Cronachesorprese

24 Febbraio 2009

È in arrivo lo spot sul binario sbagliato

Filed under: il consumatore non consumato — alessandro @

Sono veramente orgoglioso della mia Reggione che si ribella ai pannelli assordanti nelle stazioni. Chiunque abbia preso negli ultimi mesi un treno in una stazione abbastanza grande, oggi infestata dagli schermi che ciclano continuamente due o tre pubblicità e qualche trailer a volume infernale, può testimoniare quanto il risultato sia fastidioso. Dopo natale avevo già in mente di scrivere qualcosa in proposito. Non sugli aspetti legali, che ritengo ovvi: è giusto che pendolari, comuni e aziende regionali per l’ambiente controllino quali normative siano state violate. E se non ci sono violazioni riscriviamo le norme, perché un abuso così clamoroso non deve sussistere.

Voglio invece fare altre osservazioni sia a Trenitalia sia ai concessionari di pubblicità. Uno spot generalmente fa parte di una campagna pubblicitaria che prevede l’uso di diversi mezzi, dalla televisione alla radio, dai quotidiani alle affissioni. Da quando esiste la pubblicità in televisione gli altri mezzi si adeguano: cartelloni per strada e spazi sui giornali possono limitarsi a richiami puntuali delle “storie” illustrate compiutamente negli spot televisivi. Dal punto di vista del linguaggio pubblicitario non è un impoverimento, ma un gioco di rimandi e di rafforzamenti che aiuta la penetrazione del messaggio: chi conosce lo spot quando lo vede richiamato su un manifesto se lo ricorda, chi non lo conosce si incuriosisce e alla prima occasione in cui lo vedrà sul piccolo schermo avrà un motivo di attenzione in più. Perché questo gioco sia efficace è necessario che ogni mezzo giochi il suo ruolo e stia nel suo spazio (la pubblicità è sempre una questione di spazi) nel rispetto della natura di quello spazio.

Uno spot televisivo è pensato per essere diffuso in un’abitazione privata, o in un cinema. Non posso spararlo al massimo volume al pubblico di una stazione ferroviaria: non soltanto perché interferisco pesantemente con le azioni che la gente è abituata a fare in quella situazione, ma anche perché il messaggio non può essere recepito. I creativi che hanno lavorato a quello spot studiano i modi migliori per catturare l’attenzione di un telespettatore con in mano il telecomando. Se lo stesso spot viene imposto a una massa di viaggiatori di passaggio, che in quel momento ha necessità di porre attenzione ad altro, è matematico che risulterà troppo invasivo. Significa condannare quello spot (e il prodotto che pubblicizza) a una quota di odio che forse nei soli passaggi in televisione avrebbe potuto evitare.

Sì, mi metto dalla parte dei pubblicitari. Non perché non abbia a cuore le esigenze del consumatore, naturalmente. Ma sono convinto che in questo caso l’accordo per la vendita di quegli spazi pubblicitari, fatto senza alcun riguardo per i diritti dei viaggiatori, non abbia rispetto neanche per il lavoro dei pubblicitari. Esiste una possibilità in più di diffusione del messaggio? Allora va inserita nel piano dei mezzi nel momento in cui si crea la pubblicità: occorrerà declinare il messaggio tenendo conto di tutte le variabili in gioco con quel mezzo, con quel pubblico, con quella situazione.

10 Comments »

  1. Quegli spot rompono . E trovo in una certa misura anche pericoloso il fatto di essere assordati quando si è in attesa sui binari.

    Comment di Sara — 25 Febbraio 2009 @

  2. sono d’accordo. non mi sono soffermato ad analizzare i diversi motivi per cui quegli schermi sono inopportuni e potenzialmente pericolosi. basta un’attesa di cinque minuti su un binario per rendersene conto.

