Cronachesorprese

12 Settembre 2008

Prima le strade, poi le case

Filed under: cronache — alessandro @

Abito in una delle strade genovesi in cui si pratica la prostituzione, e sarò naturalmente contento se il decreto legge che modifica finalmente la legge Merlin dopo 50 anni toglierà un po’ di “casino”, in tutti i sensi, da sotto la mia finestra. Non che il fenomeno mi abbia mai causato grandi disagi. Non penserò che il problema sarà risolto solo perché non ne vedrò più gli effetti, o ne vedrò meno. Sono convinto tra l’altro che la prostituzione sia a sua volta un effetto e non una causa del degrado del quartiere in cui vivo. Causa diretta dello stabile insediamento della prostituzione qui è la mancanza di una seria pianificazione urbanistica e della mobilità, è il fatto che il Comune di Genova se ne frega di Sampierdarena e l’ha individuata da tempo come zona sacrificabile allo sviluppo della città e del porto, e tanto peggio per chi ci abita e chi ci lavora.
Questo è il vero, l’unico problema dal punto di vista locale. Non sopporto quelli che abitano nella mia zona e che si lamentano di vivere nel terrore e di non poter uscire di casa. Il fastidio causato a me direttamente dalla prostituzione, invero moderato, è il traffico e a volte lo schiamazzo serale (ma ho un sonno a prova di bomba); è il lieve imbarazzo di invitare a cena qualcuno con cui non sono in grandissima confidenza; è la necessità di accompagnare una donna, se deve tornare a casa o anche semplicemente verso la sua automobile. Se avessi dei figli forse prenderei in considerazione l’ipotesi di cambiare casa, ma io mi sento tranquillo.

Trovo il decreto lineare e opportuno, un aggiornamento della legge Merlin più che una modifica sostanziale. Viene abrogato l’articolo 5 che vieta l’adescamento in tutte le sue forme perché si supera con un principio più restrittivo sull’esercizio della prostituzione all’aperto, causa di “allarme sociale”: una definizione che attirerà molte critiche ma che a mio parere è difendibile; sempre meglio, comunque, dell’ipocrisia di ostacolare la contrattazione multando i clienti solo per intralcio al traffico o amenità simili.
L’aggiornamento è reso necessario dal mutare del fenomeno: fino a trent’anni fa non esisteva una prostituzione così poderosa per le strade. E non si tratta solo del riversarsi nelle strade della prostituzione che un tempo si praticava nelle case chiuse, sia perché non c’era così tanta “importazione”, sia perché la prostituzione al chiuso non è scomparsa, anzi.

Però in parte ha ragione anche Don Ciotti a dire che il problema nelle case potrebbe aggravarsi. Allora, prima di accorgerci che le prostitute vengono tolte dalle strade solo per essere stipate in chissà quanti tuguri (ma anche in lussuosi appartamenti, il concetto non cambia) dove subiscono più facilmente violenze e soprusi da clienti e sfruttatori, facciamo un altro passo in avanti: multe non solo a prostitute e clienti per strada, ma anche a prostitute e clienti nelle case private ove sia ravvisabile il contesto di sfruttamento. La modifica prevista dal decreto attuale va contro l’ipocrisia secondo la quale non si potrebbe stabilire, in base a una semplice contrattazione per strada, se ci sia sfruttamento o no. Allora con lo stesso criterio si può anche andare contro l’ipocrisia che non vuole distinguere quali annunci sui giornali pubblicizzano massaggiatori e quali prostitute, ad esempio. E pur non potendo e non volendo contrastare la prostituzione come libera scelta individuale, non dovrebbe essere difficile, con sistematici controlli sul luogo e sulle proprietà immobiliari o sui contratti di affitto, stabilire quali di queste case adibite alla prostituzione sono in effetti controllate da un racket e quali no; non dovrebbe essere difficile individuare e multare gli italianissimi proprietari di appartamenti che li affittano a prezzi esorbitanti, esercitando di fatto un’attività di sfruttamento della prostiituzione. E d’accordo che fatta la legge trovato l’inganno, d’accordo che si troverà il modo per nascondere meglio l’attività illecita; ma intanto il raggio di azione degli sfruttatori sarà sensibilmente limitato, al punto da rendere l’ “industria” molto meno remunerativa.

