Cronachesorprese

28 Dicembre 2011

Lettera aperta a Don Fulvio Calloni

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Caro Don Fulvio, il 12 dicembre scorso il Corriere fiorentino ha dato notizia della richiesta singolare che lei ha avanzato al Comune di Capannori: «Come posso anche io, nonostante le esenzioni concesse alla mia parrocchia, pagare l’Ici?». In questa provocazione non trovo quasi niente di buono, o di esemplare, o di profetico. Mi permetta di spiegarle perché.

Non metto in dubbio che la sua iniziativa sia motivata dalla buona fede e dalla volontà di testimonianza. Posso accogliere con favore solo questa delle tante cose implicite nel suo messaggio: è per l’impegno e la presenza di persone come lei che le parrocchie continuerebbero a svolgere la loro missione in qualsiasi condizione, anche senza niente, anche se fossero vessate da un fisco iniquo. Questo è vero ed è apprezzabile che venga ribadito, perché non mi stupirei se tra qualche decennio si ponesse in modo drammatico un problema di sostanziale discriminazione fiscale della Chiesa e delle opere che nascono da un’esperienza di fede.

Lei afferma: «Vantaggi, diritti, privilegi o riconoscimenti economici non concordano con il vangelo il quale ci chiede di dare anche la tunica a chi vuol portarti via il mantello (Mt.5,40)». Ma l’esenzione alle parrocchie non è né un vantaggio, né un privilegio. Può darsi che sia un diritto, ma la parola “diritto” è un po’ inflazionata e a rischio di troppe ambiguità: preferisco pensare che l’esenzione Ici per le parrocchie, prevista dalla legge e che neanche il più accanito degli anticlericali oggi (oggi…) mette in discussione, sia una pura questione di buon senso. È sì un “riconoscimento”, ma non economico. Sarebbe solo una vessazione il contrario.

Anche Francesco un giorno chiese a un frate a cui avevano rubato la sacca di rincorrere il ladro per dargli anche la veste. Ma era evidente che il ladro aveva compiuto un’ingiustizia. Se il ladro si fosse presentato nei panni di un esattore, e avesse fatto credere ai testimoni del furto che ciò che toglieva lo stava togliendo secondo legge e giustizia, le cose sarebbero state un po’ diverse. Lei sa che è in corso una campagna di delegittimazione e di screditamento della chiesa che prende a pretesto spunti diversi a seconda del momento. Oggi, sull’onda della necessità dei sacrifici che vengono chiesti a tutti, si batte molto su presunti vantaggi fiscali. Si tenta di far credere che in via ordinaria, ovvero per legge, la Chiesa non paghi l’Ici per quelle proprietà in cui viene esercitata un’attività commerciale. Sa benissimo anche lei che questa accusa è falsa. La calunnia rende sempre: si spargono mezze verità, notizie false, imprecise, non verificate; si segnala un abuso eccezionale e si fa credere che sia la regola. Il tempo necessario per smentire non è sufficientemente breve per impedire che molti prendano le calunnie per buone, magari perché le sentono ripetere da più parti: dai giornali e dalla televisione, da giornalisti e da comici o presentatori. Sradicarne completamente gli effetti è impossibile, e richiede comunque tempi molto lunghi.

Questa è un’ingiustizia, non crede? Non so lei, ma io provo un grande dispiacere e un senso di impotenza tutte le volte che vedo questa strategia di disinformazione dispiegata contro la Chiesa che amo e di cui sono indegno figlio. Mi ribello come posso, scrivo, discuto. Ma è come svuotare l’oceano con un cucchiaino. Purtroppo molti tacciono, non si ribellano. Anche questa acquiescenza è causa di grande dispiacere, ma spero soltanto che il “chi tace acconsente”, almeno in questo caso, non sia vero. Poi leggo la notizia che la riguarda. “Per essere cristiani non possiamo avere a cuore le nostre esenzioni fiscali più del bene comune”. Dovrei sentirmi edificato da questo giudizio? Mi spiace, sono solo ulteriormente rattristato e voglio che lei lo sappia, voglio che lei se ne renda conto. Perché lei aggiunge confusione a confusione. Non è l’esenzione fiscale che “ci sta a cuore”, è il non passare per ladri, evasori o approfittatori quando non lo siamo. E non per noi, perché in Matteo 5 oltre al passo che cita lei ci sono tutte le beatitudini e il versetto 11 dice: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia”. Non per noi, ma proprio per il bene comune, per chi ogni giorno si rivolge con fiducia alla Chiesa e, lei lo sa meglio di me, trova aiuto concreto, non soltanto generico conforto.

E non è neanche in nome, o facendosi scudo della carità vera che si chiede un “vantaggio” (che vantaggio non è, come lei stesso spiega bene), ma si cerca soltanto di ribattere alle menzogne per difendere l’accessibilità stessa dell’annuncio alla gente. Le sembra esagerato? Si faccia un giro sui social network a vedere come è stato accolto il messaggio di Benedetto XVI per il natale. Ha chiamato alla “responsabilità in tempo di crisi” e molti, troppi hanno reagito sdegnati come se non avesse l’autorità morale per farlo! Ma lei come sacerdote non sente il bisogno di ribellarsi a questa mistificazione? Chi se ne importa delle esenzioni! Nessuno però si azzardi a toglierle come si toglierebbero a chi ha rubato, a chi ha fatto carte false. Il cardinale Bagnasco ha chiesto di avere maggiori spiegazioni e i calunniatori hanno fatto credere a tutti che stesse cercando di “trattare” o chiedesse una specie di “rito abbreviato”, come un ladro colto in flagrante. Di fronte a queste palesi contraffazioni mi sbaglio forse a pensare che il vero obiettivo non sia l’esenzione Ici, ma lo screditamento della Chiesa agli occhi dei semplici? I seminatori di discordia stanno lavorando perché sia sempre meno consueto e naturale il rapporto tra la Chiesa e il popolo. E non sto parlando dell’allontanamento dalla pratica religiosa: sto parlando dei tanti (credenti o no, praticanti o no) che cedono sempre di più alla tentazione ideologica di considerare la Chiesa come un corpo estraneo nella società che in qualche modo prima o poi dovrà essere espulso, o comunque tenuto ben separato. È per questo sentimento sempre più diffuso che si possono raccontare impunemente menzogne su presunti vantaggi fiscali. Prima di lanciarsi in un “beau geste” che aumenta la confusione e lavora solo a vantaggio di pregiudizi e calunnie odiose, non pensa che sia meglio fare chiarezza?

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