Cronachesorprese

14 Giugno 2010

La satira che aspetto

Filed under: cronache — alessandro @

Il caso Luttazzi è riassunto e giudicato bene da Matteo Bordone. Non sono però d’accordo al cento per cento, in particolare con questo passaggio: “Io non sono cattolico e non mi occupo di perdono; non sono del Giornale, del Corriere o del Foglio e non mi occupo di volgarità. Sono ateo e materialista: mi interessa sapere come stanno le cose”. Dunque, io non sono ateo ma voglio sapere come stanno le cose. Anzi: proprio perché non sono ateo voglio sapere come stanno le cose. Questa idea che un pensiero orientato alla trascendenza sia menomato rispetto alla capacità di indagine è una balla colossale e offensiva, per smascherare la quale attendo da una vita una nuova generazione o corrente di comici. Ho fede, o fondata speranza, di vederla prima di morire.

Molti fan di Luttazzi sono delusi, alcuni infuriati. Nonostante ciò, se finora l’hanno seguito con attenzione vuol dire che ha intercettato bene il loro gusto. La tirata satirica contro Berlusconi a Rai per una notte, ad esempio, ha riscosso un successo con pochi precedenti nella carriera del comico. Ma l’idea era copiata. Quindi Luttazzi non ha nessun merito per quel successo? Non direi. In quel caso la trasposizione era perfetta, efficace, ha colto nel segno per l’occasione scelta, per l’adattamento del testo, per l’interpretazione. Ha fatto, possiamo dirlo, un buon lavoro. Certo, come dice Marco Simoni su Il Post bastava dirlo che l’idea era presa da un altro. Sarebbe stato sicuramente meglio. Però nella satira l’applicazione di qualcosa che funziona a un caso particolare non è una parte piccola del lavoro.

Altrettanto non si può dire per molte delle battute sulla religione. In questi casi Luttazzi si è limitato ad applicare la satira contro il fondamentalismo religioso americano di matrice protestante alla situazione italiana. Operazione superficiale e maldestra. Per fare solo degli esempi, in Italia i credenti che mettono in dubbio l’evoluzione in ragione di una interpretazione letterale della Bibbia sono un’esigua minoranza e sono duramente criticati, in primo luogo, dai credenti stessi; non ci sono pro-life che picchettano gli ospedali dove si praticano gli aborti ma c’è un dibattito aperto e maturo (che sfocia a volte in forti contrapposizioni, come è logico su questioni etiche di questa rilevanza) su una legge accettata da tutti; non ci sono gruppi o movimenti religiosi che si scatenano in crociate moralistiche e/o salutistiche come quella contro il fumo, che stimolava come pochi altri argomenti le performance di Bll Hicks.

Più di vent’anni fa ho avuto una discussione con un mormone in treno veramente esilarante. Senza che io e il mio amico che viaggiava con me lo chiedessimo, il tizio ha cominciato a decantare le meraviglie della vita dei mormoni che possono sposare tutte le donne che vogliono e che vivono secondo la legge di Dio. E naturalmente non possono fumare. Curioso, facciamo noi, da cosa discende che chi crede in Dio non possa fumare?
“Schius mi – fa lui – se nau veniss qui in dis trein Gisus Craist in person, e vi fumasse una sigarett to de feis, voi credereste lui? Eh?”
“Sì! Se è Gisus in person…”
Voglio dire, lo capirò da altro…
C’è rimasto maluccio. Sarebbe piaciuta la scenetta a Bill Hicks, no?

In generale appare stonata in Italia la critica alla religione che prende spunto dai clichet della “favoletta” creduta dagli stolti. Le battute su paradiso e inferno, su San Pietro e sulle fiamme che divorano i peccatori fanno ridere, sono buone, ma come sono buone tante barzellette. Giocano appunto su clichet riconosciuti da tutti come tali. Non colgono nel segno se indirizzate verso l’esperienza dei credenti italiani. Con tutto il rispetto per gli americani, c’è almeno un vantaggio nell’essere il paese che ospita il Vaticano ed è l’esperienza di popolo che supera facilmente le ingenuità e le trappole del fondamentalismo.

