Cronachesorprese

19 Maggio 2007

Cornigliano

Filed under: cronache — alessandro @

cornigliano

La gente che attende all’ingresso dell’area ex Ilva di via Muratori a Cornigliano, nel ponente genovese, non è fatta con lo stampino. Anziani, ragazzi, ex operai, studenti universitari. Ognuno con la sua storia e il suo motivo. Nessuno è lì per esigenze di rappresentanza. Un’area vastissima viene restituita alla cittadinanza e, com’era accaduto negli anni novanta per il porto antico, tutti vengono a prendersene una vista, un pezzo come antipasto. Non tutti sono convinti che le altre portate arriveranno, o avranno lo stesso gusto di speranza e di futuro che si apprezza oggi, in questa bella giornata di maggio, straordinariamente adatta alle foto e ai sogni.
La società Per Cornigliano sta lavorando sodo a traghettare duecentotrentamila metri quadri (di cui quasi settantamila saranno destinati a funzioni urbane) oltre l’old economy, la ruggine, la guerra fredda che da qui sembra finita ieri. Il drago altoforno e il suo compare gasometro quasi rappresentano ancora il cazzuto orgoglio di una delle tante risposte occidentali ai piani quinquennali. Tra un anno, un anno e mezzo scompariranno per lasciare il posto ad altre, future rappresentazioni: c’è chi si industria a raccontarle già, perché è il suo lavoro o il suo ruolo, politici, ingegneri; oppure perché è un cittadino attento e consapevole e pensa di aver già capito tutto, nel bene e nel male. Io sto lì nell’indefinito, spero come tanti in un po’ di verde almeno, e in un traffico automobilistico più distribuito e razionale, confortato dal disegno delle opere viarie a mare. Finché un inciso, nello spiegone della visita guidata, mi dà un’improvvisa, paralizzante vertigine. Stiamo guardando dalla strada l’altoforno, oltre le grate. Dietro a noi ci sono alcuni edifici diroccati, di evidente vetustà, in disarmo come tutto il resto. Ma non, come il resto, residui di architettura industriale.
“Questo era un albergo in riva al mare”.
Sembra di essere su una strada lontana dal mare quasi un chilometro: in realtà siamo sulla spiaggia di Cornigliano. Guardo l’altoforno, la ferrovia, la vastità del riempimento. Passo in un attimo dal sentito dire di sempre alla coscienza dello scempio, della ferita. Pensavo che non ci fosse stato niente di peggio, a Genova, dell’esecuzione a sangue freddo e per futili motivi di via Madre di Dio. Ma anche questa spiaggia, sotto i miei piedi, geme ancora.

Raccontateci il futuro, vi prego. Il più presto possibile.

18 Maggio 2007

Marcello Canepa

Filed under: spider report — alessandro @

Un altro amico si è bloggato da pochi giorni. Illo è simpatico, tigullino, in area di rigore è un Hrubesch de noantri, tiene per la squadra giusta e tiene anche senso dell’umorismo, e riesce a contenere tutte queste qualità (tigullino per essere precisi non lo è necessariamente… :-D ) in un esoscheletro da informatico. Incredibile dictu. Benvenuto.

17 Maggio 2007

Parole elementari, una nuova catena?

Filed under: chiedici le parole — alessandro @

pierinoEstendo l’invito di El Mariachi a quelli che passano di qui a leggere: la sua idea sulle parole elementari è potenzialmente una nuova interessante catena, che lancio però soltanto ai volonterosi.
Le parole elementari sono quelle che avete usato solo alle elementari. Ok, se siete zoologi è anche possibile che diciate ovovivipari con la stessa frequenza con cui dite cioé. Però insomma, queste sono parole che appartengono a linguaggi settoriali. Non si sa bene come è avvenuto, ma sono ormai parte di clichet didattici, e si ritiene pertanto inaccettabile che un bambino di nove o dieci anni non le conosca. Per il resto della sua vita se le può anche dimenticare, finché qualche cazzeggiatore professionista come me e il mariacci non le richiama alla sua attenzione.
Io comunque mi sto spremendo da tre giorni. Posso contribuire con:

– soqquadro
– paramecio
– apposizione

Occhio che può diventare un’esperienza parecchio regressiva, non esagerate. Cominciate a pensare, poi vi alzate e andate in cucina chiedendo cosa c’è di merenda.

15 Maggio 2007

La mia bandiera per Nick Hornby

Filed under: cronache — alessandro @

Ieri sera io ed El Mariachi avevamo una missione da compiere, e l’abbiamo compiuta.
C’era Nick Hornby, autore di Febbre a 90, di Alta fedeltà e di altri deliziosi romanzi, intervistato da Giovanna Zucconi al teatro Modena di Sampierdarena, che sta proprio dietro casa mia.
L’arrivo dello scrittore albionico era stato annunciato da un’altra ottima intervista, dalla quale emergeva senza alcuna ombra di dubbio la grande ammirazione di Nick per la Sampdoria dei primi anni novanta. Il titolo di quell’intervista è ormai per noi un classico, uno slogan, un grande regalo che andrebbe riprodotto in uno striscione: Vialli e Mancini meglio di Fellini.

