Cronachesorprese

11 Febbraio 2017

Manifestazioni e contromanifestazioni intorno alla cosiddetta “Ultradestra”

Filed under: cronache — alessandro @

Prima considerazione linguistica. Il prefisso Ultra- per designare (additare al pubblico ludibrio, per essere precisi) un gruppo politico o di altro genere al di fuori dell’ambito calcistico si usa solo da pochi anni, e non mi piace, perché credo che abbia una genesi ideologica. Chiedo venia, confesso un’unica colpa: avere letto Orwell.

Seconda considerazione psicosociale. Non ho nessuna simpatia per le idee e i gruppi contro i quali oggi qualcuno manifesta a Genova, eppure non ho nessuna voglia di andare a inveire contro di loro per strada.
C’è chi per questo mi chiamerebbe complice o simpatizzante, ma non può certo dare lezioni di simpatia e soprattutto non sa nulla di me. C’è chi invece dice: “ok, tu non hai voglia di andare, non ce l’ho con te, stattene a casetta tua ma i difensori della democrazia siamo noi, ammettilo”. Eh no, non ho nessuna intenzione di ammetterlo né di firmarvi una delega in bianco sulla difesa della democrazia, spero che non ve ne abbiate a male.
Ci sono infine quelli che non mi dicono nulla sperando che io stia zitto, contando di lasciarmi intimidito con il loro attivismo, la loro assertività, la loro “vibrante protesta”, la loro consapevolezza politica superiore. Eh anche voi amici, mi spiace: non mi fate stare zitto e non mi avete impressionato per nulla, ritentate.

Terza considerazione storico-socio-politica. Il conflitto manifestazione-contromanifestazione è una merda, ovunque e in qualunque modo si verifichi, come ampiamente dimostrato sempre a Genova nei giorni del G8. Se qualcuno sente l’esigenza di impedire una libera riunione scendendo in piazza può fare anche fuochi d’artificio e argomentare allo spasimo per motivare la sua scelta, ma non mi avrà mai dalla sua parte. A maggior ragione se usa clichet come “i ragazzi dalla maglietta a strisce del ’60”: state seguendo un rituale, state ripassando un copione, state lucidando i lustrini della divisa proprio come stanno facendo sulla sponda opposta quelli che vorreste cacciare a pedate dalla vostra città che certo, è medaglia d’oro della Resistenza, oh si, per carità. Ma quella che fu una reazione popolare più che prevedibile a una “vera” provocazione a soli 15 anni dalla fine della guerra, con ferite ancora aperte e sanguinanti, per voi è una stanca, nostalgica ripetizione. Forse vi dispiace (a me, sinceramente, no) ma circostanze come quelle non si verificheranno mai più. Il che non vuol dire che non possa capitare anche qualcosa di peggio, sia chiaro, ma è sufficiente per dire che non mi può bastare il richiamo simbolico a quei fatti, non è una ragione. E poi non può avermi dalla sua parte chi non esclude a priori l’uso della violenza contro una semplice riunione di avversari politici, anche se fosse soltanto a parole, poiché purtroppo sappiamo per esperienza, soprattutto a Genova, che dalle parole ai fatti la distanza può essere spaventosamente breve. Sai com’è, c’è sempre qualcuno che non coglie l’ironia, che non decifra i paradossi o le argute citazioni. Potrei forse essere dalla sua parte in caso di guerra civile, ma anche in quel caso mi terrei in cuore domande più che legittime sulla divisione delle responsabilità oltre che sul metodo della lotta, domande da non dimenticare e da tirare fuori a tempo debito. Chi si pone in questo modo può avermi dalla sua parte solo in circostanze eccezionali in cui sia seriamente e clamorosamente in pericolo il bene comune (sì, abbiate pazienza, uso “ancora” queste categorie), ma non mi avrà per sempre e non sarà autorizzato a dire l’ultima parola su di me al mio funerale.

