Cronachesorprese

16 Marzo 2005

Non blogghiamoci in definizioni

Filed under: il viandante digitale — cronachesorprese @

Ho invitato alcuni amici a leggere questo blog.
Due settimane fa N. mi ha scritto: "Sono andato a fare un giro sul tuo blog, anche se a dirla tutta non ho capito il concetto di blog. Qual’e’ l’essenza aristotelica che presente in un sito lo trasforma in un blog?".
Due giorni fa invece S. mi ha scritto: "L’essenza dei blog stessi non mi è mai piaciuta fino in fondo. E’ bello seguire il blog di qualcuno che si conosce davvero, ed è il caso del tuo, ma non sopporto la necessità di scrivere un diario aperto a tutti…"
N. e S. non si conoscono: forse la cosa più furba da fare, per trarmi d’impiccio, sarebbe presentare l’uno all’altro, dicendo a N. che S. gli spiegherà l’essenza dei blog, e a S. che N., con la sua dichiarazione di ignoranza (ma è un’ignoranza socratica) disconosce di fatto il nesso essenziale blog – diario, che S. invece dà per scontato.
Purtroppo ora si è messo di mezzo il webster, che nomina blog come parola dell’anno 2004 e si arroga in questo modo il diritto di dare una definizione della parola che nessuno possa più mettere in discussione: a Web site that contains an online personal journal with reflections, comments, and often hyperlinks provided by the writer. E invece è discutibile, eccome, in tutti i suoi elementi, a parte il "web site" e l’"online". "Personal": cosa impedisce che un blog sia scritto a centomila mani? "Journal": del diario il blog ha sicuramente la progressione cronologica, ma non è detto che sia un diario nel senso comune del termine (questo, ad esempio, non lo considero e non voglio che sia considerato un diario). "Comments": cosa mi impedisce di riportare in un blog solo fatti e nessuna opinione? "Hyperlinks": cosa mi impedisce di non includere collegamenti nel blog? Poi perché "often" solo gli hyperlink? Forse che gli altri elementi ci sono sempre? No, abbiamo visto :-) "Provided by the writer": e se il writer si limitasse a riportare cose scritte da altri? Sarebbe un "provider" in senso stretto…
Che sia la parola dell’anno per il 2004 non mi sconvolge: ho sentito alla radio che i blog sono passati in poco meno di due anni da 500.000 a 8.000.000. Ma se due persone come N. e S., vi assicuro distantissime tra di loro, usano la parola "essenza" per parlare dei blog, vuol dire che questa essenza ancora ci sfugge. E quindi andiamoci piano con le definizioni: per il momento i blog sono un bel magma indistinto, ed è per questo che i miei amici mi trovano (anche) qui. Se c’è vita nella rete, in questo momento passa dai blog.

10 Comments »

  1. Purtroppo c’è la tendendenza ad etichettare tutto, blog inclusi. Sembra proprio che sia inevitabile. Che tristezza.

    Comment di chatterly — 16 Marzo 2005 @

  2. L’ultima frase è fondamentale. [riporto: se c’è vita nella rete, passa dai blog].

    Mi chiedo se c’è davvero qualcuno che osservi o che, tristemente, l’autore/i hanno solo il bisogno di dimostrare di essere vivi in rete.

    L’aspetto voyeuristico dei blog è il fondamento, l’essenza, di questa novità. Fatti un blog, e ti senti come al Grande Fratello.

    E le etichette sono un gran divertimento, diciamolo.

    Comment di utente anonimo — 16 Marzo 2005 @

  3. le etichette con un senso sì ;)

    Comment di estrellita — 16 Marzo 2005 @

  4. un mio amico diceva “un blog?” un modo elegante di sentirsi soli…”, pensiero ripreso recentemente da un post di un altro blogger e segno che evidentemente è un’idea che ha certo seguito.

