Cronachesorprese

14 Marzo 2010

Iamme co ‘o tiggì

Filed under: il viandante digitale — alessandro @

Per qualche motivo a me ignoto non prendo la Rai con la mia televisione. Non è che sia una grande perdita: vivo in questa casa da quattro anni e non ho mai sentito la mancanza dei tre canali di stato. Poi a fine anno comincerà anche qui in Liguria l’era del digitale, quindi dovrò per forza comprare un altro televisore (non mi sogno certo di prendere il decoder per questo trabiccolo che ho in salotto).

Quando voglio vedere qualcosa sulla Rai guardo la diretta su Internet. In questo momento su Raitre vengono trasmessi i Tg regionali. Peccato che qui a Genova, sul mio computer, sto vedendo il Tg della Campania.
Non so se c’è un modo per passare alla diretta del Tg ligure: soprattutto di quello (i miei corregionali sicuramente mi capiscono) non sento proprio la mancanza. Nei prossimi giorni cercherò di capire, senza premura. Però mi chiedo, e chiedo alla Rai (oltre che ai miei amici esperti): è così difficile capire dai log da dove si collega un utente e sparargli il tg regionale giusto?

Non ho nulla contro i campani, sia chiaro. Ma perché proprio il loro Tg e non, ad esempio, quello dell’Emilia Romagna? La Sampdoria oggi giocava a Bologna. E invece in questo momento vengo a sapere del Benevento che si è fatto buggerare in casa dal Pergocrema :-/

10 Marzo 2010

Buongiorno a lei

Filed under: news factory — alessandro @

Caro Massimo Gramellini, lei che è così bravo con le parole provi a spiegarmi perché non ha applicato anche al Buongiorno di oggi la sua indiscussa capacità di suggerire prospettive nuove su fatti noti. Perché un comunicato chiaro ed esauriente come quello di Padre Lombardi sul problema della pedofilia nella Chiesa le suggerisce soltanto una lettura così ingenerosa e, se permette, riduttiva e per nulla acuta?
Quali delle parole del responsabile della sala stampa vaticana fanno sospettare che la Chiesa reagisca agli scandali “annegando le proprie responsabilità in quelle del prossimo”? A me sembra che quelle parole dicano il contrario. Le poche righe che lei scrive ogni giorno sono quasi sempre illuminanti, ma questa volta si compiacciono e si avvoltolano in una polemichetta forzata e inessenziale e non aggiungono nulla alla frettolosa invettiva del lettore distratto che non ha voglia di approfondire. Anzi questo lettore si sentirà confortato nelle sue cattive abitudini.

I fatti dicono che i casi di pedofilia si verificano più fuori della Chiesa che dentro la Chiesa. Non solo in valori assoluti, il che è ovvio, ma anche in percentuale: molta più pedofilia nelle famiglie, nelle scuole, ovunque. Relativizzare la percezione dei molti, dei troppi che tendono a rappresentare questo problema come tipico delle gerarchie e degli ambienti ecclesiastici non significa, lei sicuramente lo capisce molto bene, relativizzare o annacquare le responsabilità. E tentare di fare qualcosa contro l’errore di prospettiva di molti dovrebbe essere una preoccupazione non soltanto del Vaticano, ma anche dei giornalisti. Ci sono almeno due tipi di giornalisti. Quelli che si sintonizzano con il bisogno della gente di mettere delle etichette addosso agli altri. E quelli che fanno il possibile per staccare le etichette e sostituirle con valutazioni critiche e analisi dei fatti.
Fino ad oggi credevo che lei appartenesse alla seconda categoria, oggi non ne sono più tanto sicuro. Sarò felice di essere smentito nei prossimi mille buongiorno.

Aggiornamenti

In attesa di pubblicare un altro post sull’argomento aggiungerò qui qualche link ad alcuni articoli che stanno uscendo.

Su Avvenire un’intervista a Monsignor Charles J. Scicluna, «promotore di giustizia» della Congregazione per la Dottrina della fede.

Roberto Fontolan sul Sussidiario. La montatura mediatica alla quale stiamo assistendo in queste settimane è solo un caso particolare delle tante paure collettive che vengono alimentate.

