Cronachesorprese

26 Novembre 2011

D Ici amo le cose come stanno

Filed under: cronache — alessandro @

Monta nuovamente la polemica sulle esenzioni Ici. In attesa di capire quale posizione prenderà il Governo Monti in merito (ammesso che prenda posizione), Santoro nel suo “servizio pubblico” di giovedì scorso ha fatto da megafono a quel gruppo su facebook nato quest’estate che chiede al “vaticano” di pagare lui la manovra finanziaria.

Ho avuto un piccolo diverbio con i gestori del gruppo. Come a volte capita nelle discussioni online, siamo andati un po’ fuori le righe ma poi ci siamo chiariti. Io ho spiegato che ero davvero irritato per il modo in cui Santoro ha presentato la questione: il sondaggino su facebook che risponde alla domanda: “volete che anche il Vaticano paghi l’Ici sulle attività commerciali o no?” e che ha riscosso, udite udite, il novantanove per cento dei consensi. Ma guarda che strano. Proviamo a fare la stessa domanda a quel 64% di italiani che ogni anno firmano per l’otto per mille alla Chiesa Cattolica. Qualcosa mi dice che le percentuali sarebbero ugualmente bulgare, ma di segno opposto. O forse no: non ci sarebbe proprio adesione al sondaggio. Perché chi conosce la Chiesa Cattolica non accetta l’impostazione semplicistica e propagandistica della domanda. Il “Vaticano” deve pagare l’Ici sulle attività commerciali? Inutile spiegare che nel modo di chiamare in causa il “Vaticano” c’è solo avversione ideologica, tanta voglia di strumentalizzare, di “farla finita” con qualcosa che dà fastidio ma che in ultima analisi non si conosce.

La distanza con chi anima quel gruppo su Facebook rimane, dunque, abissale. Tuttavia devo riconoscere pubblicamente, dacché l’ho promesso, che anch’io non conoscevo loro e non avevo considerato la serietà del loro lavoro. Un gruppo di sei persone da quest’estate sta raccogliendo documentazione sulle cose che non tornano. Non ho nessuna difficoltà a comprendere che ci siano molte situazioni ambigue, che molti traggano vantaggio da una normativa che ha permesso il formarsi di una zona grigia abbastanza ampia. Ma c’è comunque un errore di impostazione, e per esemplificarlo cito un commento che ho trovato sulla bacheca del gruppo:

“So benissimo che la Chiesa svolge attività di grande importanza sociale, ma so ancora meglio che più del 50% dell’otto per mille viene destinato ad attività che esulano dalla solidarietà, quali l’attività pastorale, la costruzione di nuove chiese…”

Spero che sia chiaro per molti, se non per tutti: non ha senso dire che soltanto la quota di otto per mille destinata direttamente all’attività caritativa è importante dal punto di vista sociale. Anche l’attività pastorale, la costruzione (più spesso la manutenzione) delle chiese è fondamentale. Se le attività di valore sociale condotte da soggetti riconducibili all’esperienza cattolica funzionano, è soltanto perché funzionano anche le attività pastorali, è perché le chiese esistono, sono in funzione e vivibili. Per questo lo Stato ha deciso che un otto per mille del gettito Irpef può essere destinato a organizzazioni religiose. Per chi ha memoria delle cose importanti è inutile ricordare che l’otto per mille ha sostituito anche la vecchia congrua, rendendo opzionale e molto più trasparente il sostegno diretto dello Stato alla Chiesa.

Ma per una specie di cortocircuito ideologico sta passando l’idea che tutto l’otto per mille dovrebbe essere beneficenza diretta. I preti? Le chiese? Chisseneimporta, ci pensi il Vaticano. Anzi, Vaticano vieni qui non sgamare, visto che ti diamo tutti questi soldi restituiscili tutti, e pagaci la manovra finanziaria. Cerchiamo di uscire da questo corto circuito, via. Ristabiliamo la verità delle cose, in pochi semplici punti:

