“Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero e coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero.”
Pier Paolo Pasolini, sul Corriere della Sera del 14 novembre 1974
Ripeto queste famose frasi di Pasolini stasera perché ho appena finito di leggere Profondo nero di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza. E anche perché quelle parole mi piacciono sempre più, a mano a mano che passa il tempo e che qualche inferenza in più riesco a farla, nel mio piccolissimo mondo e nella mia limitatissima esperienza, anch’io. Ma questo deve succedere, perché certe cose non succedano più: che ognuno si guardi intorno e tiri le somme che deve tirare.
Giuseppe Lo Bianco l’ho ascoltato a Perugia: il suo modo di ragionare mi ha molto impressionato e, un poco, entusiasmato. Il libro racconta la connessione possibile tra i casi Mattei, De Mauro e Pasolini, riassumendo bene lo stato della questione dopo le inchieste giudiziarie degli ultimi dieci -qunidici anni, che hanno tentato di fare luce sulle vicende, e dopo le rivelazioni del 2005 di Pino Pelosi. È un buon contributo per considerare da una prospettiva interessante la storia di quegli anni. Ma l’etichetta “strage di stato” continua a sembrarmi propagandistica: anche alla luce delle possibili connessioni su cui indagava con sacro furore Pasolini nell’ultima parte della sua vita, è abbastanza chiaro che non era lo Stato ma un Antistato quello che macchinava o avrebbe macchinato trame di potenzialità eversiva così evidente; e che la funzionalità di questi disegni al mantenimento del quadro politico di allora sarebbe ancora tutta da dimostrare anche una volta dimostrate tutte le connessioni tra i fatti che il libro prende in considerazione. Resterebbe dimostrata, invece, la funzionalità di queste trame e questi fatti delittuosi al manimento del potere economico di alcuni personaggi che hanno in effetti avuto in mano troppo potere in quegli anni, anche per colpa della politica; se si distinguessero una volta per tutte i due livelli si potrebbe, forse, ragionare con più serenità, e tutti insieme, come collettività senza alcuna riserva di parte, su tutto quello che è successo e che ancora ci tocca e ci ferisce.