Luttazzi in questi casi non ha fatto la differenza che doveva fare per offrire una buona trasposizione. È vero però che questo errore in Italia non lo fa solo lui. Sta crescendo un anticlericalismo senza memoria, ben lontano dai pensieri forti dell’ottocento-novecento (marxista, anarchico, ma anche liberale) che criticavano la religione rispettando (e conoscendo) l’esperienza religiosa del popolo. Se oggi gli atei italiani considerano Odifreddi un maitre à penser e divorano i suoi libri come se contenessero argomenti nuovi e non risibili possiamo immaginare quanto sia sceso il livello. Ma possiamo anche guardare con speranza a quanto spazio nuovo e inedito si sta creando per la satira.
Penso che i limiti e le parzialità di questo nuovo anticlericalismo siano già ben presenti a tutti. Manca solo un bravo comico che ci lavori su.

7 Comments »

  1. io trovo così ridicolo indignarsi di fronte alle presunte “clonazioni”.
    trovo incredibile che un fan [??? fan??? ma che è, una rockstar????] si schifi, perché in fondo, clonato o meno, ha riso e imparato qualcosa che non conosceva.
    ci sono un paio di cose che tutti dovrebbero ricordare: fondamentalmente non si inventa nulla e fondamentalmente non abbiamo modo di sapere tutto, leggere tutto, ascoltare tutto.
    se luttazzi è un DJ della satira, e non un cantautore, chi se ne frega.
    davvero. cosa mi cambia?
    cambia l’idea che ho di lui o cambia il mio godimento?
    a me degli autori non importa più nulla, mi interessa solo il mio godimento. in quest’epoca non esistono eroi, esiste solo gente che fa certe cose per soldi.

    Comment di caino — 14 Giugno 2010 @

  2. mah, guarda, può darsi che non cambi nulla. ma se uno è un dj basta che lo dica… non ci vuole molto. o almeno non neghi pervicacemente di esserlo, come ha fatto luttazzi in diverse occasioni.
    tra l’altro i dj oggi dicono di se stessi che “suonano”: “domani vado a suonare al milza club”, per dire. credo che lo dicano con un certo diritto: ci vuole talento e creatività anche ad azzeccare la playlist giusta per il tal posto e la tale serata, a sfumare nel modo giusto, a cambiare in corso d’opera in base alle reazioni degli avventori.
    in questo senso luttazzi è uno che “suona”: non c’è alcun dubbio. ma basta che lo dica. il dj alla fine della serata fa il suo bravo borderò, come tutti. vuol dire che guadagna un po’ meno di quanto guadagnerebbe se la musica fosse tutta sua, tra le altre cose.
    insomma ci sta che un “fan” storca un po’ il naso: è vero, non abbiamo il tempo di leggere e di ascoltare tutto e se non fosse per luttazzi io non sarei neanche andato a cercarmi i video di bill hicks su youtube, avrei continuato a ignorare la sua esistenza che ho scoperto 15 anni dopo la sua morte, e con il senno di poi dico che sarebbe stato un vero peccato. però quando una cosa mi piace molto voglio capire, per quanto possibile, perché mi piace. se luttazzi fa “blocco”, se mi impedisce anche con la semplice inerzia di andare facilmente alle sue fonti, mi priva di qualcosa. se me lo dicesse capirei meglio, e probabilmente “godrei” di più. capirei quanto è stato bravo lui a raccogliere cose di altri, capirei quanto ci ha messo di suo, capirei quanto ha azzeccato una trasposizione (per questo ho fatto nel post un distinguo: ho detto quando la trasposizione secondo me ha funzionato, e quando no). tutta questa roba, tutto questo processo ha un nome preciso: cultura. non ho nessuna remora a dirlo.
    ti pare che abbado mi dirige la nona di beethoven e non mi dice che è di beethoven? vabbé, lo sanno tutti, ma appunto: se non lo sapessero?

    Comment di alessandro — 14 Giugno 2010 @

  3. Non entro nel merito almeno per ora della questione anticlericalismo e differenze fra fondamentalismo made in USA e made in Italy (sono sicuramente diversi, ma non direi mai che esiste solo il primo)

    Però sulla questione Luttazzi e citazioni vedo che lui sul suo blog segnala un interessante post risalente al 2005:
    http://www.danieleluttazzi.it/node/285
    in cui in effetti faceva quello che gli si rinfaccia ora di non aver fatto, ossia dichiarava il suo debito verso comici USA. L’altro post che richiama, del 2007
    http://www.danieleluttazzi.it/node/324
    riporta anche una lista abbastanza lunga di fonti.

