Cronachesorprese

29 Aprile 2005

Uso socratico della lattuga

Filed under: market mysteria — cronachesorprese @

Discutendo con Thrasher e vari avventori del suo blog ho messo a fuoco un po’ meglio un pensiero che inseguo da mesi e che ho già usato come spunto per affliggere altri interlocutori. L’ho chiarito solo un po’ di più, sono ancora lontano dal padroneggiarne tutte le implicazioni, intanto lo metto nero su bianco perché finora ne ho solo parlato e magari a scriverne riesco a rifletterci meglio.

Ordino un hamburger in un locale qualsiasi. In due preparazioni su tre è compresa una foglia di lattuga. Quando mi portano il panino mi viene spesso da chiedermi quale immagine di perfezione sta dietro all’imperativo morale, che nessun barista al mondo osa ignorare, di guarnire un hamburger con una foglia di lattuga a qualsiasi costo. Sì, a qualsiasi costo: perché la foglia nove volte su dieci arriva appassita, ingiallita, bruciacchiata, addirittura con i segni della griglia, ormai lontanissima anche dal più pallido ricordo del suo primitivo splendore.

E’ un’immagine mitica di un’eccellenza che abbiamo visto poche volte nella vita, forse alcuni non hanno mai visto: una lattuga fresca e saporita sopra o meglio accanto a un hamburger di ottima carne, di dimensioni accettabili, cotto al punto giusto. Ah, una foglia cruda naturalmente. Cosa la metti a fare nel panino ancora da cuocere? La lattuga va nel piatto, o va aggiunta al panino dopo la cottura. Già. Ma nel pub o nel bar c’è sempre un sacco di gente, bisogna far presto, azzicca tutto dentro a ‘o pane e via. Beh, ma allora, per farla bruciare o appassire, non la usare. Ti costa anche una cifra. No, la lattuga rimane. Mi sembra uno di quegli enti inutili che ogni tanto qualche politico con velleità moralizzatrici tenta, senza successo, di eliminare.

Perché? Perché la lattuga viene usata in modo così improprio? Non so ancora spiegare bene, ma questa domanda ha un’importanza capitale. Mi sembra che sia una delle tante applicazioni di una dinamica umana e di mercato comunissima. La merce prolifera e si aggrega attorno a un’immagine di un’eccellenza irraggiungibile. Irraggiungibile non per natura, anzi (cosa ci vorrà mai a usare la lattuga come va usata, nel contesto – hamburger…). E’ che, una volta enunciata l’eccellenza di riferimento, sembra quasi che la concreta riproduzione di quell’eccellenza nel maggior grado possibile diventi una questione secondaria. Basta l’enunciazione. Basta che il menu crei l’immagine (ci sono anche i menu con le foto!) e ti suggerisca: oh, ci siamo capiti, io intendo quel bel verde, quella bella foglia carnosa, se ti arriva un po’ diversa non starai mica a sottilizzare, apprezza l’intenzione…

No, non apprezzo l’intenzione. Più ci penso, più mi convinco che quell’intenzione lì sia proprio una cagata, anzi, la radice di molte conseguenze assai più incresciose di un panino dal quale, tutto sommato, puoi limitarti a estrarre l’insalata abortita. Ci ritornerò.

6 Comments »

  1. l’hamburger con la lattuga è come la pizza margherita con due [2] foglionie di basilico nel mezzo.

    che ce le mettono a fare?!

    parto dalla soluzione più semplice. il business vuole creare “icone universali” e , in termini di globalizzazione, “mercati unici”.

    lasciamo stare l’impatto puramente visivo e degustativo.

    il mercato funziona molto bene quando ci sono cose “standard e prevedibili” per l’utente finale, il quale, sentendosi al sicuro, non penserà mai “non compro quell’hamburger strano”.

    crei l’immagine collettiva di un prodotto e per i prodotti a venire crei le etichette.

    questo solo per noi ricchi consumatori.

    e fatevi sta domanda… le icone chi le ha inventate? non rispondete “windows”.

    Comment di utente anonimo — 29 Aprile 2005 @

  2. non mi sono firmato…

    thrasher

    Comment di utente anonimo — 29 Aprile 2005 @

  3. è come con la focaccia imbalsamata che si vede nelle vetrine di molti, troppi, panettieri. non essendoci un menù sono costretti ad arrangiarsi coi vecchi sistemi, col rischio però di esporre un prodotto troppo poco ideale, troppo imperfetto.

    allora il colpo di genio, prepari ad arte una focaccia moderatamente esotica, con i wurstel o, addirittura, con la nutella, fatta apposta per apparire bella, senza preoccuparti del gusto. ci spruzzi sopra 12 flaconi di lacca per capelli e, se proprio vuoi essere sicuro, la plasifichi come fosse una tessera del bus. et voilà, ecco creato l’effetto ‘menù patinato’, senza menù. sbatti tutto in vertrina, illuminando ad arte la merce, e aspetti fiducioso che i clienti milanesi escano dal tuo negozio mormorando alle mogli: ‘ma quella in vetrina era più lucida, più bella…’

    Comment di hardla — 29 Aprile 2005 @

  4. credo che l’imprescindibilità della foglia di lattuga dall’hamburger appartenga a un linguaggio universale: da dovunque tu venga, ovunque tu vada ti puoi riconoscere in questo panino. fattio così, sempre e comunque. in egitto, negli usa, in italia. mordi e ti senti a casa, al sicuro.

    e poi con la foglia dentro ti faccio avvertire di meno il rischio che ti si alzi il colesterolo.

    il guaio è che queste cose, probabilmente, le sanno a perfezione anche tutte le catene di junky food O_o

    (si, in effetti ho visto super size me, ma trascurava la questione lattuga in relazione al panino…)

    e all’invecchiamento precoce delle lattughe chi ci pensa? poverine, anche loro hanno il diritto a difendere la propria immagine, no? e se la lattuga è vizza, la carne come sarà? non lo saprai mai perché te la portano cotta, molto cotta.

    Comment di estrellita — 29 Aprile 2005 @

  5. thrasher: occhio a non confondere l’immagine seriale generata dal mercato con l’icona della tradizione iconografica, che è esattamente il contrario della serialità. ogni icona è unica (non esiste un’icona sacra uguale a un’altra), perché rappresenta e deve servire a ricordare l’unicità irripetibile del Cristo. e ad essere più precisi le icone le ha inventate il “michelangelo di altamira”, cioè esistono da quando ci si dedica a qualcosa di più che il mangiare, il bere e il riprodursi. l’iconoclastia è un delitto contro l’umanità.

    hardla: è vero, ho notato anch’io una preoccupante degenerazione in molte panetterie del centro storico, soprattutto in zona acquario-caricamento, dell’icona focaccia…

    estrellita: sono pronto ad aderire a una campagna in difesa dell’immagine della lattuga. ma anche della carota ad esempio, che vedo assai bistrattata in quelle rondelle precotte e impacchettate senza senso alimentare e gastronomico alcuno :-)

    Comment di cronachesorprese — 29 Aprile 2005 @

  6. le icone le ha inventate, ovviamente, l’Amiga :))

    Comment di utente anonimo — 2 Maggio 2005 @

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