– Il “Vaticano” non c’entra nulla
– La Chiesa italiana non “deve” nulla allo Stato italiano, se non le tasse che normalmente paga
– Tutti gli enti ecclesiastici e i soggetti riconducibili a qualche organizzazione cattolica che svolgono attività commerciale e non pagano le tasse sbagliano, e devono pagare. Comuni e magistratura hanno tutti gli strumenti per esigere il giusto. Se non lo fanno, sono in difetto loro in primo luogo
– In ogni caso le risorse che lo Stato riconosce alla Chiesa con l’otto per mille, con gli sgravi per chi davvero ha diritto all’esenzione Ici e con altre formule non vanno a costituire un “capitale” che va “restituito”, ma sono assegnate perché si riconosce alto valore di sussidiarietà alle opere e alla presenza dei cattolici. In altre parole, di solito per ogni euro che lo Stato riconosce alla Chiesa si producono almeno due, tre euro in servizi. Se lo Stato dovesse predisporre quei servizi senza l’aiuto di altri soggetti (e questo è valido per tutti, non solo per i cattolici) spenderebbe il doppio o il triplo. Quindi la Chiesa non è in debito con lo Stato, né tantomeno con la società.

Chiarito questo, mi permetto di pubblicare una parte della mia risposta agli amministratori del gruppo. Non credo che se ne avranno a male.

Carissimo Team, io posso anche informarmi meglio su di voi se me ne fate venire voglia. Il vostro modo di porvi, lo stile della vostra pagina facebook e il tono delle discussioni sono indisponenti e quindi qualche commento sprezzante dovreste metterlo in conto […] Ieri sera ero irritato per la ridicola domanda posta da Giulia Innocenzi nel suo ridicolo sondaggio. Della disinformazione fatta in “Servizio pubblico” è naturalmente responsabile in primo luogo Santoro, che ha cercato di far credere con un sondaggio tendenzioso (e ripeto, ridicolo a fronte del 64% delle firme sull’otto per mille che dicono chiaramente cosa pensa la gente che conosce davvero l’impegno della chiesa nel sociale) che il “Vaticano” dovrebbe pagare l’ici per le attività commerciali.
Se sull’onda di questa irritazione ho offeso qualcuno di voi sminuendone l’impegno e il lavoro mi dispiace, e me ne scuso […] [Ma non posso dimenticare che] voi continuate a riproporre alcuni degli errori di Maltese, tra cui l’evidente e conclamata menzogna che basti una cappellina in un albergo a cinque stelle per non pagare l’ici.

Io sono il primo a dire che chi gioca sporco deve pagare, e se l’attuale normativa ha consentito la formazione di zone grigie (per tutti, non solo per le realtà che sono riconducibili alla presenza cattolica nella società) […] va corretta. Non stravolta, perché tutto sommato funziona e permette a chi ha diritto all’esenzione di averla. State raccogliendo documentazione sui singoli abusi? Bravi. Avete tutto il mio appoggio […] Ma i responsabili degli abusi sono eventualmente le singole organizzazioni religiose, i singoli sacerdoti, i singoli. E basta. Non il “Vaticano”, e neanche la Cei. Se un elettricista evade le tasse io non me la prendo con l’associazione degli artigiani.

La Cei vi ha dato il due di picche. Sinceramente non mi pare nulla di strano. Potreste ad esempio cominciare a cambiare il nome del gruppo e a togliere quell’allegra immagine di Benedetto XVI in mezzo alla pioggia di banconote. Qualcosa, una specie di illuminazione interiore mi suggerisce che forse avreste la vita più facile. Se continuate fin dal nome del gruppo a confermare negli ignoranti la menzogna che il “Vaticano” deve qualcosa allo Stato italiano non potete pretendere che esponenti della Chiesa siano collaborativi con voi. Soprattutto in questo momento, in cui il livello di strumentalizzazione è davvero altissimo. Voi siete solo un caso in un clima ostile e infamante. Volete aumentare l’infamia ideologicamente o aiutare la gente a capire? Nel secondo caso, e solo in quel caso, buon lavoro.

2 Comments »

  1. Due begli articoli di Sandro Magister (l’Espresso) sull’argomento: uno e due.

    Comment di Galliolus — 11 Dicembre 2011 @

  2. letti. ma sono imprescindibili le pagine nove e dieci dell’avvenire di oggi. alcuni degli articoli qui: uno, due, tre, quattro.

    Comment di alessandro — 11 Dicembre 2011 @

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