    E comunque da sistematico lettore di autori post-moderni, mi sento di dire che la citazione, la parafrasi, la reinterpretazione e storielle simili sono ormai da molto tempo – e direi anche da PRIMA del postmoderno – fra i ferri del mestiere di qualsiasi produzione artistica.

    Comment di GioCar — 15 Giugno 2010 @

  4. sì, ho visto la sua linea di difesa. ma non è convincente. come minimo è in contraddizione, e la sproporzione è comunque evidente, perché a fronte di qualche post sul suo blog ci sono decine di occasioni, anche durante spettacoli, in cui lui ha negato decisamente di prendere battute. la discussione con bonolis, diventata un pezzo di spettacolo, è abbastanza clamorosa.
    non ho nulla contro la citazione e la parafrasi, tutti in qualche modo abbiamo familiarizzato con i processi creativi fondati su questi meccanismi. però la credibilità di un autore sta anche nel mostrare che sta rielaborando e non saccheggiando, ove qualcuno abbia voglia di porre la questione.
    lenny bruce ha dimostrato a chi lo accusava di oscenità di aver citato aristofane? bene, allora venga avanti luttazzi anche in questo caso (cioé ora che non sono i suoi critici, ma i suoi ammiratori ad attaccarlo) con un bel colpo di teatro per dimostrare quanto è più furbo di tutti gli altri…

    Comment di alessandro — 15 Giugno 2010 @

  5. Il post di Luttazzi a me sembra abbastanza convincente anche se c’è chi sostiene che sia retrodatato. Sinceramente non ho approfondito oltre la cosa. La cosa più convincente che ho letto sul tema (e l’ultima che ho voglia di leggere al momento) è quella di Wu Ming 1, che si può leggere qui

    http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2010/06/10/divertimenti2-su-daniele-luttazzi/

    Aggiungo solo che, avendo visto qualche puntata del David Letterman, che Luttazzi si fosse quantomento fortemente ispirato lo avevo già molto ben presente (la tazza di Satyricon era quasi un autodenuncia)

    Comment di GioCar — 15 Giugno 2010 @

  6. Se riconduciamo il discorso ad un “basta che lo dica” allora vorrei farti ragionare sulla particolarità del caso.
    Luttazzi è fondamentalmente un “bastardo”.
    Dice carognate, è pesante, non usa foglie di fico, esagera, è smargiasso, arrogante, saccente. Ed ora è anche imbroglione.
    Questa scoperta di citazioni e plagi ci sbatte in faccia ancora una volta la natura del personaggio.
    Per questo non credo che nessuno dovrebbe meravigliarsi o schifarsi, perché oltre l’immenso discorso che si apre parlando di arte e “copiare”, Luttazzi fa esattamente quello che è in linea con il suo personaggio.
    Si approfitta di tutto e di tutti, gioca sporco, è volgare.
    Secondo me non dichiara le fonti o le citazioni più per una questione di cattiveria e ripicca nei confronti del pubblico piuttosto che per una mancanza di rispetto delle fonti.

    Non so come dirti.
    E’ come quando parli con una “Velina” al bar: se ti piace fai il simpatico, altrimenti cogli il primo momento possibile per “sfregiarla” con una citazione che non può cogliere, mentre magari i tuoi amici ti guardano ridacchiando sotto i baffi.

    Comment di caino — 15 Giugno 2010 @

  7. sì, la posizione di wu ming mi sembra perfetta. luttazzi deve almeno rimodulare qualcosa e i “nit pickers” non devono fare della loro indagine un assoluto, un punto di non ritorno.

    caino: sì, credo che l’atteggiamento di luttazzi sia quello che hai descritto tu. il che non toglie o non giustifica eventuali scorrettezze o contraddizioni. ma dato il personaggio è bene tenere presente quello che dici.

    Comment di alessandro — 15 Giugno 2010 @

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