Cronachesorprese

19 Ottobre 2008

Niente grembiuli, meglio la kefiah

Filed under: cronache — alessandro @

Polemiche per i bambini in piazza durante la protesta studentesca contro la riforma Gelmini. C’è da chiedersi in effetti se sia più rétro il bambino con il grembiule o il bambino sandwich. Però che male c’è, in fondo? A sentire le dichiarazioni al volo nei vari Tg, è possibile che i bambini ne sapessero di più sulla riforma di chi li ha portati in piazza :-)

16 Ottobre 2008

Faraway, so close

Filed under: cronache — alessandro @

Questo è un trentennale che voglio celebrare perché mi riguarda. Qualche giorno fa ho detto di avere quindici anni. In realtà ne compio oggi il doppio: trenta. Questo trentennale riguarda me e la definizione del mio senso di appartenenza alla Chiesa, perché quell’uomo l’ha resa certa in un periodo della mia crescita in cui poteva perdersi per sempre. L’ho visto e ho pensato subito: sono con te. La sorpresa profonda è stata occasionata principalmente dal vedere qualcuno che non avrebbe fatto rimpiangere la scomparsa improvvisa del suo già sorprendente predecessore. E anche oggi che ho cambiato molte cose, dopo scelte individuali che mi hanno allontanato dalla pratica religiosa (scelte comuni a tanti miei coetanei che coincidono spesso con la messa in discussione di quell’appartenenza) a me basta tornare alla sensazione limpida di novità di quel 16 ottobre 1978 per ripetere che, qualunque cosa faccia, io sono figlio di quella Chiesa come sono figlio di mio padre e di mia madre.

Non ho mai più avuto paura, da quel giorno. Di tante cose eventuali ho avuto paura, ma non ho mai più temuto l’unica cosa che fa veramente terrore: essere solo. C’è da quel giorno nella mia vita una compagnia profonda e una certa indefinibile serenità che niente è in grado di cancellare o di oscurare. E chi non ci crede che possa avvenire così e non si capacita che non sia un’illusione mi guarda periodicamente come se fossi un Giobbe, per valutare l’effetto di piccole e grandi avversità (che capitano a tutti) sulla mia intima certezza. Per vedere se finalmente rinsavisco e capisco il mondo e la realtà. Lo so già cos’è la realtà. Da prima di voi, e desidero sinceramente che sia così per voi e per tutti, perché non conosco altro modo efficace per surclassare la paura. Non per contrastarla, perché misurarsi sulla paura è il miglior modo per dargliela vinta. La paura è un fantasma, non ha sostanza e non può quindi essere sconfitta in campo a cappa e spada. Deve essere tolta di mezzo, con effetto accidentale dell’irruzione di qualcosa di troppo grande, che non la calcola, che la travolge. Aperite portas.

Straordinario, a pensarci, come queste cose si decidano soltanto in un attimo. Non in lunghe meditazioni. Non in preparazioni dottrinali rigorose. No, quelle cose vengono dopo. E non è neanche necessario che vengano. Chi pensa che il battesimo dovrebbe essere dato soltanto agli adulti non ha capito niente del cristianesimo.
E non è necessario neanche che poi venga una vita immacolata e irreprensibile. Ma quante immagini inadeguate deve sopportare di vedersi proiettare addosso, il cristiano. Come se dovesse essere la caricatura di un santino. Come se non avesse altre strade che una perfezione disumana sostenuta da una speciale ottusità o una proterva volontà di inganno e di sopraffazione attraverso forme religiose. Come se la gente che vive soffre e spera non lo capisse da sé, quando vede uno come Karol, se parla per grazia dello Spirito o per un disegno di potere. La gente semplice, quella che non si avviluppa nei discorsi e nelle teorie, o in un progetto che esclude qualsiasi cosa non sia prevista nel progetto.

Non esagero, e oggi lo dico con una consapevolezza che a tredici anni non ancora compiuti non potevo avere. Nel momento in cui si è affacciato al balcone, quell’uomo ha riproposto l’essenza del cristianesimo nell’unico modo in cui può essere posta: con una presenza umana che, anche senza dire o fare niente di speciale, porta una novità e una speranza inesorabili. Lo scherzo e l’amabilità di quella prima uscita da pontefice avevano già dentro la linfa di tutti i suoi viaggi, di tutte le sue encicliche, della sofferenza e della malattia portate al cospetto di tutti, perché avessero valore per tutti. Io penso che gli eccessi (perché di eccessi si tratta) dei papa boys e di una certa linea di sovraesposizione mediatica wojtyliana siano stati il tentativo di ricreare l’emozione dell’evento del 16 ottobre 1978. Ma sono stati tentativi umani, mentre trent’anni fa non c’era nulla di pianificato, nulla di premeditato. C’era la riproposizione del cristianesimo puro e semplice in un momento di grazia evidente. La presenza, “senza aggiungere subito mille precisazioni”, come dice giustamente Lucio Brunelli.

Non era, in breve, soltanto un’emozione.

