Cronachesorprese

24 Aprile 2010

Dì qualcosa di locale

Filed under: cronache — alessandro @

Alcune questioni si ripropongono trasversalmente in diversi incontri del Festival del Giornalismo di Perugia. Una riguarda i nuovi modelli di business per le news. Un’altra è il cambiamento della professione, soprattutto per i giovani, sulla spinta delle nuove tecnologie.
Queste due questioni sono naturalmente collegate e confluiscono spesso in discussioni accese, come è accaduto nel panel del Journalism Lab dedicato al futuro dell’informazione locale e ultralocale.

Il conflitto tra giornalisti di vecchia e nuova scuola diventa davvero esplosivo quando si parla di informazione locale. È evidente che è quello uno dei campi di battaglia. È nel locale che le giovani leve cercano spazio; ed è nel locale che trovano sfruttamento, porte chiuse, risposte corporative esemplari. La linea delle redazioni dei giornali spesso non è soltanto dura e cinica, ma anche poco accettabile dal punto di vista semplicemente umano. Certi “vecchi” non si rendono neanche più conto di essere antipatici e offensivi. Dispiace dirlo, davvero, ma bisogna dirlo. A un giovane di venticinque o trent’anni che sta raccontando una storia di anni di sfruttamento, di pezzi sottopagati o non pagati, non si può rispondere “Non è obbligatorio fare il giornalista”. A questa espressione di puro disprezzo per il lavoro altrui, che non è detto sia qualitativamente inferiore a quello di un giornalista contrattualizzato (anzi…), si è ribellata oggi dal banco dei relatori la free lance napoletana Francesca Ferrara: speriamo che serva a non sentire più l’odiosa frase (ripetuta già più volte) in quel che rimane del Festival.

Ho dato precedenza alla brutta notizia, e forse ho fatto male. La buona notizia è che in tutta Italia stanno fiorendo iniziative di buon giornalismo locale iniziate da giovani e giovanissimi. Sono realtà piccole ma agguerrite, che si danno delle buone regole da soli, perché chi dovrebbe dare le regole fatica a vedere e a riconoscere la qualità e l’esistenza stessa di queste esperienze: niente copincolla, rispetto della deontologia e appena possibile (perch´ non sempre, non subito é possibile) registrazione della testata. Spesso i giornali, che stanno tagliando e quindi riducendo il numero di corrispondenti locali, fanno quello che rimproverano ai non professionisti: vanno di copincolla e non si degnano di citare la fonte. Non solo: anche le agenzie di stampa. Io penso che in queste esperienze sta il futuro del giornalismo italiano e anche l’aspettativa per una maggiore qualità dell’informazione.

Vorrei che i giornalisti, e l’ordine in particolare, capissero una cosa. Non sono giovani non contrattualizzati che premono alle porte, è il bisogno di nuova informazione, sono i nuovi bisogni informativi. Non è vero che in italia ci sono troppi giornalisti, ce ne sono pochi, pochissimi. ce ne sono troppi per un’informazione replicata uguale in tutti i giornali e in tutte le televisioni. Ce ne sono pochissimi, tendenti a zero, per l’informazione che serve davvero ai cittadini.

2 Comments »

  1. Di giornalisti seri ce ne sono pochissimi. Aumentarne il numero senza aumentarne la formazione è probabilmente inutile. Penso che l’Ordine sia da abolire perché protegge un privilegio senza tutelare la comunità. Ad oggi il quadro è – veramente – desolante. Ne risentono i cittadini, direttamente ed indirettamente.
    Ciao
    S&P

    Comment di S&P — 26 Aprile 2010 @

  2. l’offerta formativa per giornalisti è aumentata molto negli ultimi dieci anni. ci sono molti giovani bravi e preparati che non lavorano. i “vecchi” lo sanno ma sono attestati su posizioni “darwiniane” (se sono davvero bravi emergeranno) molto molto comode. di aprire le redazioni a nuovi modelli non se ne parla, se non in poche eccezioni come il the local, l’esperimento di citizen journalism del new york times (sì, proprio loro: nessuno dica che sono prevenuto). con tutto che il giornalismo partecipativo non è la soluzione al problema, con il tempo può spostare degli equilbri, aprire nuovi mercati. se non altro far capire che la notiziabilità non è soltanto intorno al “potere” ma anche intorno alla “vita”.

    quanto all’ordine dei giornalisti, sarei favorevole più a una profonda riforma che all’abolizione. normalmente si pensa all’ordine come a qualcosa di retrogrado di cui i paesi “avanzati” non sentono neanche il bisogno. e se rimane così è indubbiamente vero. io penso invece che se l’ordine diventa garante non soltanto dei suoi iscritti (e di chi vuole fare esposti per qualche motivo) ma anche del vero bisogno di informazione dei cittadini potrebbe essere preso ad esempio e imitato. perché il giornalismo è in mutazione, nascono nuove esperienze e nuove forme. sarebbe utile che ci fosse un soggetto imparziale che regolamenta da una parte e incentiva dall’altra. che non prende le sperimentazioni sui nuovi media come dei “pericoli”, degli “oltraggi” alla professione ma come dei naturali sviluppi e delle opportunità. secondo me ne hanno bisogno anche gli altri paesi…

    Comment di alessandro — 27 Aprile 2010 @

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