Sempre sul Sussidiario intervista a Magister: quello che vediamo oggi è un film già visto una decina di anni fa negli Stati Uniti, dove gli attacchi alla Chiesa non sono condotti da ambienti razionalisti ma dalle compnoenti cosiddette “progressiste” della Chiesa stessa.

Salvatore Izzo, vaticanista. In Italia c’è una tendenza dello 0,3 % della popolazione alla pedofilia, ma secondo i dati dell’associazione Meter (quella di don Fortunato Di Noto) l’incidenza dei casi effettivi nelle parrocchie è minore in percentuale.

6 Marzo 2010

Cos’è una rettifica

Filed under: cronache — alessandro @

Non l’ho fatto d’istinto. Come è giusto, ci ho pensato un po’. Ma mi sono iscritto anch’io al gruppo di Facebook La dignità dei giornalisti e il rispetto dei cittadini, fondato da Arianna Ciccone (per chi ancora non la conoscesse, l’ideatrice vulcanica e l’anima instancabile del Festival del giornalismo di Perugia).

Mi troverò nell’occasione insieme a tanti travaglini, a tanti grillini. Ai tanti stressati che sono antiberlusconiani per nevrosi o nevrotici per antiberlusconismo. Pazienza. La questione per me, questa volta, è cruciale: è mai possibile che i giornalisti in Italia siano così poco sensibili alla falsità di una notizia? Hanno ragione gli estensori dell’appello: non è questione politica ma solo di deontologia professionale; ha ragione Michele Serra: per un giornalista raccontare deliberatamente il falso è come per un fornaio sputare nel pane che prepara e che vende.

È vero poi che molte battaglie di principio “principiano” troppo spesso da posizioni politiche e si potrebbe legittimamente desiderare di vedere una mobilitazione analoga, ad esempio, per le falsità scritte da Curzio Maltese su Repubblica sull’otto per mille alla Chiesa cattolica. E inoltre, poiché questa faccenda del “prescritto sì – assolto no” non si presenta per la prima volta in una polemica sulla deontologia dell’informazione, ricordo en passant che il caso Andreotti è molto, molto diverso. Ciò non toglie la gravità di quello che è successo ora: il comportamento del Tg1 sulla vicenda Mills è censurabile. Se un giornalista di un servizio pubblico non si attrezza per essere inattaccabile su questioni di principio non sarò certo io a difenderlo.

Nel trolley che Arianna ha trascinato ieri mattina fino a viale Mazzini c’era anche la mia firma, e ne sono contento. Vedo peraltro che ancora ieri mattina, in presenza della delegazione da lei guidata, i rappresentanti della Rai hanno riproposto la penosa e truffaldina scusa della “rettifica implicita”. Non so se è più indisponente la notizia falsa o questa dimostrazione di protervia anche di fronte a chi si deve supporre sia adeguatamente preparato e non si beva facilmente una scusa, se non altro per avere speso un bel po’ di energie a sollevare una questione di principio.
Vediamo che dicono due delle leggi fondamentali sulla stampa.
Legge 223 del 6 agosto 1990, disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato, articolo 10:

La rettifica è effettuata entro quarantotto ore dalla ricezione della relativa richiesta, in fascia oraria e con il rilievo corrispondenti a quelli della trasmissione che ha dato origine alla lesione degli interessi.

Legge 47 dell’8 febbraio 1948, disposizioni sulla stampa (cui la legge 223 del 90 fa riferimento), dall’articolo 8:

Le rettifiche o dichiarazioni devono fare riferimento allo scritto che le ha determinate

Quindi il Tg1 non ha fatto una rettifica: il Tg1 ha dato la notizia corretta nell’edizione delle 20, quindi non nella stessa fascia oraria. E l’ha data senza fare riferimento alla notizia falsa. Ci saranno sicuramente molti casi in controtendenza, molte eccezioni; la giurisprudenza dell’Ordine dei giornalisti avrà avuto modo di esaminare la questione chissà quante volte; ma se leggo questi due semplici passaggi di leggi dello Stato io ritengo che una rettifica a mezzo stampa non possa mai essere “implicita”. Direi che sarebbe quasi una contraddizione.

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