Cronachesorprese

21 Aprile 2010

Perugia nell’era del vetro

Filed under: cronache — alessandro @

Il Festival del Giornalismo di Perugia 2010, fin dal suo primo giorno, è una raffinata tortura. Nel programma non c’è mai una finestra di certezza, ogni scelta è dolorosa e combattuta fino all’ultimo minuto.

Ho deciso pertanto di seguire principalmente gli appuntamenti del Journalism Lab e di giocare di rimessa sul resto: l’esperienza dell’anno scorso mi dice che vale la pena anche un incontro preso per la coda, o seguito a pezzi e bocconi. Farò naturalmente delle eccezioni ma la scelta di fondo è questa. E il primo giorno è stato troppo intenso per lasciare spazio a rimpianti.

A casa Zambardino potete fruire di un vivace resoconto in due puntate, una dionisiaca e una apollinea, del primo deprimente panel guidato da un malinconico gruppo di soloni del giornalismo italico ufficiale ufficialissimo. Le sfide del cambiamento: è stato, fin dal titolo, un profluvio di umorismo. Ho resistito una ventina di minuti e poi sono scappato verso il Journalism Lab. Ho visto che Zambardino pestava sull’Iphone ma non pensavo che fosse impegnato in un liveblogging così serrato. Non mi sento di aggiungere altro, sono troppo d’accordo con lui e spero che nei prossimi giorni qualche riflesso delle sue considerazioni e delle sue domande faccia capolino negli interventi di altri.

Al primo incontro del Journalism Lab si è parlato di ebook reader, tablet, Ipad, giornali e lettori. Ho visto per la prima volta dal vivo l’oggetto Ipad, presentato da un entusiasta che (perché passava di lì, sostiene) è andato a prenderselo a New York il giorno del lancio.
Tombolini ci crede già da tempo e ora pare che la rivoluzione che attendeva da almeno tre anni stia per arrivare. Questo magico inchiostro elettronico cambierà l’esperienza del lettore. Nessuno è convinto, nessuno spera che il giornale cartaceo muoia, a cominciare dal feticista pazzo per Repubblica, che probabilmente (l’anticipo, visto che sul blog ancora non ce n’è traccia) lancerà un gioco in tema. Potete avvolgere il pesce fresco con un Ipad? O far risplendere i vetri di casa come solo la combinazione Vetril più carta stampata riesce a fare? Provate a immaginare qualcuno dei mille usi fisici del giornale e pensate a quanti problemi avreste, pensate a quante abitudini consolidate verrebbero meno.
A parte queste amenità, tante belle questioni sono uscite fuori dalla discussione del mattino e da quella del pomeriggio dedicata all’informazione attraverso il mobile. Solo in apparenza sono dei déja vu: in realtà fino a tre o quattro anni fa si poteva prevedere e parlare solo teoricamente di scelte che si presentano ora, perché ora stanno maturando le condizioni per farle davvero. Si parlava dell’opportunità o necessità per gli editori di differenziare i contenuti per device e non di replicarli, e ora vengono fuori tutte le ragioni per farlo. Vengono fuori concretamente dall’esperienza degli utenti, come quella “sperimentale” di Raffaele Mastrolonardo che per una settimana ha provato a informarsi solo attraverso il cellulare.
Si parlava anche della sostenibilità economica della multicanalità e ora cominciamo a capire quanto e quando questi servizi possono essere pagati.

Carlo Annese (una scoperta per me: non come giornalista sportivo, ma come interprete lucido dei nuovi media) ha detto che gli editori si interrogano ancora adesso se replicare i contenuti del giornale cartaceo sugli altri canali o se crearne di nuovi. Ed è demoralizzante. Perché tutti i giovani, tutti i target più interessanti sono già nativi digitali. “Non siamo più nell’era della carta, siamo nell’era del vetro“. Se non avessi visto l’Ipad non l’avrei capita bene.

L’era del vetro nella casa di vetro? Un dato di fatto coniugato a una speranza.

Si comincia. Si comincia a prendere la strada che era già chiara anni fa. Meglio tardi che mai. Ma l’impressione che ho da tempo, e che questo festival conferma nettamente, è che abbiamo cominciato da una decina d’anni una lunga marcia. Passeremo ancora tanti anni a interrogarci sul futuro della rete e del giornalismo. E non lo faremo da posizioni professionali chiare e distinte e da modelli produttivi collaudati e riconoscibili. Non avremo loghi, non avremo immagini comode in cui riposare il nostro bisogno di riconoscibilità sociale. Avremo, questo sì, i nuovi strumenti digitali che forse ci caratterizzeranno come la lettera 22 di mezzo secolo fa.

Forse questo guado non finirà mai. Forse è meglio così.

4 Comments »

  1. Ciao Alessandro e grazie per la lucida cronaca del forum sull’iPad. Presto su PPR sarà online il concorso sull’utilizzo della carta da giornale.

    Comment di enrico — 23 Aprile 2010 @

  2. grazie a te enrico. conoscevo già il tuo blog ma, non essendo “pazzo per repubblica” non l’avevo guardato con grande attenzione. sentendoti parlare ho capito che essere “pazzi” per repubblica non vuol dire necessariamente essere d’accordo con la sua linea editoriale. sei uno di quei lettori-blogger che i giornali dovrebbero tenere in grande considerazione, perché aiuti ad andare oltre l’equivoco del giornalista-blogger: l’ho scritto più volte e lo ripeto ora, il blogger è principalmente un lettore che organizza criticamente la sua esperienza di lettore. poi può essere un giornalista, o un comunicatore come te, un ingegnere, un idraulico o un impiegato alle poste: sono tutte evenienze accidentali.

    Comment di alessandro — 23 Aprile 2010 @

  3. Presumo che questo articolo di Paolo Attivissimo vincerà il concorso a mani basse.

    Comment di Galliolus — 24 Aprile 2010 @

  4. penso anch’io che sia posizionato bene: l’hanno ripreso integralmente… :-)

    Comment di alessandro — 25 Aprile 2010 @

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