Cronachesorprese

8 Marzo 2014

Il suo nome è Quota Rosa

Filed under: tutto considerato — alessandro @

Per la festa della donna auguro alle donne di liberarsi dalla truffa delle quote rosa, in tutti gli ambiti, a cominciare dalla politica visto che è di attualità, visto che si sta discutendo una legge elettorale che non mi piace molto. Una truffa che si basa su una menzogna, che discrimina le donne illudendole di promuoverne la presenza nei centri decisionali mentre in realtà le ghettizza. Un ghetto altolocato, per carità. Ma pur sempre un ghetto. Guardate quella poveretta che ora, in ossequio a questa filosofia malata, deve stare nei banchi del governo con il pancione. Stupido io che pensavo che il diritto per le mamme in attesa a non pensare ad altro che ad essere mamme, almeno in un periodo, fosse una conquista sociale. Poi lei sarà contentissima, chi lo nega. Però se la scelta è stata fatta anche con intento simbolico io qualche falla ce la vedo. Andate a dire a una donna delle pulizie che ha il “diritto” di andare al lavoro con il pancione fin quando non ne può più, proprio come il ministro, uguale uguale. E poi a continuare in qualche modo a lavorare anche nelle fasi più critiche della maternità, perché il ministro non puoi farlo staccando davvero. Soprattutto se stai cominciando l’incarico proprio quando si avvicina il parto e hai bisogno di impostare il lavoro per tutto il dicastero. Ma sono solo io a pensare che la discriminazione è verso la maternità, non verso l’incarico?

La quota rosa avrebbe senso solo se venisse presentata come una emergenza: ci sono poche donne a subire le scelte di molti uomini, bisogna fare qualcosa di fuori dall’ordinario e di fortemente simbolico per rimediare a questo scompenso. Giusto per un po’ di tempo. Come fare un senso unico alternato su una statale molto trafficata. Ma non è proposta così. È proposta come qualcosa di statutario in ogni ambito, di costitutivo, di essenziale per la democrazia. Non me ne capacito. Come se solo le donne potessero rappresentare le donne. Come se non fosse ugualmente (anzi maggiormente) problematico e discriminante dover cercare per forza un rappresentante di un sesso per coprire un determinato ruolo.

È un augurio per le donne il mio perché sono convinto che la filosofia delle quote sarà, alla lunga, un danno più per loro che per gli uomini. Di sicuro sarà un danno: perché ogni volta che si sostituisce alla realtà un criterio astratto, ogni volta che il dover essere (secondo quale ideale? non ha importanza, ma è certo che è imposto dal potere) sgomita per prendere il posto dell’essere si crea un danno. Che forse non è visibile subito, è come la “blessure fine et profonde” della bellissima poesia di Sully Prudhomme. Qualcosa che non si avverte subito, qualcosa che non sembra proprio intaccare il bello, il buono e il giusto.

Così la nostra libertà è minacciata oggi: non (troppo spesso) da una oppressione conclamata ma da qualcosa che pretende di essere buono e giusto, “solo che” si vinca la resistenza di qualcuno che viene costretto, dalla narrazione dominante, alla parte del cocciuto retrogrado. Permettetemi di parafrasare una vecchia canzone: “Il suo nome è Quota Rosa / cara, bella, / sorridente e deliziosa / e vuole me / Sono sincero, confesserò: / Non ce la faccio a dirle di no”
Non ce la facciamo a opporci a questa elegante stortura del buon senso, non ce la facciamo più a dire che la rappresentanza di genere è un’astrazione senza alcuna ragion d’essere. Noi che lo pensiamo siamo indotti a vergognarcene, a tacere.

Io oggi, per la festa della donna, provo a rompere questo accerchiamento e auguro quello che ho scritto.
Non so se passa, se si capisce: il mio è un augurio sincero. Posso solo compatire chi pensa che io non sia diretto, che non sia sincero.

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