Cronachesorprese

14 Settembre 2011

I coatti dell’informazione

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Valigia blu sta diventando una lettura indispensabile. Per fare corretta informazione non è sempre necessario fare grandi indagini. Basta ascoltare e riportare. Cosa che qualche giornalista evidentemente non fa. I titoli del giorno si fanno su parole d’ordine che non si desumono sempre dai fatti. Quella di ieri era “accompagnamento coatto”. Che peso reale aveva nel fatto della richiesta di audizione (neanche di interrogatorio) avanzata dalla procura di Napoli al Presidente del Consiglio? Lo spiega bene Valigia Blu. E dà un’altra lezione di metodo.

15 Febbraio 2011

Marra, Marrismo o Marresimo?

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Devo confessare che fino ad oggi avevo evitato di informarmi su chi è e cosa scrive Alfonso Luigi Marra.
E mi ero perso anche la straordinaria intervista di Buttafuoco su Panorama.

Con i soldi si può comprare quasi tutto, si dice. C’è chi si compra i favori di ragazze compiacenti, chi si compra un giudice, chi si compra la libertà di inquinare. C’è chi si compra il parlamento per piegare le leggi alla sua volontà. Marra si compra la libertà di piegare la lingua italiana alle sue idee.

Questo è un dato. Non è un giudizio sulle idee di Marra, e non può esserlo. La lingua però è un filtro importante dei pensieri e delle idee. E non basta una grande ignoranza per snobbare il suo tribunale. Ci vuole anche una grande spregiudicatezza. E naturalmente un ego smisurato. Non so ancora se ciò che Marra sostiene sulle banche e sui poteri economici sia degno di essere preso in considerazione. Che i banchieri siano spregiudicati non mi pare una grande notizia. Ma che vengano attaccati da uno così violento e spregiudicato nei confronti della lingua italiana me li fa diventare, istintivamente, quasi simpatici.

10 Dicembre 2010

Colpire Ar Core

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Sarà vero quello che dice Travaglio, che Berlusconi ha fregato Renzi invitandolo ad Arcore?
Dipende.

Chi pecca per troppa ingenuità in questo caso? Renzi che concede a Berlusconi l’immagine del leader che sa riconoscere i giovani di valore al di là degli schieramenti? O Berlusconi che concede a Renzi l’immagine del giovane ambizioso che si può permettere di andare nella tana del lupo senza smettere di parlarne da avversario totale, senza compromessi?

Non lo so. Però mi sembra quasi superstiziosa la posizione di Travaglio. “Se tocchi la tana del bunga bunga sei fregato, sei lordato”. Ma che ragionamento è? Forse per un giornalista o per un comunicatore ha un senso, per un politico un po’ meno: il politico, e soprattutto il politico con responsabilità di amministrazione, va dove può ottenere dei risultati. E ci sono dei momenti e delle circostanze in cui il significato simbolico del luogo di un incontro ha meno importanza di quello che puoi portare a casa. Sempre ammesso, ripeto, che il gioco dei simboli sia sicuramente a detrimento del visitatore e non del padrone di casa.

Ma tra i cronisti politici italiani c’è da sempre questa tendenza a enfatizzare luoghi e circostanze dei fatti o degli incontri tra politici. Il patto del camper. Il patto della crostata. Il partito del predellino. Il linguaggio giornalistico non può fare a meno di coniare queste espressioni, ha una sua utilità: la maggior parte dei lettori capisce di cosa si sta parlando senza necessità di dover ripercorrere la storia tutte le volte. Ma diventano anche facilmente giudizi moralistici, quasi dei marchi di scelleratezza.

Non so quanto queste abitudini giornalistiche aumentino l’attitudine critica dei lettori. Per capirlo si potrebbe fare un bel sondaggio e chiedere: Renzi è andato a trovare Berlusconi ad Arcore per trattare o discutere di cosa? Se la maggior parte di quelli che erano al corrente della visita ne sanno anche spiegare l’occasione e il motivo, l’insistenza di Travaglio e dei giornalisti come lui sul “si fa o non si fa, è sconveniente o no” ha un senso. Altrimenti no.