Difficile pensare a una semplice trasposizione della prostituzione di strada nelle case: in parte avverrà, ma il fenomeno complessivamente dovrebbe diminuire. Ci saranno meno “vetrine”, meno esposizione della “merce”, l’ “acquisto” sarà meno immediato, l’attività “promozionale” sarà ridotta di molto e quindi, se le leggi del mercato non sono un’opinione, ci sarà meno giro d’affari. Nove milioni e mezzo di clienti all’anno non sono facili da nascondere.
Il decreto Carfagna dunque non è sbagliato, è solo incompleto, o se vogliamo solo un primo passo. Mi auguro che esistano le condizioni per andare avanti.

6 Comments »

  1. io ho le finestre sui macelli di soziglia, fa’ un po’ te. ma le ragazze sono discrete, riservate, però mi fanno una pena che non ti dico. 11 anni fa ho abitato per un anno in un monolocale nell’ex “castagna”, e anche lì c’erano svariate ragazze nigeriane, molto cordiali devo dire, ma anche loro mi facevano una pena. detto questo, siccome abolire il meretricio non si può, meglio regolarlo, direi
    ciao
    s

    Comment di stefano — 12 Settembre 2008 @

  2. anch’io ho abitato qualche anno fa in quella zona, non soziglia ma inizio di via della maddalena. le mie “vicine” erano rispettose e cordiali, e di una ero anche amico, e tuttora se mi capita di passare e mi vede mi saluta. è una nigeriana tostissima, una donna forte e intelligente e, anche se non ci potrei giurare, penso proprio che a questo punto faccia la vita che fa perché la vuol fare e non abbia nessuno a cui rendere conto. ciò non toglie però che sia venuta in italia per prostitursi e senza avere altre possibilità; non ho nessuna informazione sul suo passato ma non credo che in origine abbia avuto una grande possibilità di scegliere. questo per dire che a mio parere non è possibile parlare di regolamentazione fino a che il mercato della prostituzione è saldamente nelle mani dei bastardi che si arricchiscono con lo sfruttamento di ragazze (e minori, non dimentichiamolo) che non hanno scelta. certo, c’è il fenomeno delle rumene che vengono uno o due anni per poi tornare e farsi la casa: ma come arrivano, e cosa accettano volontariamente di subire da parte di chi le schiera per strada? non si può negare che il fenomeno sia andato aumentando esponenzialmente negli ultimi anni, ed è giusto, come fa il decreto, parlare di “allarme sociale”. l’allarme non è dato soltanto dal pericolo per l’ordine pubblico, da quanto l’esercizio della prostituzione riesce a presidiare e a condizionare gli spazi urbani, ma anche dalla grande quantità di denaro che gira attorno alla prostituzione. quindi prima si fa una seria attività di contrasto: se il meretricio non si può abolire, non si può neanche accettare che raggiunga i livelli che sta raggiungendo. una volta che si è fatto seriamente tutto ciò che si può fare per rendere la vita impossibile agli sfruttatori, si può valutare se tagliare loro definitivamente le gambe con una regolamentazione. però il principio del vietare lo sfruttamento deve essere mantenuto. devono essere contrastate tutte le condizioni che rendono necessaria una “protezione”, e sarebbe necessario continuare a farlo anche dopo una regolamentazione che dovrebbe riguardare solo vere scelte libere e individuali.

