Cronachesorprese

15 Maggio 2010

Angeli alle fermate

Filed under: cronache — alessandro @

Li ho incontrati ieri, mentre andavo al Café latino.
Erano un ragazzo e una ragazza con due ali di cartone attaccate alle spalle e ricoperte di piume di plastica un po’ troppo sfrangiate. L’angelo se non è un po’ arruffato di questi tempi non incontra. Se non allude in qualche modo alla sua caduta non lo sentiamo vicino.

Comunque gli angeli alle fermate fanno parte di un progetto di animazione civica che è partito da Bologna e ora è atterrato anche a Genova. Si appostano ad alcune fermate, sorridono a tutti, si prestano all’ascolto e a una forma di compagnia amichevole. Semplice ed elementare. Sono volontari ma hanno fatto un po’ di formazione. Alcuni sono attori alle prime armi. Hanno anche un blog dove raccontano qualcosa di ciò che capita. Per il momento il progetto è limitato al venerdì sera e a poche fermate, e la schiera angelica genovese è ancora in rodaggio. Ma potrebbero diventare una presenza abituale delle serate in città, e sarebbe tanto di guadagnato per tutti.

I due angeli che ho incontrato hanno offerto a una ragazza un po’ spaesata (neanche italiana, se ho capito bene) di accompagnarla fino a casa. Durante il tragitto in autobus hanno salutato tutti i passeggeri. Mi sembra che dribblino facile (con un colpo d’ala, probabilmente) le forzosità da buoni di professione alla viva la gente. Sembra incredibile ma basta pochissimo per rompere il senso di isolamento e di estraneità che quasi sempre si crea in un autobus o a una fermata, soprattutto di sera. Il senso di paura, una certa atmosfera di minaccia irrazionale che a volte sembra regnare nella città può svanire improvvisamente come la nebbia, basta un punto appena percettibile di umano. Quella diversità così strana da alludere immediatamente all’angelico. Qualcun altro vorrebbe invece custodire la paura con la scusa di tenerla a bada. Con le ronde, ad esempio: molto più rumore per nessun risultato.

Non dico che in autobus si dovrebbe socializzare e nessuno lo fa perché siamo cattivi. Io per primo mi “astraggo” volentieri, soprattutto perché l’autobus, che prendo quasi sempre a un capolinea, è uno dei pochi posti in cui riesco a leggere per una ventina di minuti di seguito. Anche in piedi: so dove appostarmi, come tenermi lasciando una mano libera per il libro. Però un conto è non socializzare, un altro conto è percepire l’altro come estraneo e non compagno di viaggio. Sarà banale, elementare, ma in un autobus o a una fermata si mettono alla prova i modelli di convivenza che abbiamo in testa. Le linee per il ponente genovese sono una specie di Onu dei poveri per la varietà di etnie e nazionalità che vi si mescolano ogni giorno. Un sorriso è sempre meglio di una gomitata. Se poi l’Amt e il Comune (e il Governo, via. E i matusa, insomma…) facessero qualcosina per aiutare gli angeli e i loro amici umani a viaggiare in modo più confortevole (ne dico una strana: aumentare il numero dei mezzi in circolazione, soprattutto di sera…) l’autobus potrebbe quasi diventare uno status symbol. Io, innamorato del trasporto pubblico, lo aspetto da una vita: c’è chi sogna di avere un giorno una Ferrari in garage, io sogno strade urbane in cui i mezzi pubblici siano almeno un terzo della totalità dei mezzi in circolazione. E non penso solo agli autobus ma anche alle auto collettive.

Gli angeli sono anticomunisti e interclassisti e sicuramente si accomodano anche nei Suv e nelle Smart. Però sugli autobus ottimizzano: hanno molto da fare, devono incontrare tutti gli uomini. Aiutiamoli un po’.

2 Comments »

  1. Interessante iniziativa, e gradevole cronaca. Mi sono chiesto come mi comporterei se, trovandomi solitario su un deserto autobus notturno, venissi abbordato da uno sconosciuto travestito da angelo. Presumo che chiamerei una guardia.

    ;-)

    Comment di Galliolus — 17 Maggio 2010 @

  2. chiameresti una “guardia” se tu fossi su un “celerino” ;-)

    Comment di alessandro — 17 Maggio 2010 @

RSS feed for comments on this post. TrackBack URI

Leave a comment


Powered by WordPress. Theme by H P Nadig