C’è una cosa che sopporto sempre di meno e che sarò sempre meno disposto a sopportare in futuro: dover sempre dimostrare la mia identità e dettare i miei dati a chi li conosce benissimo e avrebbe modo di controllarli meglio di quanto possa fare io in molti casi.
Sono un cliente Vodafone e se entro in un negozio Vodafone voglio essere riconosciuto. Voglio che qualsiasi commesso tiri giù da un terminale tutto quello che sanno di me e che è utile a concludere il più presto possibile il nuovo acquisto. E invece no. Mi hanno spiegato che non è possibile. Ogni mese verso con la mia carta di credito il corrispettivo di un abbonamento a Vodafone, ma se entro in un negozio Vodafone per acquistare un cellulare devo dare nuovamente carta di identità, codice fiscale e… numeri di telefono.
“Ce li avete già questi dati”, ho detto alla commessa.
“Non posso vederli per la privacy: è come se facessimo un contratto con un nuovo cliente”.
“Ma se avete il permesso del cliente?”
“Non possiamo ugualmente”.
Ora, questo è assurdo e ipocrita. So benissimo che le aziende interessate si scambiano più o meno sottobanco le informazioni su di me che ritengono utile scambiarsi. Ma se queste stesse informazioni servono a rendermi la vita un po’ più facile, non contano. E provo davvero un senso di estraneità e di frustrazione a dover sempre dimostrare a un’entità impersonale, sia lo Stato o un’azienda qualsiasi, che io sono proprio io.
Ma la questione non è soltanto la comodità. Penso a tutte le cose utili che vengono bloccate da questa logica. Penso che le pubbliche amministrazioni non si scambiano i dati che mi riguardano per la stessa ragione, e questo spesso comporta disagi, perdite di tempo e di denaro non solo per me, ma per la collettività. Penso che se dimentico una scadenza per l’Ici o per un tributo non c’è nessuno che si premura di avvertirmi in tempo per non farmi pagare penali, quando sarebbe così semplice: ho un numero di cellulare e un indirizzo mail che può ricevere tutte le notifiche che sono necessarie.
Tutti questi disagi e soprattutto tutta questa mancata evoluzione perché devo essere difeso da qualcosa da cui non voglio essere difeso. Non mi importa dei miei dati, prendeteli, vendeteli a terzi, fateci la cresta, condividete con chiunque le informazioni che riguardano le mie abitudini di consumatore, il mio far parte di una comunità come cittadino, e se volete anche le mie idee, le mie opinionii. Ma non mi negate più i servizi che potreste darmi con il minimo sforzo e con vantaggio anche per voi. E soprattutto non fate gli gnorri: non fate finta di non conoscermi. Con quell’aria di “risposta esatta!” quando declino le mie generalità. Come se fossi bravo io a ricordarmele.