Cronachesorprese

14 Dicembre 2008

L’ospite inatteso

Filed under: lo spettatore indigente — alessandro @

l'ospite inattesoIn questo film di Thomas McCarthy (che, apprendo ora da Imdb, ha lavorato molto finora come attore e poco come regista) c’è troppo di facile, ma c’è anche qualcosa di bello. Non è niente di memorabile, ma nella mia esperienza di spettatore senza troppe pretese, lontano dagli entusiasmi e dalle stroncature dei critici, qualcosa rimarrà.

La storia e i caratteri sono facili. Facile l’opposizione tra l’anziano professore americano e il giovane percussionista siriano, facile mettersi a osservare il loro incontro, il loro avvicinamento, la loro amicizia, il sempre maggiore coinvolgimento. Facile il tema della dura vita per gli stranieri senza permesso di soggiorno nel dopo 11 settembre.

Bello, senza pensare a quanto di troppo facile avviene e di troppo politicamente corretto viene suggerito alla riflessione, l’insistere sulla distanza più che sulla vicinanza tra le due realtà umane che si confrontano e che solidarizzano. Lo trovo abbastanza onesto. Le dinamiche degli incontri sono fragili. Sempre, anche tra persone vicine per origine, condizione sociale, cultura, esperienze. Questa fragilità è ben rappresentata nel film e nella maschera da uomo senza qualità di Richard Jenkins.

3 Comments »

  1. E’ vero anche per me che il film mette insieme elementi facili e elementi degni di attenzione. Forse c’è un po’ di pregiudizio o di resistenza, però, in questa valutazione. Mi spiego: le dinamiche degli incontri sono fragili, sia nella vicinanza che nella distanza. D’accordo. Ne abbiamo esempi, penso, anche nella nostra esperienza di vita.Quando però non c’e’ un profondo e assoluto disamore nei confronti degli “altri”, vicini o lontani che siano, si danno esempi sorprendenti, anche nella realtà extracinematografica, di partecipazione e comprensione.Sono esempi rari ma preziosi.Nella realtà non sembrano più facili ma sorprendenti, tanto abbiamo perso di vista certe possibilità.

    Comment di Miriam — 18 Dicembre 2008 @

  2. vero, ma è proprio questa rarità (e la fatica di rimettere nel proprio orizzonte possibilità che abbiamo escluso da tempo) che viene fuori bene nel film.

    Comment di alessandro — 19 Dicembre 2008 @

  3. Bellissimo! ognuno di noi ha una musica che lo porta a comunicare e ad affrontare la vita.Bisogna cercarla e farsi trascinare senza pensare!

    Comment di grazia e adolfo — 11 Gennaio 2009 @

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