all’università di Genova tra il 1995 e il 1996, cioé nel momento in cui internet muoveva i primi passi come fenomeno di massa anche in Italia. Erano lezioni belle e chiare. Carlini aveva un talento didattico e divulgativo fuori dal comune. E, nonostante il carattere non proprio facile, era spesso sorridente e ironico.
Ho trovato sempre molto utili le sue rubriche sul Manifesto e sull’Espresso, e i suoi frequenti articoli su altre riviste e altri quotidiani: a volte la sua voce era l’unica che mi aiutasse a entrare dentro a fenomeni che vedevo ma di cui non capivo la portata globale. Poi, grazie anche al suo lavoro di semina, il web è diventato esperienza quotidiana per molti e sono nate tante altre voci. Ma se oggi c’è polifonia, lo si deve anche all’efficacia dei suoi assoli in un periodo in cui il web in Italia era per molti un grande boh, per altri un territorio vergine da colonizzare secondo piani di conquista fortunatamente vecchi e inadeguati, come se la rete fosse una delle tante ricchezze da mettere sotto chiave a esclusivo vantaggio dei soliti noti. Carlini è sempre stato puntuale a raccontare queste e altre cose. Mi mancherà.
30 Agosto 2007
Franco Carlini
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