15 Ottobre 2008

Apartheid? :-/

Filed under: cronache,parole, non fatti — alessandro @

Non ho ancora un’opinione precisa sulla mozione della lega alla camera che propone l’istituzione nella scuola dell’obbligo di classi dedicate agli studenti di origine straniera che non sanno ancora l’italiano. Ma di una cosa sono sicuro: non è una proposta anticostituzionale. La costituzione dice (articolo 33) che l’ammissione ai vari ordini e gradi può essere subordinata a esami di stato. E dice anche (articolo 34) che l’istruzione è aperta a tutti, obbligatoria e gratuita per otto anni.
Isitituire classi separate non significa, mi pare, negare il diritto all’istruzione. Se ci sono prove da superare per accedere a un certo grado di istruzione una delle ragioni di non ammissione può ben essere una competenza linguistica non adeguata. Quanto all’articolo 3 e alla “segregazione” mi sembra davvero un’obiezione ridicola. In altri paesi non ti fanno neanche entrare, se non sai la lingua. Le classi separate possono essere un modo legittimo di interpretare quel “compito” dello stato a “rimuovere gli ostacoli” di cui parla proprio l’articolo 3.

Ma ripeto, non ho ancora un’opinione precisa. Noto solo che il dibattito, come al solito, si avvia su binari massimalisti che non servono a mettere a fuoco la questione. Il problema dell’abbassamento del livello didattico per la presenza di tanti stranieri nelle classi è un problema reale. Forse la mozione della lega non è la soluzione. Ma non capisco chi mette in ballo paroloni e paure (razzismo? apartheid?) e si rifiuta di vedere il problema.

Perché in Italia prima di arrivare al nocciolo di una questione bisogna sempre attraversare questi mari di retorica degli estremi?

14 Ottobre 2008

The highest pizzo in the world

Filed under: cronache — alessandro @

quadrifogli della fortunaSe c’è un argomento per il quale l’Italia è oggi al centro dell’attenzione mondiale è il Superenalotto, che ha raggiunto già da due settimane the highest jackpot in the world.

Un primato italiano? Purtroppo sì. Un primato che ne porta altri non immediatamente evidenti. Secondo quanto c’è scritto qui, ad esempio, chi vincerà lo stratosferico jackpot di 83 milioni farebbe cosa saggia a darne fino al tre per cento a un notaio per garantirsi l’anonimato…
Ma scherziamo?
Il tre per cento vuol dire quasi due milioni e mezzo. A me risulta che da circa tredici anni in Italia esista una legge sulla privacy. Possibile che le procedure di riscossione non garantiscano già l’anonimato senza costringere il vincitore (che, intendiamoci, in ogni caso non potrà certo dirsi malcapitato…) a pagare questo pizzo?

Ok, ci sono altri problemi al mondo :-) Ma mettiamola così: chi vince potrebbe pensare, sull’onda della felicità e della gratitudine, di fare grandi donazioni e condividere un po’ della sua buona sorte con qualcuno che non ne ha mai avuta. Potrebbe fare un po’ di bene, insomma. E se per colmo di fortuna fosse anche una persona intelligente, potrebbe farne molto. Ma se ancora prima di incassare si vede costretto a pagare un pizzo del tre per cento a chi, diciamolo, non ne ha proprio bisogno e non se lo merita e non sarebbe mai nel cuore di chi è stato baciato dalla fortuna, ecco là: subito una bella secchiata di acqua gelida sull’eventuale fuoco della filantropia. Le vincite del Superenalotto saranno anche esentasse come dicono, ma piuttosto che coprire d’oro un notaio non sarebbe preferibile versare la stessa cifra al fisco?

E poi dicono che c’è grossa crisi. Per forza. Ci inveleniscono anche le botte di culo siderali, figuriamoci l’ordinaria amministrazione :-/

Ad ogni modo ha ragione il Codacons: occorre mettere un tetto massimo alle giocate. O interdire quelli che si giocano lo stipendio per raccogliere qualche briciola di probabilità in più da un mare di 622.614.630 combinazioni.

13 Ottobre 2008

Sconcerto senza stupore

Filed under: reading — alessandro @

Sentendo parlare sempre a sproposito di virtuale (l’ultima occasione in ordine di tempo il raduno di Facebook a Roma: ma benedetti figlioli con l’inchiostro ancora sulle mani, se c’è un raduno vuol dire che ci sono atomi, non bit in gioco. No?) mi è venuto in mente il modo in cui Garcia Marquez in Cent’anni di solitudine descrive lo sconcerto degli abitanti di Macondo all’arrivo simultaneo di treno, grammofono, telefono e altro. Non so se funziona, ma mi sono immaginato che di fronte alle nuove dinamiche di socializzazione mediate dalla rete molti hanno lo stesso sconcerto, ma senza stupore. Che è, a naso, una cosa molto brutta.

Abbagliata da tali e tante meravigliose invenzioni, la gente di Macondo non sapeva da dove cominciare a sbalordirsi… Era come se Dio avesse deciso di mettere alla prova ogni loro capacità di stupore, e tenesse gli abitanti di Macondo in un perenne andirivieni tra l’entusiasmo e la delusione, tra il dubbio e la rivelazione, al punto che ormai nessuno poteva sapere con cognizione di causa dove erano i limiti della realtà. Era un intricato guazzabuglio di verità e di miraggi…

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