Aggiornamento del 13 dicembre

Segnalo la risposta di Renzi sul suo profilo Facebook. Non so cosa c’è nel suo futuro politico, ma per me ha guadagnato dei punti. “Chi ogni due ore riposta le stesse domande ha un’emergenza affettiva preoccupante”. Già, un problema non da poco. Non capisco a cosa serve cercare un contatto più diretto con i propri politici di riferimento attraverso internet se poi non si è disposti a valutare gli argomenti e le ragioni. Renzi ha risposto alle obiezioni. A mio parere l’ha fatto in maniera convincente. Ma chi non è convinto dovrebbe ribattere approfondendo la propria obiezione, non riproponendola tale e quale. Questa ostinazione è un buon esempio di moralismo politico. Difficile scegliere tra questa incapacità dialettica e l’appecoronamento dei fan inossidabili di Silvio. Continuo a sperare in altro.

Aggiornamento del 15 dicembre

A chi avrà voglia di storcere il naso anche per il libro in uscita nel 2011 per Mondadori ricordo, in primo luogo, la polemica di qualche mese fa, e in secondo luogo di andarsi a vedere l’elenco di tutti i duri e puri che hanno pubblicato e continueranno a pubblicare per la stessa casa editrice.

25 Settembre 2010

Condensazione freudiana

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Il Ministro Sacconi ha finito da poco di parlare al Convegno di Confindustria ai Magazzini del Cotone di Genova. Illustrando, circolare ministeriale alla mano, la possibilità per le imprese di fruire di un qualche sgravio su straordinario, premi e altro “purché connessi alla produttività” (cosa che mi sembra già abbastanza fumosa, ma andiamo oltre) ha usato una curiosa espressione: “questo è lo Stato capacitatore“.

Ecco una parola che non conoscevo. Il problema è che fino a un attimo fa, quando non sapevo il significato della parola, capivo il senso della frase. Il Ministro voleva parlare di uno Stato che crea condizioni abilitanti per le imprese, che aiuta le imprese a tirare fuori le loro potenzialità, le loro “capacità”.
Ora però ho visto la definizione di capacitatore (o capacitore o condensatore, se ho ben capito sono sinonimi) e parrebbe qualcosa che immagazzina energia. Per poi rilasciarla, chiaro. Ma quando e dove?

Ecco, la precisazione sui termini può sembrare stravagante ma dopo oltre due anni mi sono ormai convinto che il maggiore problema della politica economica e fiscale di questo Governo sta in questo tipo di lapsus. Se così si può chiamare. Lo stesso Sacconi ha condito le sue considerazioni con citazioni nobili e con richiami al principio di sussidiarietà che indubbiamente fanno piacere, incontrano la mia sensibilità. E non voglio sindacare su quanto il Ministro sia sincero, posso anche assumere che lo sia. Ma è difficile continuare a coniugare federalismo e sussidiarietà “alte” con tutte le decisioni concrete di questo Governo, che tendono ad accentrare decisioni e risorse, che mirano univocamente, da ogni dicastero, a togliere capacità decisionale e di spesa alle periferie, si tratti di amministrazioni con i famosi “tagli” o di imprese con la totale assenza di una programmazione per lo sviluppo economico. E non saranno certo sgravi sul lavoro straordinario a risolvere i problemi delle imprese, se ogni giorno va in fumo l’ “ordinario” di tanti posti di lavoro e il tasso di disoccupazione galoppa di nuovo verso percentuali che avevamo scordato da tempo.

Posso anche concedere che il punto di partenza ideale fosse diverso. Ma ogni tanto occorrerebbe anche consultare la mappa. O lo schemino dei circuiti.

24 Giugno 2010

Nessun eroe a Johannesburg

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Notoriamente sono quello del bicchiere mezzo pieno. Ma anche del bicchiere un decimo, un centesimo pieno. Il che non vuol dire che non mi incazzi per il resto del bicchiere vuoto, naturalmente. Mi piace in ogni caso considerare prima il pieno, per quanto poco sia. Una questione di metodo. Prima l’essere, poi il non essere.
Quindi non mi fraintendete: sono molto triste per questa eliminazione, perché era evitabile con poco di più e la fortuna non c’entra nulla. L’Italia non è stata sfortunata, a cominciare dal sorteggio del girone.
Però quando sento un telecronista dire: “entra Pirlo, uno degli eroi dei mondiali 2006″ penso con un pizzico di sollievo che nelle telecronache dei mondiali brasiliani del 2014 non sentirò scempiaggini come: “entra Pepe, uno degli eroi dei mondiali 2010”. Ecco, vedete, ci vuole poco a farmi contento.

Cosa può spingere un giornalista televisivo a chiamare eroe un giocatore vincente? Un giocatore che ha vinto, e basta. Mi dà fastidio anche quando si dice dei militari uccisi, figuriamoci per i calciatori.
Perché i giornalisti non eliminano la parola eroe dal loro vocabolario?

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