    Idea che peraltro non condivido. può darsi che tra qualche tempo il fenomeno blog si sgonfi (magari saremo tutti presi dal podcasting, chi può dirlo :) ) o che invece si affermi in modo definitivo, e allora sì etichettabile. secondo me è troppo presto per definire una cosa che da quando è nata ha già subito parecchie rivoluzioni… :)

    Comment di utente anonimo — 17 Marzo 2005 @

  5. non vedo nessuna analogia tra il voyeurismo da grande fratello e i blog. anzi, mi sembrano fenomeni del tutto antitetici: i blogger si radicano lentamente nella blogosfera, che moltipilca e atomizza gli emittenti al punto da uguagliare numericamente i riceventi o quasi, intessendo relazioni tra di loro e puntando sul valore del loro singolo atto di comunicazione. il taricone di turno impone al pubblico attraverso la televisione, cioè un mezzo di comunicazione unidirezionale, qualsiasi vaccata faccia o la sua semplice presenza.

    Comment di cronachesorprese — 17 Marzo 2005 @

  6. facciamo che ora il blog ce l’ho pure io.

    vediamo.

    Comment di utente anonimo — 21 Marzo 2005 @

  7. Mi piacciono i post che parlano dei blog. Io credo che per il momento un blog possa essere definito solo per quello che “non è necessariamente”. Non è nec. un diario personale; non è nec. un resoconto di fatti; non è nec. un aggregatore di link… e così via. Forse per ora è uno spiraglio nella mente di ogni blogger, quello spiraglio che ogni blogger ha deciso di far conoscere agli altri. Oppure può essere una maschera. Cosa ne sappiamo noi quando leggiamo un blog se l’autore ci sta raccontando un sacco di frottole o no? Magari solo per rendersi l’esistenza un po’ più interessante. Solo che definizioni di questo tipo mi sa che sul Webster non troverebbero molto spazio. Un bacio.

    Comment di clarissadalloway — 23 Marzo 2005 @

  8. clarissa: sì, mi piace molto questa definizione. ciò che “non è necessariamente” può essere il futile ma comprende sicuramente anche l’indispensabile, che con il necessario e il necessitato non ha nulla a che fare.

    Comment di cronachesorprese — 24 Marzo 2005 @

  9. […] L’occasione sembra buona, inoltre, per dire qualcosa sul nome del blog. Come ho già detto un’altra volta, questo non è un diario. E neanche un blog “personale” nel senso stretto della parola. Questo blog aspira a rendere conto (sporadicamente, episodicamente, senza nessuna pretesa di puntualità e completezza) di fatti e di opinioni, come se fosse un giornale. Vuole sorprendere la cronaca nel suo farsi, vuole dare spunti di riflessione su come si fa informazione, su come le notizie vengono scelte e offerte. E questo è il primo significato delle sorprese. Certo le opinioni sono le mie opinioni. Ma cerco sempre di riportarle individuando un minimo comune denominatore con chi legge, come farebbe un commentatore di un giornale. Il che non significa cercare consenso: non mi importa andare incontro alle attese di qualcuno, voglio che anche chi non la pensa come me consideri e riconosca, in un fatto, gli aspetti che io voglio mettere in evidenza. Il commento giornalistico è innanzitutto questo: una selezione più energica e personale, per così dire, sui fatti, per rendere ragione di un punto di vista. La stessa selezione può essere usata dal lettore o da altri commentatori per tirare conclusioni diverse se non opposte. […]

    Pingback di CronacheSorprese » Blog Archive » My name is Cronache. Alex Cronache. — 26 Novembre 2006 @

  10. […] Posted by cronachesorprese at Dicembre 26th, 2006 Appena il tempo di metabolizzare Torino e già si riparte. Cosa farò? Non credo che proporrò ancora nuovi argomenti. Ma non mi tratterrò negli interventi, poco ma sicuro. Se tanto mi dà tanto, immagino che lo slide show di Vittorio Pasteris sull’autoreferenzialità sarà una roba a rischio ordine pubblico: metteranno i tornelli al di fuori del Linux club per ottemperare al decreto Pisanu? Ho molto apprezzato la relazione di Simone Morgagni a Torino, e vorrei proprio sentire il suo tentativo di definire il blog. Ho già una mia idea sull’argomento ma non è detto che non la cambi: mi aspetto però che il “semiosico” mi dia buoni argomenti per rinunciarvi, anche solo parzialmente. Anche la presentazione di Grivet sui modelli di business del web 2.0 a Torino è stata molto interessante. Cercherò quindi di non perdere l’ideale prosecuzione del dibattito proposta da Fabio Masetti di Scripta volant. E poi vedremo […]

    Pingback di Barcamp Rome « Cronachesorprese — 26 Dicembre 2006 @

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