    Comment di alessandro — 12 Settembre 2008 @

  3. intanto ti segnalo un interessante articolo di gilioli sull’espresso della scorsa settimana sulla nuova prostituzione, quella che usa il web.
    se supereremo certe barriere moraliste, secondo me, si arriverà ad individuare delle zone nelle città dove la prostituzione sarà consentita, chissà a genova dove saranno… :)

    Comment di estrellita — 12 Settembre 2008 @

  4. ho letto l’articolo di gilioli. è molto interessante ma lui parla soprattutto delle escort, che mi sembra siano davvero un altro mondo rispetto alle realtà di cui vuole occuparsi il decreto. il web permette di fare “vetrine” più eleganti, e questo da un lato aiuta le “autonome” ma da un altro lato aiuta anche gli sfruttatori, che hanno giù imparato il meccanismo e lo usano per i soliti scopi.
    ci saranno migliaia di escort online, ma intanto parallelamente cresce anche lo sfruttamento e la prostituzione per strada e nelle case chiuse illegali. probabilmente diverse donne che si prostituiscono per strada cercano clienti anche attraverso internet. sicuramente il fenomeno sta mutando, ma sta anche crescendo nei suoi aspetti più crudi e “antichi”. quindi ben venga il decreto; se intanto, parallelamente, si trova il modo di tassare le escort libere e belle da seimila euro a settimana ben venga :-).

    quanto alle zone da individuare nelle città, sai come la penso: genova è troppo avanti, le ha già individuate ;-(

    Comment di alessandro — 12 Settembre 2008 @

  5. Sicuramente è un inizio, anche se non estirperà la piaga dello sfruttamento. Penso che i criminali – e in parte già lo stanno facendo – raduneranno le ragazze sfruttate in appartementi/gabbie, e continueranno a delinquere.
    Ho timore che limitarsi a criminalizzare (rendere illegale) l’esercizio della prostituzione per le strade, sia un implicito benestare ad operare in luoghi chiusi… ovvero, per gli sfruttatori, una sorta di “legalizzazione”.

    Credo che unitamente a questo opportuno provvedimento, occorra un atto di coraggio.
    Valutare, ad esempio, l’ipotesi di assimilare la prostituzione all’attività di lavoro autonomo, ma anche questo è un discorso già fatto e rifatto.
    E non basta!

    Per stanare i delinquenti, forse bisognerebbe – parallelamente – organizzare dei controlli permanenti: una sezione a sé, con un archivio “work in progress” che si occupi solo di questo.
    Certo occorrono risorse che allo stato attuale scarseggiano.
    Ma soprattutto occorre la volontà di farsi anche tanti nemici… parte del popolo, aizzato dall’opposizione del momento – qualunque essa sia – e dalla chiesa, che non gradirà la legalizzazione di un’attività ritenuta immorale.

    La realtà è anche un’altra: il fenomeno non è destinato a diminuire, tutt’altro (fra donne schiavizzate e donne libere).

    L’incongruenza della società – e dunque dei governi d’ogni colore – sta nell’ipocrisia: alla faccia dei 9 milioni di frequentatori.

    Comment di Kristalia — 12 Settembre 2008 @

  6. ho sentito anche altri che temono questo “implicito benestare”, ma io nel decreto questo benestare non lo vedo, né implicito né esplicito. certo, una delle conseguenze, come ho scritto, sarà l’aumento della prostituzione negli appartamenti. ma anche negli appartamenti lo sfruttamento continua a essere illegale. se si riesce ad applicare bene il decreto (e in effetti non è scontato, è tutta una partita da giocare) aumenteranno disagi e pressioni sui condomini, avremo un altro genere di “allarme sociale”. e a quel punto si dovrà fare qualcosa. ma un conto è usare un marciapiede per un’attività illegale, un conto usare un appartamento che ha un proprietario, un inquilino, che sta in un condominio e deve stare anche alle regole condominiali. insomma, se si vuole intervenire, si interviene. se si vogliono mettere gli sfruttatori in difficoltà lo si può fare più facilmente andando a fare i controlli nelle case che nelle strade.

    è vero, il fenomeno è aumentato molto e non è destinato a diminuire. ma il fenomeno delle donne (e degli uomini) che praticano questa attività liberamente è un fenomeno diverso, che va considerato da un punto di vista culturale ed educativo. lo sfruttamento è altra storia. e fino a quando non si vedrà una seria attività di contrasto verso lo sfruttamento non ha senso parlare di regolamentazione. a me non piace quello che è successo in germania, dove forme di “protezione” sono passate ad essere forme di impresa. io ritengo questo passaggio immorale, e non mi sento ipocrita.

    Comment di alessandro — 13 Settembre 2008 @

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