    Comment di alessandro — 25 Febbraio 2009 @

  3. Non sono sicuro che la pubblicità nelle stazioni non funzioni, o che si trasformi in odio per i prodotti. Non sono un esperto, ma credo che ti entri dentro, comunque. Per me un aspetto veramente sgradevole è l’impossibilità di sottrarsi al messaggio (dove guardo? per terra? per aria? e se vado a finire sui binari?), e di converso positivo per i pubblicitari quello di raggiungere tutto il pubblico, costringendolo a vedere la pubblicità (i cartelloni sono più evitabili e meno ipnotici). I televisori nelle stazioni mi sanno anche tanto di miseria: ma possibile che per ricavare qualche soldo in più si debba svendere anche lo spazio pubblico? Del resto, si è visto come è andato con la Rai e la pubblicità. Sono un pessimista, ma credo che questi fenomeni siano in crescita proprio perché le persone, specie i giovani, riescono ad evadere maggiormente la pubblicità tradizionale (usando Internet, ipod, etc), per cui le occasioni di “forzare” la pubblicità contro voglia diventano sempre più appetibili (si fa quasi fatica a fare la spesa in pace senza le promoter ti rompano le palle – “perché non scambia il suo prodotto che ha scelto attentamente dopo prove e prove per questo schifo che le propongo io in cambio di un omaggio inutile che finirà nell’immondezza in tre secondi?” – e a me ci vuole un po’di self-control per non scadere nella maleducazione dopo la quarta volta di fila che mi importunano). Vedi anche il fenomeno delle televendite, infinitamente rompiballe, odiate, ma alla fine uno deve pur telefonare e quindi gli ostracismi punitivi alla fine cadono.
    S&P

    Comment di sudorepioggia — 26 Febbraio 2009 @

  4. sì, forse hai ragione. dò troppa importantza alla gradevolezza di una pubblicità. per me è così, ma non faccio media.
    condivido purtroppo anche l’impressione di “miseria”. le stazioni sono sempre più brutte e sporche, in molte non si trova più neanche un essere umano oltre ai viaggiatori ma solo schermi e macchine che spesso non funzionano bene. e questi schermi sono davvero la goccia che fa traboccare il vaso. il fascino delle stazioni è stato calpestato. di suo la stazione ferroviaria sarebbe un luogo che parla, che sa raccontare storie, che fa venire idee. ora quel poco che si poteva salvare è coperto da una pubblicità molesta. il discorso è chiuso… :-(

    Comment di alessandro — 26 Febbraio 2009 @

  5. Siamo di fronte a schermi splendidi, nuovi e numerosissimi — a Principe ne ho contati 60 prima di stancarmi — che potrebbero essere usati anche per dare qualche informazione, dal momento che la maggior parte dei tabelloni/altoparlanti è fuori uso. Basterebbe anche una piccola percentuale del tempo: tre spot, e poi trenta secondi per dire dove hanno spostato il tuo treno. Il fatto che non ci abbiano neanche pensato è una dichiarazione di guerra.

    (Oppure è una sottile manovra diversiva: erano anni che non mi capitava di entrare in una stazione e odiare qualcosa di diverso dalle FS)

    Comment di galliolus — 27 Febbraio 2009 @

  6. L’ultimo commento – e il post – mi fanno ritornare ad una cosa che noto in diverse stazioni ed aeroporti italiani (la metropolitana di Milano è un’eccezione): la carenza (quando non l’assenza) di orologi, dove forse è una delle cose più interessanti per un viaggiatore. Credo che sia una resa: meglio niente che informazioni ingannevoli. Non so quale sia la causa, mancanza di personale, personale incapace, tecnologie scomode. Comunque, un motivo di tristezza.
    S&P

    Comment di sudorepioggia — 3 Marzo 2009 @

  7. assenza di orologi… devo farci caso. sì, non ci sono più i “padelloni” di una volta, ma sui tabelloni e sui monitor delle partenze e degli arrivi c’è anche l’ora, mi sembra.

    Comment di alessandro — 4 Marzo 2009 @

  8. Non posso farti un discorso generalizzato ma in molte realtà aeroportuali, metropolitane e ferroviarie italiane non ci sono più. Ho visto alcune volte che, invece di sistemare un orologio rotto, semplicemente lo si eliminava. Fino a poco tempo fa a Milano Centrale, nell’atrio principale del primo piano, c’erano tre orologi: uno rotto, e gli altri due con orari diversi. Forse meglio niente. Ma questo dice molto sul Paese che siamo e su quanto poco riesca a fare il servizio pubblico.
    Ciao
    S&P

    Comment di sudorepioggia — 4 Marzo 2009 @

  9. Per quel che mi riguarda prendo nota del prodotto reclamizzato sui pannelli fastidiosi per metterlo nella lista delle cose assolutamente da NON comperare!

    Comment di Livio — 7 Febbraio 2011 @

  10. […] che si ripetono senza posa dagli schemi posizionati in ogni binario. Una violenza, questa, già analizzata e denunciata in altro post. Stasera mi focalizzo su un altro aspetto del deserto che avanza nel trasporto […]

    Pingback di Cronachesorprese raquo; Attesa di sale — 27 Dicembre 2013 @

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