Cronachesorprese

27 Gennaio 2010

La memoria e la comunicazione

Filed under: cronache — alessandro @

La celebrazione della Giornata della memoria diventa ogni anno più solenne e più “obbligatoria”.
La ricorrenza comporta una regola d’ingaggio istituzionale universale, chiede l’unanimità incondizionata e impone di esprimerla con la massima solennità possibile. È una strada obbligata? Forse. È senza controindicazioni? Non proprio. È nell’esperienza di tutti che una commemorazione che diventa troppo solenne rischia di imbalsamarsi e far sembrare finto ciò che, purtroppo, finto non è stato.
Questo rischio forse va preso. Ma bisogna prenderlo consapevolmente.

La solennità genera sempre le reazioni scomposte e dissacranti dei deboli e degli stupidi. Accade anche alle solennità religiose. Se si sceglie di sacralizzare la ricorrenza della Giornata della Memoria bisogna anche sapere che il miglior modo per trattare le inevitabili dissacrazioni è ignorarle. Mi spiace, ma è irrealistico pretendere che queste reazioni non ci siano. Sono il lato oscuro, il prezzo che si paga per l’energia che giustamente si spende perché la memoria di un fatto così abnorme resti viva. Queste reazioni ci saranno sempre: se qualcuno pensa che un giorno possano cessare è un illuso. Chi ha una fede religiosa lo sa bene, e una ricorrenza “sacra” come quella di oggi è una buona occasione per spiegarlo anche a chi una fede non ce l’ha.
Lasciatevelo dire: è inefficace e controproducente amplificare mediaticamente le reazioni degli stupidi e dei deboli, puntare i riflettori ed esercitare lo sdegno contro le scritte murali o altre idiozie. A cosa serve che tutti i rappresentanti politici di tutti gli schieramenti si straccino le vesti e facciano fioccare i lanci di agenzia? Qualcuno potrebbe pensare che è cattiva coscienza. Ma lasciamo perdere le malignità (saranno oggetto magari di un corso di aggiornamento a parte per nuovi utenti di ricorrenze sacre): sapete che succederà l’anno prossimo? Succederà che gli imbrattatori antisionisti saranno il doppio, il triplo. Non solo a Roma ma anche in altre città. Perché (anche) quest’anno hanno visto che il gioco vale la candela, funziona: i giornali ne parlano, le fotografie degli slogan irricevibili vengono ricevute ovunque nella parte di mondo sensibilizzata alla ricorrenza, i politici si agitano e “trottano” per dissociarsi. Un grande divertimento, e un modo per coltivare la propria fichissima nicchia antisionista. Viva la comunicazione e le sue leggi inviolabili.

Ma la giornata della memoria non è fatta solo di sedute solenni e di fervorini istituzionali obbligati e ripetitivi (e perciò stesso ottundenti, con buona pace della necessità della memoria). È fatta anche di cultura, di mostre, di proiezioni di film e documentari. Qui va un po’ meglio. Ho rivisto ieri con piacere Il pianista riproposto da Retequattro. Un film così bello vale sicuramente più di tutti i discorsi e ha anche il pregio di non “chiudere” il ricordo ma di aprirlo ad approfondimenti. Le immagini dei campi di concentramento, per quanto scioccanti, sono ormai “classiche”, sono come una canzone molto commovente che abbiamo sentito così tante volte che solo di rado ci commuove ancora. Invece raccontare, come ha fatto Polanski, la storia di una famiglia di ebrei a Varsavia e far vedere la progressiva e inaspettata perdita di ogni diritto e di ogni dignità nello stesso luogo, nella stessa città in cui quella stessa famiglia conduceva una vita normale, aiuta di più. E poi un film così non chiude il discorso come un’orazione funebre. Varsavia vuol dire ghetto, vuol dire rivolta del ghetto, vuol dire rivolta di tutta la città, vuol dire vicenda particolarmente drammatica e simbolica nel contesto della guerra non solo per gli ebrei ma per un’intera nazione che non è stata trattata molto meglio degli ebrei; vuol dire grave responsabilità dei sovietici che non hanno fatto nulla per aiutare gli insorti e hanno permesso distruzione e massacri oltre ogni misura. Vuol dire storia insomma, con tutta la sua complessità e la sua scarsa adattabilità a un discorso, per quanto alto, solenne e condiviso sia. Vuol dire, con tutto il rispetto per le esigenze della memoria, qualcosa che trascende la memoria. Del resto a cosa serve la memoria, se non ad andare oltre da uomini (e cioé a sperimentare la trascendenza)?

6 Comments »

  1. è vero, il pianista è un grande film perché dice che a certe cose si può e si deve sopravvivere.
    l’ho (ri)visto con mio figlio che ha tredici anni e lui non credeva ai suoi occhi, mi ha fatto un sacco di domande.
    è stato un bel modo di ricordare.

    Comment di alga — 27 Gennaio 2010 @

  2. bello. nonostante la molta violenza mostrata, il film ha una sua “leggerezza”. deve essere un bel colpo ma anche una bella scoperta per un tredicenne.

    Comment di alessandro — 27 Gennaio 2010 @

  3. Grazie Ale, grazie Alga. Per la teoria, per la pratica. Un abbraccio.

    Comment di Ludi — 27 Gennaio 2010 @

  4. grazie a te ludi, a presto :-)

    Comment di alessandro — 28 Gennaio 2010 @

  5. Da noi hanno fatto una cosa seria: il Comune ci ha invitato al cinema. Fervorino dell’assessore competente, testimonianza della signora dell’associazione ex-deportati, visione del film Train de vie, mattinata persa.

    Non so cosa sia rimasto nei ragazzi, a parte l’ovazione per il bel paio di zinne che si vedono ad un certo punto nel film. Qualcosa mi dice che una commemorazione non può essere obbligatoria: alcuni dei miei diventeranno nazistelli solo per reazione. Lo stesso motivo per cui cominciano a fumare dopo le lezioni di educazione alla salute, etc. Temo che i rischi siano superiori ai benefici, e Train de vie lo davano alla sera su La7.

    Comment di Galliolus — 28 Gennaio 2010 @

  6. sì, è quello il dubbio. l’obbligatorietà, sicuramente, non è a costo zero.
    e train de vie non lo farei vedere nel giorno della memoria, anche se è un film molto bello. come non farei vedere la vita è bella. almeno non ai ragazzi delle medie, che possono già masticare qualcosa di più sostanzioso e vicino ai fatti (il pianista non è solo ben inquadrato nei fatti storici, è anche una storia vera). forse per i bambini il film di benigni è adatto.

    Comment di alessandro — 29 Gennaio 2010 @

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