“Johnson non provava che un puro disprezzo per il perdurante influsso di Dickens e del romanzo vittoriano: è curioso, perciò, che alla fin fine ricordi più di ogni altro il terragno ispettore scolastico di Tempi difficili. Eccolo, l’ispettore:
Vi spiegherò perché non dovete tappezzare un’aula con figure di cavalli. Avete mai visto dei cavalli passeggiare sui muri di una stanza, nella realtà, nei fatti? Ebbene, quello che non si vede nella realtà non si deve vedere in nessun posto; quello che non sta nei fatti non deve stare da nessuna parte. Il cosiddetto Buongusto non è che un sinonimo del Fatto.
Ed ecco Johnson:
La vita non fa racconti. La vita è caotica, fluida, fortuita; lascia migliaia di fili slegati, alla rinfusa. Gli scrittori possono ricavare una storia dalla vita solo operando una rigida selezione, il che comporta necessariamente una mistificazione. Raccontare storie è raccontare menzogne.
Come i comunisti e i fascisti, Johnson e il grigio ispettore si allontanano in direzioni opposte, soltanto per scoprire che la terra è rotonda. Sono contento che entrambi abbiano perso la Guerra Fredda della cultura: nel nostro mondo c’è posto per tutti, ma nel loro non c’è posto per La morte non dimentica. E che razza di mondo può essere?”