Cronachesorprese

9 Marzo 2022

La felpa della pace

Filed under: cronache — alessandro @

Se fossimo in una normale dialettica democratica, Salvini in una circostanza cosi avrebbe già dato le dimissioni, altro che andare in Polonia a fare l’ennesima sceneggiata patetica. Perché riguardo ai suoi reiterati endorsement a Putin degli ultimi anni i casi sono (solo) due: o ha preso finanziamenti da Mosca o ha preso una cantonata enorme che equivale a una sconfitta politica di dimensioni epocali. In entrambi i casi, l’unica risposta adeguata sono le dimissioni immediate dalle cariche di partito, in attesa che la fine della legislatura faccia il resto. Un uomo politico che ha a cuore le sorti della sua parte si comporta così. Se non ha gli attributi per farlo in prima persona, dovrebbero essere i quadri di partito a chiedergli di farlo. È a dir poco imbarazzante che ora cerchi di smarcarsi dicendo che è contro la guerra, e quindi anche contro Putin: pensa davvero di potersi salvare politicamente in questo modo? A livello personale cambiare idea, o disilludersi, ci sta; ma a livello politico un leader deve trarre le conseguenze di un errore così clamoroso, e togliere il disturbo. Quindi: se fossimo in una normale dialettica democratica, Salvini sarebbe finito.
Dico questo perché, anche se l’epoca del personalismo dei leader ci ha quasi completamente desensibilizzato, ogni tanto fa bene ricordarsi cos’è la politica normale.
Altra considerazione a lato, che però mi preme di più visto che riguarda le applicazioni politiche di ciò in cui credo: un grande abbraccio ai cattolici che sono stati ipnotizzati (anche solo per un istante) dai rosari rotanti.

17 Febbraio 2022

L’ennesimo post sul 17 febbraio

Filed under: cronache,storia del cristianesimo,tutto considerato — alessandro @

Cioé su Giordano Bruno. Era l’epoca dell’assolutismo e il Pontefice non faceva eccezione nell’applicare la ragione di Stato. Sbagliato? Secondo i nostri criteri attuali si. Ciò che si sbaglia sempre nel considerare quei fatti, a mio parere, è trattarli come questione religiosa e pretendere che la chiesa ne renda conto ancora oggi. Nessuno chiede allo stato francese di rendere conto della tortura e dell’esecuzione capitale di Ravaillac, che uccise Enrico IV. Eppure era mosso da “nobili ideali” di tirannicidio. La condanna di Bruno fu politica. Avrebbe potuto salvarsi ma non ha voluto farlo. Scelta sua, come scelta di Ravaillac solo dieci anni dopo fu il regicidio senza autotutela.

29 Ottobre 2021

Zan e non più Zan

Filed under: cronache,Il postulante de-genere — alessandro @

Ci vuole un discreto livello di dissociazione per essere davvero “tristi” (come leggo in molti commenti) perché l’orrido ddl Zan non è passato. Come anche per andare in piazza a contestare la negazione di “diritti” pur sapendo benissimo (se si conosce un minimo la questione) che nessun diritto viene negato.
Quanto al riproporre continuamente esempi di violenza, come se chi ha votato contro un ddl pensato male e scritto peggio fosse complice di quella violenza, beh quella non può essere altro che disonestà.
Lo sappiamo che questo pastrocchio si riproporrà prima o poi in parlamento come una peperonata, con effetti analoghi. Verrà riproposto perché ormai è una bandiera. Una sciocca bandierina di chi pretende dalle leggi l’eliminazione di un contraddittorio scomodo, perché evidentemente non ha fiducia sufficiente nei propri argomenti. E come potrebbe, del resto: il ddl Zan è sbagliato in tutto, nei principi, negli articoli, negli obiettivi che si propone. Sarebbe da cacciare nella rumenta e basta, non se ne dovrebbe più parlare. E invece figuriamoci, quelli in piazza hanno avuto l’impudenza di paragonarsi a chi negli anni sessanta manifestava con Martin Luther King. Ci vuole un bel coraggio.

17 Febbraio 2021

Nel cognome del padre

Filed under: cronache,Il postulante de-genere — alessandro @

Nella genitorialità l’eredita morale viene “dopo”. Prima c’è un’eredità carnale, che certo può anche non esserci (nel caso ad esempio di adozione) ma che anche nelle eccezioni è un modello per qualsiasi applicazione della genitorialità e che è sbagliato negare o contrastare a livello simbolico. Penso che abbia ragione Fabrice Hadjadj quando parla di “famiglia selvaggia”: un genitore può essere anche un criminale, ma non si “merita” di essere padre o madre, lo è in virtù di un fatto carnale, e questo è oggettivamente un valore, anche quando il figlio maledice il padre. C’è una realtà da cui veniamo e che noi non possiamo modellare a nostro piacimento. Questo, che ci piaccia o no, è un fondamento oggettivo della morale e anche della conoscenza, in assoluto: noi riconosciamo la realtà, non la creiamo. Penso che l’eredità morale di un genitore si innesti necessariamente in questa carnalità, reale (se il genitore è davvero tale) o simbolica (se il genitore non ha effettivamente generato il figlio).
Per quanto riguarda l’automatismo del cognome paterno, chi ha l’ossessione del cosiddetto “patriarcato” non può da una parte giocare a marginalizzare il padre e da un’altra parte chiedere la responsabilità paterna. Perché è questo in primo luogo il significato e il valore del cognome paterno: responsabilità verso i figli. Dovrebbe essere automatico proprio come garanzia verso di loro e verso la donna. Poi certo, su questo primo significato si possono innestare pretese di “possesso” che vanno contrastate culturalmente. Ma se rimuovi l’automatismo indebolisci la garanzia.

3 Giugno 2020

Custodire l’alterità animale

Filed under: cronache,Il cristiano informale — alessandro @

Condivido al 100% la riflessione dell’amica Sara. E aggiungo che, come per altre questioni (non faccio esempi perché corro il rischio di non farmi capire, di farmi attribuire collegamenti che non faccio e non voglio fare) anche per la relazione uomo – animale sembra sempre più urgente reimparare certi concetti cardine del tomismo, come l’analogia e la distinzione nell’unità. Non c’è un unico modo, ci sono tanti modi di essere creatura, e nella contemplazione di questa varietà sorprendente possiamo riflettere meglio sulla nostra umanità.

L’alterità animale ha una quota di irriducibilità e di gratuità che “mette a posto” gli uomini (come nella risposta di Dio a Giobbe): c’è qualcosa di sacro nel mondo animale che dev’essere riconosciuto e rispettato. Esiste una comunione dei viventi che comprende uomini e animali, solo un mostro potrebbe negarlo; ma solo uno sprovveduto può proporre come ideale l’azzeramento o il tendenziale, progressivo attenuamento della potestà umana di decidere, di disporre del materiale vivente, animali compresi. Ci sono limiti, sono tanti e possono essere definiti facilmente, ma questa potestà è un fatto, un dato che troviamo nella realtà e non è una pretesa del fondamentalismo religioso o del capitalismo che mercifica tutto, come alcuni pensano.

La comunione tra tutti i viventi non può essere sullo stesso piano della comunione che può esprimere la società umana tra i suoi membri. Il concetto di “custodia” che mette in evidenza Sara è fondamentale: anche questo è un fatto, chi lo nega o vuole minimizzarlo fino a neutralizzarlo nega lo specifico umano e non vede neanche il bene degli animali. Custodia è potestà e responsabilità insieme.

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