Cronachesorprese

14 Luglio 2006

Poi la strada la trovi da te…

Filed under: chiedici le parole — cronachesorprese @

Soltanto per caso mi ritrovo a citare Calvino due volte a distanza di due giorni, ma più passa il tempo più mi convinco che Le città invisibili sia un libro fondamentale. Perché una città non può essere qualcosa di univoco. Anzi il bello della città è che ogni abitante o visitatore ha il suo modo di viverla e di percorrerla. La città non definisce i percorsi degli abitanti, la città è la risultante dei percorsi di chi la abita e la frequenta.

Io abito da vent’anni, più o meno continuativamente, nella stessa città. La conosco, l’ho percorsa tanto. La conosco più di tanti che ci sono nati, come è naturale: quelli hanno da sempre la loro tana; io ho passato molto tempo a cercare una tana o, se si vuole, un assestamento abitativo e occupazionale. Non mi piacerebbe avere una tana. Nonostante sia tendenzialmente un animale stanziale, non mi piace rintanarmi.

Io mi sono fatto la mia mappa di questa città. E poiché l’ho girata spesso con il tuttocittà in mano, imparando i nomi delle vie principali e le caratteristiche di ogni quartiere, vivo nell’illusione che la mia mappa sia una mappa oggettiva. E invece no: continuo a imbattermi in città diverse. Se mi dicono "abito nel palazzo con l’insegna opel", sicuri di darmi un’indicazione certa (lo vedi dalla mimica facciale, non puoi non capire, dicono…), io mi rendo conto di non parlare con un concittadino. Chissà in che città abita, uno che ha una mappa così. Poi ci passo, sotto il palazzo con la gigantesca insegna opel, realizzo che negli ultimi vent’anni devo averla vista (cioé deve essere entrata nel mio campo visivo) decine di migliaia di volte. Ma, nonostante questo, è in un’altra città. Nella mia mappa non risulta. E non si dica che la mia mappa è meno attendibile di quella con la Opel. Perché potrei tirare fuori particolari di un’esattezza implacabile, non sullo stesso palazzo ma sulle sue immediatissime vicinanze.

Se avessi un approccio scetticista o soggettivista al problema della conoscenza (avrò tante sfighe, ma questa no) potrei mettere in dubbio l’esistenza della città. E invece, poiché sono realista e amo la realtà più delle mie percezioni, dico che la realtà della città è tanto grande che la mia amorosa attenzione ad essa è sempre, tanto o poco, selettiva. Le città invisibili sono quelle che insistono sulla città che conosco, ma sono città che ancora non conosco; e che pure mi sono familiari, ancora non so come e quanto.

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