Quarta considerazione politica. Un movimento “antifascista” per me è credibile solo se tiene lontani i violenti e si mobilita non contro le manifestazioni, ma contro l’esistenza stessa di gruppi fascisti o criptofascisti. Oggi alcuni sedicenti antifascisti sono in strada ad assediare una riunione in un appartamento privato, e vabbé. Ma se l’assunto è che in quell’appartamento c’è una riunione di un gruppo fascista, e se questo gruppo ha uno statuto come un’associazione o un partito qualsiasi, io *pretendo* che chi oggi è in piazza domani vada in Questura a denunciare l’esistenza di un gruppo che va contro la Costituzione e a chiederne lo scioglimento, come prevede la legge. Con la tua contromanifestazione hai impedito la libera circolazione per mezza giornata in una parte di città, hai negato agli abitanti i percorsi abituali, li hai costretti a fare salti mortali per la spesa al supermercato o per far uscire il cane, hai addirittura tentato di metterti sulla scia di un’ambulanza che doveva soccorrere un bambino per superare il cordone di polizia che sta lì semplicemente per impedirti di fare cazzate? Allora vai a denunciare i motivi di questa scelta così forte e chiedi di non dover più essere “costretto” a questi mezzi. Oh, naturalmente se per te lo Stato significa qualcosa di più di uno strumento di oppressione del popolo magari è più facile. Se non lo fai mi spiace, ma la tua protesta di oggi non è credibile. E se questa strada è già stata tentata in altre occasioni e le istituzioni per vigliaccheria o complicità o quieto vivere rispondono picche, i casi sono due: o insisti finché non cedono, o hanno ragione le istituzioni a sostenere che quei gruppi non fanno apologia di fascismo (perché se le istituzioni non procedono prendono questa posizione: il non procedere non è neutrale) e hanno tutto il diritto di formare associazioni, di riunirsi, di fare convegni, di presentarsi alle elezioni, e il contrasto a loro non potrà essere altro che dialettico e politico. Che diciamocelo, sarebbe la cosa migliore per tutti. O no? E se questo è contro l’evidenza, se questi gruppi sono proprio fascisti e lo ammettono senza reticenze, beh, perché non insistere a chiedere di sciogliere le loro associazioni? Prima o poi le istituzioni dovranno inchinarsi alla Costituzione. Guarda guarda zitto zitto, mi sa che l’unico governante che ha avuto le palle di applicare la legge Scelba è stato Paolo Emilio Taviani negli anni settanta. Democristiano, partigiano e antifascista vero.

Quindi domani i manifestanti faranno la fila in Questura a denunciare l’apologia di fascismo dei cospiratori di via Orlando? Speriamo, dai. Mi dicono che sono ingenuo: non è vero, ma capite che l’ingenuità “per scelta” è essenziale per salvare l’autonomia del pensiero, quando le correnti imperversano. Sono ingenuo, è un mio diritto: vadano a fare le loro brave denunce. Se non lo fanno non me lo tolgono il sospetto che in Italia siano ancora davvero in troppi a voler eludere l’antifascismo costituzionale. Non solo i fascisti residuali, più o meno “criptati”. Non solo i nuovi populisti che, senza alcuna parentela o relazione con i simboli e gli armamentari ideologici del fascismo storico, cavalcano disagi e paure varie. Non solo i politici e i partiti che strizzano l’occhio all’estrema destra per reclutarli in qualche alleanza elettorale. Non solo le istituzioni infiltrate da fascisti e da massoni. Non solo tutti questi, ma anche gli antifascisti “muscolari”. Quelli pronti alla contromanifestazione al minimo accenno e accada quello che deve accadere “perché l’avete voluto voi”. Quelli che abbasso il fascismo, ma abbasso anche tutto quello che non ci piace e che noi chiamiamo fascismo perché noi siamo gli antifascisti e decidiamo noi cosa è fascismo e cosa non lo è (o cosa è “ultra” e cosa “intra”). Quelli che figurati se chiedo lo scioglimento delle loro associazioni, i fascisti DEVONO continuare a esistere perché legnarli ogni tanto è cosa buona e giusta e fa tanto gruppo tra compagni e impegno politico vintage. Quelli che sguazzano alla grande in questa ambiguità di avere una legge che vieta l’apologia del fascismo e associazioni che fanno puntualmente apologia del fascismo, perché se no non possiamo più fare gli antagonisti. Quelli che hanno bisogno di un nemico per giustificare la loro esistenza. Anche basta, dai.

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