Allora io e il Mariacci abbiamo escogitato una piccola cerimonia per ringraziare Nick. Ringraziarlo del suo realismo: non ci vuole poi tanto a riconoscere la bellezza, se non hai motivi perversi per negarla. E chi ha visto quella squadra in azione sa di cosa parlo. Ma il realismo, oggettivamente, è merce rara. E quindi ci siamo intrufolati nel nugolo di fan in coda per un autografo e gli abbiamo consegnato la bandiera con i colori magici. Lui ha riso di gusto, soddisfatto, e l’ha arrangiata come tovaglietta per continuare a firmare autografi su qualcosa di bello, come un regalo, come quei colori. In fondo c’è una semifinale di Uefa di 12 anni fa, che vide il suo Arsenal vittorioso sulla Sampdoria, che è sicuramente tra i migliori ricordi calcistici del nostro: ed è risaputo che lui ai ricordi calcistici tiene assai.

Che dire di Nick. Che sembra davvero quello che tutti pensano, dopo aver letto Febbre a 90: è un avanzo di gradinata. Che ha la battuta prontissima come ogni vero inglese. Che è uno con tante passioni, rigorosamente organizzate in classifica dalla spietata intervistatrice, che prende spunto dalla mania delle liste di Nick, le sue famose liste; però quando parla di calcio gli si illuminano gli occhi. Che ha la schiettezza che hanno tutti i tifosi per passione, ed è per questo bellissimo sentirlo parlare di libri e letture. Che non sta mai sulla difensiva, non è lo scrittore con il bollino della Kultura. Ad esempio confessa candidamente alla Zucconi di aver letto David Copperfield solo qualche anno fa. Del resto il suo ultimo libro, Una vita da lettore, rompe un tabù che solo uno come lui poteva rompere: mette a tema la differenza tra i libri che si comprano e quelli che si leggono, autodenunciandosi con l’ennesima lista. Ogni capitolo comincia così, con un elenco di libri in due colonne. In quella di sinistra i libri che ha comprato in un dato periodo; in quella di destra quelli che ha letto nello stesso periodo. Raramente la colonna destra è più corta di quella di sinistra, ma la cosa notevole è che le coincidenze di titoli tra le due colonne sono sostanzialmente imprevedibili.

Va detto, una volta per tutte: comprare libri è un’attività che non ha nulla a che fare con il leggere libri. Sono due esperienze diverse, con pochi contatti tra di loro, anche per i lettori regolari.
Quindi il libro l’ho comprato, ieri, ed è bello autografato. L’esperienza d’acquisto è conclusa al meglio. Da non so quando, visto che sto scartabellando altri tre libri in parallelo, comincerà quella della lettura. Un’altra vita.

14 Maggio 2007

Litcamp – Guido Catalano, umorismo e tenerezza

Filed under: barcamp,chiedici le parole — alessandro @

Alla Litcena di sabato sera ho sentito il reading di Guido Catalano. E gli ho comprato il libro, non perché non sapessi che è anche disponibile in pdf sul suo blog, ma per ringraziarlo di un quarto d’ora di divertimento puro e intelligente.
Le poesie, raccomanda l’autore, vanno lette a voce alta. E anche se non è facile leggerle come fa lui, vale la pena provare.

E allora, pensando a quali recitazioni a voce alta potrebbero valorizzare al massimo queste poesie talmente belle che chi pensa che non siano poesie è perché non le ha mai sentite leggere dal poeta o non ha mai provato a leggerle a voce alta o purtroppo, come accade, ha un’idea di poesia che crede alta e noblie ma che invece è solo triste e sterile, a me è venuta una fantasia. Immagino l’arcivescovo di Torino che al momento dell’omelia sale sul pulpito e recita Resurrezione.
E siccome accade spesso che quelli che non capiscono la poesia siano anche quelli che si scandalizzano facilmente, il vescovo vede quelli che impietriscono alle parole rutto e merda e li cazzia. Gentilmente, da pastore, ma li cazzia. “Voi dite che credete a Cristo vivo e poi impietrite a leggere le parole di chi vivo lo immagina. Questa è una meditazione sul mistero della pasqua, come quelle di Peguy. Ognuno sta di fronte al mistero con i suoi mezzi, Guido ci sta con i suoi, con umorismo e tenerezza. Mai disgiunti. Anche quando impreca, anche quando bestemmia. Questo sta nella nostra diocesi, e voi non lo conoscete, e non bestemmiate e non dite le male parole e dite di non fare pensieri impuri sulle ragazze, e poniamo anche che sia vero, ma ci pensate a Cristo vivo? E allora pensate pure come volete alle ragazze, che magari a Cristo vivo ci arrivate dopo, come Guido”.

Penso al successo televisivo di uno come Oreglio, che non fa altro che riprodurre all’infinito un unico meccanismo, e tutti ridono anche se la battuta finale la aspettano da ‘mmo, lo paragono ai reportage di Guido e penso che lui è davvero capace del déplacement poétique di cui abbiamo bisogno. Quei pensieri che sembra non finiscano, quelle situazioni che sembrano sospese. Rimangono lì, ma rimangono anche in testa, oltre il sorriso momentaneo, o quello che a volte rimane al posto del sorriso, che non glie l’ha ordinato il dottore di far sempre ridere a tutti i costi. Ma di essere sempre sincero e di emozionare… no, anche questo nessuno glie l’ha ordinato. Ma accade.

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